Attualità

L'analisi. Abuso d'ufficio e autonomia differenziata, tutti i fronti aperti nel Pd

Matteo Marcelli lunedì 19 febbraio 2024

Elly Schlein a una manifestazione

Lo schema si ripete e sembra ormai un leitmotiv nella recente gestione interna del Partito democratico: amministratori vs vertici nazionali. Il terreno di scontro, questa volta, è il terzo mandato, che piace a diversi sindaci e governatori dem ma che la segreteria, pur avendo aperto al confronto, preferirebbe non avallare. Anzi forse è proprio per evitare l’ennesimo scontro aperto che Elly Schlein ha deciso di dialogare sul tema e, siccome qualcosa bisogna pur concedere, non è poi così remota l’ipotesi di una resa, magari in cambio di una retromarcia su altre questioni più spinose a livello nazionale (la proposta di un gruppo di lavoro dedicato lanciata iggi in direzione è un indizio non trascurabile).

Anche l’abrogazione dell’abuso d’ufficio è stata motivo di forti tensioni, con molti sindaci democrat che l’hanno appoggiata, chi apertamente, chi senza dirlo in pubblico. Ma nonostante il timore di proclami a favore di microfoni, è stato il ministro della Giustizia Carlo Nordio a far capire come stanno realmente le cose: «Vorrei che i sindaci del Pd affermassero sul loro onore che non sono venuti in processione da me per chiedere l’abolizione dell’abuso d’ufficio. Ma non lo faranno mai, perché in realtà lo hanno fatto tutti».

Discorso simile si può fare per l’autonomia differenziata che, è vero, non è mai piaciuta a tanti governatori del Sud, ma che invece molti colleghi hanno sostenuto, almeno in un primo momento. Non è un segreto che piaceva a Stefano Bonaccini, salvo poi correggere il tiro («quella voluta dal governo non va bene») durante la campagna per le primarie del partito. E anche Nicola Zingaretti l’avrebbe voluta: nel 2018 aveva votato una delibera per attuarla. Infine Eugenio Giani (Toscana) che nel novembre 2022 ha chiesto di dare seguito al titolo V della Costituzione concedendola alla sua regione.