La Camera dei deputati a metà pomeriggio ha dato il via libera alla fiducia, chiesta ieri dal governo, sul primo articolo dell'Italicum, la riforma elettorale, con 352 sì, 207 no e un astenuto. Presenti in aula 560 deputati, votanti 559.Renzi incassa dunque la fiducia, anche a costo di una ulteriore spaccatura nel suo partito.
"Se la legge elettorale andrà e il
governo potrà proseguire il proprio compito, si aprirà una fase
affascinante per tutti noi", ha scritto Renzi sulla sua enews.
"Finita la fase delle riforme strutturali, infatti - prosegue Renzi -
la questione diventa: quale visione strategica per i prossimi
vent'anni in Italia? Questa è la sfida che culturalmente più mi
intriga. Dimostrare che in questo Paese così ricco di passato
possiamo costruire un futuro all'altezza della nostra storia. Ma
per farlo occorre investire su innovazione, ricerca, talento.
Coraggio. Il coraggio, questo è ciò che serve oggi alla classe
politica italiana".In una lettera inviata a La Stampa, Renzi
ha difeso l'Italicum e la scelta del governo di porre la fiducia
alla Camera sulla riforma elettorale. "Abbiamo
messo la fiducia perché dopo aver fatto dozzine di modifiche,
aver mediato, discusso, concertato, o si decide o si ritorna al
punto di partenza". I voti di fiducia saranno tre, uno
già ottenuto oggi pomeriggio e due da celebrare domani. Alla vigilia gli analisti osservavano che sarebbe nutrito il
numero dei deputati, sui circa 100 della minoranza Pd, orientati
a non votare la fiducia: tra questi Bersani, Speranza e Letta. Per quanto riguarda il voto di questo pomeriggio, sono 38 i deputati del Partito democratico che non hanno votato la fiducia al governo sullalegge elettorale. In base ai tabulati, ai 36 che risultano non partecipanti alla chiama, vanno aggiunti Roberto Speranza e Guglielmo Epifani che risultano in missione ma hanno espresso pubblicamente la dichiarazione di non voto.