Alla fine i 5 Stelle ritrovano la "Quiete". Sarà per i dissidi che hanno attraversato nei giorni scorsi il movimento sulla linea da tenere nei confronti di Pier Luigi Bersani. Sarà per la suspense creata dall’annuncio della riunione in una località segreta, che ha scatenato un vero e proprio inseguimento da parte di una trentina di auto di giornalisti. Fatto sta che nome più evocativo i "pentastellati" - o meglio il loro leader visto che deputati e senatori fino all’ultimo giuravano di non conoscere la destinazione - non potevano indovinarlo per il ristorante interno all’agriturismo nel quale vedersi per il loro incontro con Beppe Grillo.Il "Gruppo vacanze 5 Stelle" è partito in mattinata per la gita "top secret" alla volta di Villa Valente, in località Tragliata, aperta campagna nei pressi di Fiumicino. Ritrovo nella Capitale, a Piazzale Flaminio. Anche la base dei pullman doveva restare segreta. Ma si presentano anche i giornalisti. Qualcuno si mostra divertito dall’assedio dei cronisti (proseguito fino al casale, adibito a locale per ricevimenti, dove l’inviata del <+corsivo> Fatto Quotidiano<+tondo> si è persino arrampicata sui tetti per cercare di seguire il summit). Qualcuno, invece, è infastidito. C’è anche chi si è portato dietro il trolley per ritornare subito a casa propria dopo il giro.Tutti fanno mostra di segretezza. Tanto che è rimasta a brancolare nel buio anche la Digos dell’Aquila, allertata per il possibile arrivo in zona - sul quale si erano sparse voci - di due autobus zeppi di parlamentari, ai quali andava garantita sicurezza. Un fitto scambio di telefonate con i parlamentari abruzzesi non era riuscito a dissipare la nebbia. Un nutrito gruppo si è recato poi in serata proprio all’Aquila, alla fiaccolata in ricordo del sisma del 2009.Strategie di "depistaggio" sono state probabilmente messe in atto anche nell’itinerario, visto che i torpedoni sono arrivati a destinazione da due strade diverse. Uno ha imboccato l’Aurelia in direzione Civitavecchia. L’altro la Cassia verso Bracciano. Poi si sono diretti alla meta tra tortuose strade di campagna. Sempre con i cronisti a tallonarli. Come nella più classica delle gite, c’è stata anche la sosta in autogrill. Con l’ancor più classico ritardatario, il cittadino deputato Francesco D’Uva, che è corso dietro al suo autobus, ormai partito, ed è stato recuperato da un mezzo più piccolo al seguito. Tutto pagato di tasca propria, ha assicurato prima della partenza il capogruppo al Senato Vito Crimi: «10 euro per l’autobus più una cifra variabile tra i 18 e i 20 per il pranzo». A porte chiuse, le polemiche con la stampa sulle divisioni interne e pure sul menù si susseguono via Facebook, dove un deputato grillino smentisce che sia stato bevuto prosecco e mangiato fritto misto. Poi esce Grillo e la butta sul comico. Crimi? Per una volta «non ha macchiato la tovaglia». E per chi volesse comprare un parlamentare «abbiamo un listino prezzi». Onorevoli "à la carte". Ma lo chef è sempre lui.