Notte Champions. L'attesa del nerazzurro Bertolino, "Internato" da legare
Il comico Enrico Bertolino, grande tifoso dell'Inter
Attore, cabarettista, autore teatrale e televisivo, il milanese Enrico Bertolino è uno dei personaggi dello spettacolo sempre in prima linea nel sostenere la squadra per cui tiene sin da quando era bambino: l’Inter. Accetta di parlare con Avvenire della finale di Champions League con il Manchester City, ma a una condizione: “niente pronostici né gufate”. E si capisce perché. Anche se è un tifoso sfegatato dei nerazzurri, vogliamo parlare con lui di calcio in modo serio ma divertente. Con Bertolino, infatti, si può. Accetta senza farsi pregare.
Bertolino, dove vedrà la partita stasera?
Non dal vivo allo stadio Ataturk di Istanbul, come feci tredici anni fa al Bernabeu di Madrid per la finale vittoriosa Inter-Bayern Monaco. Non ho prenotato il biglietto per tempo, non immaginavo… E poi i voli per la capitale turca sono ormai tutti al completo. Non andrò nemmeno a San Siro dove è stato allestito il maxi-schermo…
E allora sarà seduto sul divano di casa?
Probabile. Oppure andrò a vedere la partita in qualche posto, alla Triennale per esempio, insieme con gli amici della chat degli “Internati”. Insomma, deciderò all’ultimo momento.
Che tipo di tifoso è lei?
Un ansioso. Faccio parte della categoria di chi vorrebbe vincere tutto, vista la sofferenza degli anni passati ma anche per liberarsi degli sfottò degli… avversari, quelli che in questi giorni ci incoraggiano dicendo “dai dai, Roma e Fiorentina non ce l’hanno fatta in finale vedrai, però, che l’Inter vincerà”.
Niente previsioni sul risultato, come promesso. Ma non posso non chiederle come andranno le cose, secondo lei. Mi dia però una risposta di testa, lasciando stare il cuore...
No il cuore lasciamolo stare, si rischia il collasso stasera e consiglio ai colleghi interisti di dotarsi di un kit anti-infarto, meglio procurarselo prima…. Allora, ragioniamo: il Manchester City è una Ferrari, l’Inter una Twingo…. Almeno questo è il rapporto tra i potenziali delle due squadre, a giudicare dal monte ingaggi: 638 milioni di euro per i citizens di Guardiola, 126 milioni per i nerazzurri di Inzaghi. Però…
Però?
Ha presente Davide contro Golia? Hai visto mai, se i ragazzi di Simone beccano nel punto giusto il gigante… Basterebbe sparare bene due o tre colpi di fionda. Lo so, la mia è un’idea romantica, ma l’Inter ultimamente ci ha abituato alle sorprese, anche belle.
Con quale stato d’animo si appresta dunque a mettersi davanti alla tv, fra poche ore?
Sarò ansioso fino a quando non ci sarà il calcio d’inizio. Poi passerò subito a uno stato catatonico, come quando ti casca una trave in testa ma non lo sai, non te ne accorgi nemmeno. Comunque non sono uno che ha rituali scaramantici da seguire per esorcizzare il momento. Conosco gente che prima di una finale come questa pulisce l’armadio o lava la vasca da bagno perché l’ultima volta ha fatto così e la sua squadra ha vinto. Anni fa però lo facevo con mio papà anziano. Lo mettevo per forza sul divano appena iniziava la partita e lo lasciavo lì per novanta minuti, e lui all’inizio non capiva perché.
Ma proprio niente amuleti né gesti apotropaici durante la finale?
Beh, a dirla tutta… A noi “Internati” saranno distribuiti dei cornetti portafortuna, alcuni azzurri, altri neri, di varie dimensioni. Vengono da Napoli li ha fatti apposta un amico mio, hanno un valore intrinseco in questi casi. Un altro accorgimento è quello di non parlare prima e durante la partita con uno jettatore o uno che “gufa”, come può essere il tifoso di un’altra squadra (non faccio nomi), che ti fa gli auguri per una vittoria ma dentro di sé spera il contrario, tanto per consolarsi di una stagione calcistica andata male…
Come concludiamo l’intervista?
Con un grido che viene dal cuore: Forza Inter!