Attualità

Omicidio di Viareggio. L'arcivescovo Giulietti: sgomento per quanto accaduto

Riccardo Maccioni mercoledì 11 settembre 2024

Un fermo immagine tratto dal video dell'omicidio

«Ho appreso con vero sgomento quanto accaduto in via Coppino a Viareggio». Inizia così il commento dell’arcivescovo di Lucca monsignor Paolo Giulietti sul terribile omicidio consumatosi nella notte tra domenica e lunedì scorsi e costato la vita al 47enne di origine algerina Said Malkoun investito più volte da Cinzia Dal Pino imprenditrice locale 65enne. Impressionante soprattutto la dinamica dell’episodio criminale, immortalato da una telecamera di sicurezza. Vi si vede il Suv guidato da Dal Pino schiacciare l’uomo contro la vetrina di un negozio. A prima vista si sarebbe potuto trattare di un incidente dettato da imprudenza o distrazione. Subito dopo però il Suv aziona la retromarcia per investire ancora Malkoun altre tre volte fino a provocarne ferite mortali. A quel punto le telecamere inquadrano la donna scendere dalla vettura per recuperare la borsa che Malkoun le aveva rubato poco prima, per poi risalire in macchina e andarsene. Proprio lo scippo è stato alla base della reazione di Dal Pino che gestisce uno stabilimento balneare a Viareggio. «Quell’uomo mi ha minacciata con un coltello», avrebbe riferito la donna agli investigatori del commissariato di Viareggio e della squadra mobile dopo essere stata fermata con l’accusa di omicidio volontario. Ma accanto al corpo della vittima non è stata trovata alcuna arma.
L’episodio, di inaudita violenza, va ad allungare la lista di terribili vicende di cronaca che hanno insanguinato questa estate, dall’omicidio di Sharon Verzeni alla strage di Paderno Dugnano dove un 17enne ha ucciso madre, padre e fratellino. E proprio su questa scia di sangue si concentra la riflessione di monsignor Giulietti in una nota diffusa dall’arcidiocesi di Lucca. «Negli ultimi tempi – osserva il presule - ci sono state una serie di episodi che coinvolgono persone e famiglie “normali”. Che a un certo punto mettono in atto dei comportamenti di una violenza incredibile. Sia dentro le pareti domestiche sia sulla pubblica via come accaduto appunto a Viareggio. Ma si tratta di persone “normali” non di persone riconosciute come violente o di casi particolarmente problematici da un punto di vista sociale. Protagonisti di queste violenze sono cioè persone dalle quali nessuno può immaginare che emergano comportamenti devianti. Già questo ci fa capire che non si può generalizzare: tutte le facili letture sulla delinquenza restano tali. E questo però ci dice che il male è in agguato. L’uomo è capace di fare del male e bisogna stare in guardia». E quindi, tornando a quanto avvenuto a Viareggio, monsignor Giulietti continua: «Le indagini faranno il loro corso, ma il video che abbiamo tutti visto evidenzia un comportamento sbalorditivo. Come si fa a passare con la macchina più volte sopra il corpo di una persona? Come pensare che una tranquilla e stimata signora, una capace imprenditrice, potesse compiere un’azione del genere? E aggiungo che il male vince quando ci rende cattivi: chi esulta perché questo episodio sarebbe un episodio di legittima difesa dimostra come il male vince. Io dico, non esultiamo, questa non è legittima difesa e non è giustizia! Sappiamo bene, anche grazie agli annuali rapporti Caritas, come la situazione di povertà nella città di Viareggio sia una vera emergenza e vi siano dunque molte persone che vivono d’espedienti e a volte nell’illegalità. Questo può esasperare alcuni e lo capisco. Ma niente, proprio niente può giustificare un omicidio. Non solo perché viviamo in uno Stato di diritto. Ma perché ogni persona, in ogni situazione nella quale si trovi, ha diritto a vivere. Nelle nostre parrocchie, e quindi anche a Viareggio, andiamo in direzione contraria alla violenza e al male: sia dal punto di vista dell’aiuto a chi è in difficoltà ma anche nella promozione di una cultura di pace, di convivenza civile, che cerca di capire e cerca di risolvere i problemi in maniera pacifica, magari insieme ad altri, collaborando».

Il negozio contro cui è stata schiacciata la vittima - Ansa

Tornando alla cronaca, nella mattinata di oggi 11 settembre, il Tribunale di Lucca, al termine dell'udienza di convalida del fermo, ha disposto di assegnare la misura degli arresti domiciliari a Dal Pino. Il pubblico ministero Sara Polino aveva invece chiesto la conferma della custodia cautelare nel carcere di Pisa. Durante l'udienza, Dal Pino ha reso dichiarazioni spontanee sostenendo di non aver voluto uccidere Malkoun, ma solo di volerlo fermare perché gli aveva scippato la borsa. La 65enne avrebbe inoltre spiegato di non aver chiamato la polizia perché il suo cellulare era nella borsa che le era stata sottratta poco prima. «La signora non voleva ucciderlo ma fermarlo colpendolo alle gambe» ha spiegato l’avvocato difensore Enrico Marzaduri. «Stiamo parlando di una signora normalissima, con una vita illibata dal punto di vista penale e che sta soffrendo moltissimo per quanto accaduto – ha aggiunto Marzaduri -. Ha grande rimorso per ciò che è avvenuto».