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Ius culturae. Delrio su stop in Senato: sulla cittadinanza sbagliato cedere alla paura

Marco Iasevoli mercoledì 13 settembre 2017

La ferita dell'ennesimo rinvio dello "ius culturae" al Senato ancora brucia e il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio non lo nasconde: «Cedere alla paura è un errore grave, questi ragazzi - ha detto mercoledì, riferendosi ai minori che potrebbero godere delle nuove norme - vanno considerati come persone. Non è questione di destra e di sinistra, ma di dignità della politica», dice Delrio al Tg di Tv2000. La presa di posizione è così forte che Renzi, attraverso una nota ufficiosa, fa sapere che la linea del Pd è «in sintonia» con quella del governo Gentiloni e che dunque Delrio ha parlato a titolo personale. L'ex premier poi chiama Gentiloni e Delrio per evitare che le tensioni sfocino in gesti più eclatanti.

Non è l'unico fronte aperto nella maggioranza. La decisione di non calendarizzare al Senato la nuova legge sulla cittadinanza ai minori stranieri apre una nuova frattura tra governo ed Mdp-Articolo 1, il partito nato dalla scissione del Pd. Gli ex dem minacciano l'esecutivo Gentiloni: «Se non si andrà avanti sul provvedimento, i nostri voti per Def e manovra non sono scontati», dice Alfredo D'Attorre.


Poco dopo, uno dei leader della nuova formazione di sinistra, Pier Luigi Bersani, amplia il discorso: se al rinvio sullo ius culturae seguirà anche un rinvio sulla legge elettorale, Mdp valuterà di uscire dalla maggioranza. A ridosso del voto sul Documento di economia e finanza e dell'iter della legge di bilancio, ciò vorrebbe dire andare a cercare sostegno tra le fila dell'opposizione. Il vicesegretario del Pd Maurizio Martina prova a tenere aperta la porta promettendo di «approfondire» il dibattito nella maggioranza sullo ius culturae entro un mese, prima che inizi l'iter della manovra. Ma al momento pare una promessa difficile da mantenere.

Parlando al termine del vertice intergovernativo Italia-Grecia a Corfù, il premier Gentiloni il giorno dopo, giovedì, è intervenuto sulla questione, assicurando che l'impegno del governo di approvare la nuova legge sulla cittadinanza in autunno rimane. A luglio il presidente del Consiglio aveva già assicurato la stessa cosa, ma dopo la decisione in Senato di togliere la legge sulla cittadinanza dal calendario, Gentiloni ribadisce: "Non devo ricordare quando comincia e quando finisce l'autunno. Quindi resto alle parole
che ho detto sull'argomento alcune settimane fa. Siamo ancora in estate".


Il presidente del Pd Matteo Orfini ha tracciato la linea: la legge sulla cittadinanza si può approvare al Senato solo se il governo pone la questione di fiducia, "senza non ci sono i numeri", quindi, ai ministri, come Graziano Delrio che "chiedono lodevolmente di accelerare, suggerisco di lavorare più rapidamente per sciogliere il nodo fiducia". Il Pd ha fatto "benissimo" a rinviare il tema al Senato. "Portare in aula il testo senza la garanzia che venga posta la fiducia significa ammazzare lo ius soli. Quella garanzia ad oggi ancora non c'è. Quindi quella scelta non è un atto di paura, ma di assoluto buon senso che serve a non far naufragare la possibilità
di approvarla".

La risposta sulla questione di fiducia non si è fatta attendere. Ecco il presidente dei deputati di Alternativa popolare, Maurizio Lupi: "L'onorevole Orfini chiede ai ministri del Pd di lavorare perché si giunga alla richiesta di fiducia sullo ius soli. Orfini si metta il cuore in pace, la richiesta di fiducia spetta al presidente del Consiglio, e il Consiglio dei ministri è un organo collegiale nel quale i ministri di Alternativa popolare non daranno mai l'assenso alla fiducia. La questione era stata risolta con buon senso, con equilibrio e con responsabilità. Non ha nessun senso riaprirla ora".