Attualità

Ius soli temperato. Becciu: Vaticano non si pronuncia ma è vicino a chi ha necessità

Luca Liverani lunedì 19 giugno 2017

Il Sostituto della segreteria di Stato vaticana monsignor Angelo Becciu

«Il Vaticano non si è ancora espresso, rispettiamo la decisione del Parlamento italiano, ma è chiaro che vorremmo che si riconoscesse la dignità delle persone che arrivano nel nostro Paese». Ad affermarlo è l'arcivescovo Angelo Becciu, sostituto della Segreteria di Stato della Santa Sede, parlando dello ius soli temperato a margine della presentazione di un libro su Papa Francesco. Monsignor Becciu auspicato che «a chi nasce qui in Italia venga riconosciuta la cittadinanza. È chiaro che come dice anche il segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino - aggiunge - come Chiesa noi siamo vicino a chi è nella necessità, nella debolezza e a chi ha bisogno di essere protetto».

Sul tema infatti era intervenuto ieri il segretario della Cei: «C'è preoccupazione nella Chiesa per il modo in cui si sta affrontando il tema dello ius soli: non mi sembra sia il modo migliore quelle gazzarre ignobili che hanno caratterizzato l'aula in Senato. Sono cose così importanti sulle quali o ci si confronta o si affossa una realtà molto importante. Un'indagine Demos - ricorda Galantino - dimostra che tre italiani su quattro sono favorevoli alla cittadinanza a chi è nato in Italia. E' chiaro che questo faccia venire l'orticaria a coloro che hanno impostato tutta la loro politica e il loro consenso sul contrario. E ci sta pure. Quello che mi preoccupa è che partiti o formazioni politiche che hanno sempre lavorato diversamente ora stiano temendo di perdere voti. Questo è pericolosissimo: inseguire qualcun altro solo per rincorrere il successo vuol dire non fare politica, ma fare soltanto il proprio interesse». Per monsignor Galantino, «è importante entrare nel merito della legge e capire che certe cose si possono anche cambiare, ma non saltando sui banchi, dicendo le parolacce. Si cambiano mettendosi davanti al testo e dicendo che è importante assicurarsi che il bambino che nasce in Italia conosca bene l'italiano e la storia italiana. Non è questione di etichette: 'italiani'. Bisogna assicurarsi che essere cittadino italiano corrisponda a un sentire da italiano. Ma su questo si discute, non ci si prende a botte», ha concluso.

Un ragionamento che provoca una durissima reazione della Lega. «Stupisce la netta presa di posizione della Cei che invoca l'approvazione della legge che introduce ius soli e ius culturae e regala la cittadinanza ad almeno un milione di immigrati anche se potrebbero essere il doppio». A detta del senatore leghista Roberto Calderoli «raramente dalla Cei abbiamo sentito prese di posizione altrettanto dure davanti a problemi che affliggono gli italiani. Cari vescovi pensate agli italiani senza lavoro, casa e pensione dignitosa e lasciate che sia il Pd a pensare a coltivarsi il bacino elettorale degli immigrati».

Una reazione scomposta che spinge anche il presidente del Senato a smentire il presunto disinteresse della Chiesa per i poveri italiani: «La Cei si è sempre distinta nella difesa dei deboli e non merita questi attacchi» taglia corto Piero Grasso. «C'è ancora qualcuno - prosegue - che non crede si possa difendere contemporaneamente chi è disoccupato e chi è migrante».

E per una rapida approvazione della riforma della cittadinanza si pronuncia anche la Comunità di Sant'Egidio che lancia un appello a tutte le forze in Parlamento. «Trattare una materia così importante per il nostro Paese seguendo calcoli politico-elettorali non fa bene a nessuno. Occorre guardare al futuro con fiducia - si legge in una nota - e non chiudere gli occhi di fronte alla realtà. Qui non si tratta di decidere l'ingresso di nuove persone sul nostro territorio, ma di riconoscere e dare dignità a chi lo abita da anni: minori già presenti in Italia perché vi sono nati e hanno frequentato le nostre scuole insieme ai figli degli italiani. Quindi uno ius culturae che certifica e alimenta l'integrazione per migliaia di minori che si sentono già, a tutti gli effetti, nostri connazionali». Sant'Egidio fu tra i primi a proporre una legge di riforma della cittadinanza nel maggio 2006. «E' necessario che le forze politiche siano responsabili e non continuino a sfruttare il tema dell'immigrazione per miopi fini elettorali. In questi tempi difficili, segnati da gravi conflitti che coinvolgono il Mediterraneo e dal terrorismo, diventare italiani - se lo si è già di fatto - rende tutti noi più sicuri. Favorisce l'integrazione e incoraggia la crescita, anche economica, del nostro Paese dopo le recenti statistiche che parlano di un nuovo e preoccupante calo demografico in Italia», conclude Sant'Egidio.

Analogo appello dalla Federazione delle chiese evangeliche in Italia, che con Sant'Egidio da più di un anno collabora per la gestione di corridoi umanitari per i profughi siriani. «La legge sullo ius soli con cui garantire la cittadinanza a centinaia di migliaia di ragazzi di fatto italiani è un doveroso provvedimento di civiltà e un investimento sul futuro della nostra società». Per il presidente della Fcei, pastore Luca Maria Negro, «è urgente che il Parlamento approvi una legge ponderata e ampiamente discussa. La componente protestante della società italiana - prosegue il leader evangelico - la sostiene con piena convinzione sia nell'interesse nazionale della coesione sociale e dell'integrazione, che per la storia del nostro Paese il quale, quando ha fatto appello al diritto "del sangue" e della "razza", ha vissuto le pagine più buie della sua storia. L'Evangelo che noi predichiamo è annuncio di giustizia e di uguaglianza e la nostra azione di testimonianza contrasta ogni discriminazione e ghettizzazione».