Il dibattito. Ius scholae, la legge a portata di mano e i partiti in ordine sparso
Bambini figli di immigrati all'uscita di una scuola di Modena
Pallottoliere alla mano, fermando sulla carta le dichiarazioni d’intento agostane, i numeri per approvare lo ius scholae ci sono. È il portavoce di Europa verde Angelo Bonelli a tirare le somme sull’ipotetica maggioranza trasversale che sosterrebbe la riforma. Al di là delle dichiarazioni, oltre ai distinguo che vedono da sempre Pd e partiti di sinistra orientati per il più corposo diritto di cittadinanza che sarebbe concesso con lo ius soli, o Iv e Azione favorevoli allo ius culturae, una legge che potrebbe concedere lo status di italiani a coloro che abbiano completato il ciclo scolastico sembrerebbe addirittura a portata di mano. Persino nella Lega le sensibilità sono diverse. A fronte del netto no arrivato dalla segreteria, Luca Zaia parla dei “diritti” in senso lato, su cui, dice il governatore veneto, «serve una no fly zone» senza «scontri ideologici».
E insomma, qualche preoccupazione comincia ad avvertirsi nell’entourage della premier Giorgia Meloni, che dopo la pausa estiva avrà un bel da fare con le tante pratiche che la attendono e non ha alcun bisogno di aprire nuovi fronti nella sua maggioranza. Non a caso finora nessuno di FdI è entrato nel dibattito in merito. Si legge quindi come un ammonimento la precisazione del capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Tommaso Foti, per il quale «le indiscrezioni mediatiche su questa o quella proposta da inserire nella prossima legge di bilancio non hanno alcun senso, ma possono creare nei cittadini aspettative ingiustificate allo stato non passibili di valutazione». Solo quando si conoscerà «il perimetro quantitativo, entro il quale la manovra per il 2025 potrà essere definita», si capirà quali iniziative «si potranno assumere». E questo, aggiunge, «vale per la legge di bilancio, come per altro. Che l’opposizione provi a dividere la maggioranza è scontato, ma spetta a quest’ultima non farsi tirare per la giacca e realizzare, con serietà e pragmatismo, il programma che con il loro voto gli elettori hanno approvato, evitando di dividersi su temi che la sinistra oggi ritiene fondamentali, salvo averli accuratamente ignorati quando era maggioranza».
Un discorso ampio, ma con un messaggio chiaro, che non sfugge a Forza Italia e neppure a Noi Moderati, fino a ieri poco presenti nel dibattito. Ma, interpellato, Maurizio Lupi invita ad aprire un confronto «prima nella coalizione e poi in Parlamento, per trovare la migliore soluzione nell’interesse dell’Italia». Dentro Forza Italia - che ha riacceso i riflettori sullo ius scholae con le aperture del suo leader Antonio Tajani - la strategia sembra essere quella di andare a vedere le carte, senza troppo clamore. «Esistono leggi urgenti, poi ce ne sono altre che sono - più semplicemente - giuste. Una riforma della cittadinanza lo è sicuramente», ammette il capogruppo azzurro in commissione Affari costituzionali Paolo Emilio Russo. Ragionamento che incoraggia le opposizioni, dove anche il M5s si associa con Gaetano Amato, e chiede di «fare subito» la legge troppo attesa. E allora il leader di Azione Carlo Calenda invita Pd e FI a «ripartire insieme» e in fretta. Mentre da +Europa Riccardo Magi dà dell’«ipocrita» a Foti, ricordandogli che nel 2014 Meloni si diceva favorevole a modificare la legge attuale.
Forza Italia riapre i giochi
La novità di questa “fiammata” agostana sta nelle aperture venute dal partito fondato da Berlusconi, seguito da Noi moderati di Maurizio Lupi. Dentro Fi, da sempre contrario allo ius soli, si sta ragionando su 2 proposte: dare la cittadinanza italiana quando una bambina o un bambino hanno terminato due cicli scolastici (quindi a 14 anni d’età) oppure al termine della scuola dell’obbligo, cioè ai 16 anni. Una riunione è già convocata per i primi di settembre.
FdI e la linea del silenzio
Il partito di maggioranza relativa della premier ha assunto invece una linea sotto traccia. In pratica nessun esponente di rilievo è intervenuto nel dibattito riapertosi, con tutta evidenza nella speranza che si tratti solo dell’ennesima fiammata estiva destinata a essere depotenziata alla ripresa di settembre. Meloni vuole evitare, davanti a un elettorato in parte comune, perdite di consensi a favore della Lega e per questo avrebbe dato l’ordine di ignorare il tema, anche per spezzare subito la possibile apertura di un dialogo tra il Pd e Forza Italia.
Lega: va bene com’è oggi
La Lega dice no a ogni ipotesi di modifica della legge attuale, cioè la 91 del 1992. «La normativa va benissimo così. Non c’è nessun bisogno di scorciatoie», si legge in una recente nota del partito di Salvini. Una linea tradotta in termini netti anche dal vicesegretario Andrea Crippa: «I numeri dicono che siamo il Paese europeo che concede più cittadinanze, il resto sono polemiche inutili», ha detto facendo riferimento alle 230mila cittadinanze rilasciate nel 2023 (si tratta però di un boom recente, fino al 2021 i numeri erano più bassi).
Dal Pd un ventaglio di ddl
Il Pd ha rilanciato con forza il tema. A partire dal ddl a firma della senatrice Malpezzi, che prevede di concedere la cittadinanza italiana al minore straniero che sia nato in Italia o vi abbia fatto ingresso entro il 12° anno di età, che risieda legalmente e che abbia frequentato per almeno 5 anni da noi uno o più cicli scolastici o percorsi di istruzione e formazione professionale. Altre proposte (Boldrini, Orfini, Verducci) si spingono oltre e prevedono un vero ius soli.
M5s punta su proposta Baldino
Di fatto nel Movimento 5 stelle non c’è mai stata una netta univocità a favore. Tuttavia vale l’impegno di Vittoria Baldino, vicecapogruppo M5s a Montecitorio, che all’inizio di questa legislatura ha ripresentato la proposta di legge già depositata nei 5 anni precedenti: ricalca quella della dem Malpezzi, incentrata quindi sullo ius scholae da conseguire attraverso un percorso scolastico. «Di questa legge c’è bisogno e lo si sente ogni giorno di più», ha detto.
Anche Avs per lo Ius scholae
L’Alleanza verdi e sinistra appoggerebbe ogni ipotesi di riforma della legge sulla cittadinanza. Tuttavia, nella ricerca già di una prima convergenza con le altre formazioni di centrosinistra, sostiene la soluzione dello Ius scholae: a questo scopo anche Luana Zanella, capogruppo a Montecitorio, ha presentato una proposta targata Avs, ma che ricalca i contenuti di quelle degli altri partiti (vedi sopra), puntando sul criterio-chiave dei 5 anni di studio per avere la cittadinanza.
Azione e Iv uniti sul tema
Pur divisi ormai, gli ex “soci” del Terzo polo hanno sempre avuto una posizione concorde su questo fronte. Sin dal programma elettorale del 2022 si prevedeva il rilascio della cittadinanza sulla base del criterio-chiave dei 5 anni di frequenza scolastica, oltre che per tutti gli stranieri che avessero svolto e completato gli studi universitari in Italia. Un impegno a cui ha dato seguito ieri Carlo Calenda, leader di Azione, invitando Pd e Forza Italia a «ripartire insieme» sul dossier. Analogo impegno c’è da parte di Più Europa.