Attualità

Riforme. L'Italicum corre, il Pd si divide ancora

giovedì 22 gennaio 2015
L'Italicum prova ad andare di corsa, sia pure tra mille ostacoli, al Senato, per chiudere con il voto finale al massimo entro martedì prossimo. Freno a mano tirato invece per la riforma del bicameralismo che a Montecitorio, anche grazie alla aggressiva linea di interdizione della minoranza Pd, subisce uno stop per quanto riguarda il voto finale, che slitta a dopo il giuramento del nuovo Capo dello Stato. A deciderlo una conferenza dei capigruppo convocata "last minute". Oggi alla Camera, al momento di votare l'articolo chiave della riforma del bicameralismo, si è registrato una clamorosa assenza da parte della minoranza dem che non ha consentito il via libera al nuovo Senato. Pierluigi Bersani, Gianni Cuperlo e Stefano Fassina non hanno votato l'articolo in questione. Anche Rosi Bindi ed altri deputati della minoranza hanno negato il loro appoggio all'articolo, inchiodando i sì a 270 voti, mentre Pippo Civati ha votato contro: ma in Senato i "civatiani" avevano già assunto la stessa posizione, che quindi non è una novità, come invece lo è quella di Bersani e dei suoi. Ha preso quindi corpo il "lodo" avanzato da Pino Pisicchio, presidente del gruppo Misto, per superare l'ostruzionismo: voto di tutti gli emendamenti prima delle elezioni del presidente della Repubblica, voto finale dopo il suo giuramento. In Senato la legge elettorale va avanti anche se le minoranze Dem, pur ritirando molti emendamenti, hanno annunciato con Walter Tocci l'intenzione di non votare l'emendamento di Anna Finocchiaro che recepisce gli accordi sul nuovo Italicum (premio alla lista e non alla coalizione, soglia per ottenere il premio dal 37% al 40%, sbarramento al 3%). E un altro voto ha provocato un aspro intervento della "civatiana" Lucrezia Ricchiuti, abituata a interventi forti. Dopo la bocciatura di un emendamento di Ricchiuti, che introduceva le primarie per legge per scegliere i candidati, il governo ha accolto un ordine del giorno, che lo impegna a "valutare" la possibilità di presentare una legge sulle primarie. "Il mio partito è alla frutta" ha subito commentato in Aula Ricchiuti contestando il precedente parere contrario ad suo emendamento: parere contrario del governo che sarebbe dipeso dipeso dal fatto che esso "era stato presentato da chi viene definito 'gufò". Parole definite "gravi" dal capogruppo Luigi Zanda, ma la senatrice ha ribattuto punto per punto. Il Senato concluderà comunque venerdì mattina le votazioni sugli emendamenti mentre quelle finali sul testo si terranno martedì. E Miguel Gotor ha detto che i bersaniani negheranno il loro "sì".