Autismo. Enrico e il simulatore di volo: «L’inclusione? Comincia a bordo»
Alessia Perreca insieme al suo Enrico, che ha 9 anni
Il check-in, il lungo corridoio fino al banco di imbarco e poi l’aereo, laggiù, con le hostess e il comandante che sorride e stringe la mano. Alessia Perreca ha sempre sognato di far volare il suo piccolo Enrico, che a 9 anni vorrebbe vedere il mondo come tutti i bambini. Solo che Enrico ha bisogno di tempo e di un’attenzione speciale, tutta per lui. Soffre di un disturbo dello spettro autistico moderato, «con un ritardo globale della crescita», e volare è come una montagna da scalare: fa paura, fino a paralizzare le gambe e annebbiare la vista, come tutte le cose nuove che entrano nella sua vita e per cui Enrico deve essere “allenato” prima. Quello che nessuno prevedeva, finché l’anno scorso la compagnia Ita Airways in collaborazione con Angsa (l’Associazione nazionale genitori persone con autismo) e Enac si è inventata un progetto di familiarizzazione col volo. Obiettivo: aiutare le persone autistiche a vivere serenamente l’esperienza del viaggio in aereo attraverso un simulatore, in tutto e per tutto simile alla cabina di un jet.
«Per noi tutto è cominciato lo scorso giugno – racconta Alessia –. Appena ho saputo della possibilità di questa esperienza ho avvertito Enrico, l’ho preparato. Il grande giorno, a Fiumicino, non lo dimenticheremo mai». Ad accogliere le famiglie, una trentina in tutto, un team specializzato di operatori, pronti a rispondere a tutte le loro domande e a spiegare ogni più piccolo particolare del viaggio. «L’emozione di mio figlio è stata grande: il deposito bagagli, la cintura di sicurezza, la fase di decollo e atterraggio. E poi la merenda a bordo, sul vassoio, coi colori e i gadget». L’inclusione fatta di piccole cose, e che spesso invece rimane solo una parola vuota di significato, «perché con Enrico – racconta mamma Alessia – tante cose sono difficili non perché lui non sia in grado di farle, o perché sia necessario per noi uno “spazio riservato”, ma perché mancano l’attenzione e l’aiuto necessari a questi bimbi per essere proprio come tutti gli altri, cioè per vivere nella realtà».
Questo aiuto Alessia a sua volta cerca di darlo in prima persona attraverso il suo blog su Instagram (Autismo_possiamo farcela insieme), tappezzato delle foto e delle esperienze normalissime di Enrico, dal primo giorno sui materassi elastici alle attività sportive fino alla scuola: «Il supporto tra famiglie è fondamentale, il canale è diventato una community e uno strumento di aiuto attraverso cui mettiamo in circolo fiducia, la prima cosa che serve a chi come noi deve affrontare l’autismo di un figlio». E la fiducia è contagiosa: «La nostra quotidianità è fatta di piccole grandi conquiste, a cui adesso abbiamo aggiunto quella di poter affrontare un viaggio in aereo – spiega –. Nell’esperienza di Fiumicino ci siamo sentiti accolti dal primo all’ultimo momento, abbiamo imparato come comportarci quando voleremo davvero ed Enrico ha capito che non deve avere paura». Il prossimo passo? Il volo vero e proprio naturalmente, «probabilmente una tratta breve, pensavamo da Roma a Milano, o da Roma a Bari».
Ita ha previsto anche questo: il Programma autismo prevede due percorsi distinti, la familiarizzazione (che consiste nel primo approccio all’esperienza di volo a bordo del simulatore, appunto, e il cui prossimo appuntamento fissato per fine febbraio è già in overbooking) e poi l’erogazione, cioè una vera e propria esperienza di viaggio su un aereo. «Diventiamo così – fanno sapere proprio da Ita, che settimana scorsa ha siglato un accordo anche con il Comitato italiano paralimpico sulla mobilità inclusiva – la prima compagnia aerea di linea al mondo a realizzare un servizio dedicato interamente alle persone autistiche, integrato con 16 aeroporti del territorio nazionale e con servizi anche in aeroporti internazionali e intercontinentali». Il cliente che fa richiesta del servizio attraverso la propria agenzia di fiducia (o tramite il servizio clienti di Ita stessa), avrà a disposizione un numero dedicato per le assistenze speciali, un check-in prioritario, un accompagnatore dedicato, un fast-track gratuito (cioè un passaggio rapido attraverso i controlli di sicurezza), una sala a disposizione, un posto dedicato nelle prime file e infine un imbarco e ritiro bagaglio prioritari. Tutte cose che permetteranno ai piccoli passeggeri e alle loro famiglie di minimizzare i tempi di attesa e di mettere da parte le difficoltà. «La nostra speranza è che questo sia solo l’inizio – conclude mamma Alessia –. Che sempre più realtà, cioè, prendano in considerazione anche i nostri bambini quando pensano a offrire un servizio o un’esperienza, così da renderla accessibile a tutti». Una società davvero inclusiva, in cui non solo i disabili possano partecipare alla vita reale ma possano anche diventare autonomi, un giorno, «e in grado di vivere senza noi madri e padri – spiega Alessia, che vuole essere ottimista – si costruisce un passo alla volta». Volare è un passo.