La storia. «L’ambiente? È un tema social»
Giorgia Pagliuca, 24 anni, durante una manifestazione ambientalista
«Non siete scienziati né giornalisti, come potete dare consigli e scrivere di ambiente?». Giorgia Pagliuca, 24 anni, è una green influencer che si sente fare spesso questa domanda e «in effetti è una critica legittima – dice –. La risposta è che noi siamo l’anello di congiunzione tra istituzioni, politica e i nostri coetanei». Giorgia in effetti dal suo profilo Instagram "parla" a più di 30mila ragazzi. Post e video più o meno seri per sensibilizzare, in modo concreto, sui temi ambientali. Come? «Consigli pratici sui prodotti da acquistare, su come spostarsi in modo ecologico, ma senza impazzire, e che tipo di cibo mangiare». Il suo punto forte è soprattutto questo: l’alimentazione, anche se su Instagram si definisce «dispensatrice di consigli non richiesti». Nelle classifiche, è ai primi posti, dentro la "top ten" dei green influencer italiani.
Giorgia Pagliuca studia scienze gastronomiche a Pollenzo, comune di Bra, in provincia di Cuneo, e si è resa conto che «il cibo non riguarda solo la sfera economica, ma anche quella sociale perché tutti mangiamo». Non sfere separate quindi, ma fenomeni collegati. Pagliuca è molto chiara su questo. «Non si può ridurre tutto a "noi vogliamo bene al pianeta" perchè parliamo della vita di migliaia di persone. La verità è che serve anche leggerezza nel dire le cose». Cosa fare quindi? Giorgia (@gglaska su Instagram) nei suoi video canta, balla, fa facce buffe. Poi c’è la parte seria. Sotto ogni video un breve testo spiega, con fonti alla mano, il tema del quale si parla: la deforestazione dell’Amazzonia, la cucina vegetale, la sostenibilità dei vestiti. Un modo leggero per affrontare temi complessi perchè «non bisogna mai semplificare. Nessuno ha la soluzione in tasca». Parlando di se stessa, spiega di non «sentirsi un'influencer ma semplicemente una persona che racconta quello che impara sperando sia utile ad altre persone». Soprattutto le sta a cuore la questione "ecofemminista" e il settore tessile del Bangladesh, come quello di altri Stati asiatici perché «a pagarne le conseguenze più gravi sono le donne, che non potendo più lavorare la terra (per le problematiche legate al cambiamento climatico, ndr) migrano nelle grandi città e vengono sfruttate con salari da fame». Dal cibo all’abbigliamento, in una spirale di consumo eccessivo e impoverimento generale di chi è già in difficoltà.
Pagliuca è presa da mille progetti, ha scritto un libro e iniziato gli incontri nelle scuole, che «vorrei fossero di più perchè parlare con i ragazzi è bellissimo». Il suo obiettivo resta però il dottorato, una volta finita la laurea magistrale. Ultima di quattro fratelli, dice di essere «la pecora nera della famiglia, gli altri hanno un lavoro stabile, mentre io studio e ho la partita Iva» e poi «sono inquieta, a 17 anni sono andata in Australia a lavorare come ragazza alla pari, dovevo chiarirmi le idee prima di scegliere l’università». Lei, che ha anche un cane di nome Barolo, sui social si muove agevolmente e lo dimostra, aiutata concretamente dal fidanzato e amorevolmente dai nonni. Lui se trova argomenti interessanti glieli propone. Loro invece non capiscono bene cosa faccia la nipote. «Ora hanno in mano qualcosa che segue i loro tempi, che non sono social».