Meloni-Starmer. Migranti, asse tra Meloni e Starmer (che elogia i centri in Albania)
Meloni incontra il premier Starmer
Keir Starmer “a scuola” di gestione dei flussi migratori da Giorgia Meloni, che nel bilaterale di ieri a Roma è stata ben lieta di illustrare al collega inglese il modello Albania. Lui però, proprio per questo, ha invece ricevuto critiche furenti dai parlamentari laburisti a Londra. Ma la cosa non ha turbato la premier, né le ha impedito di annunciare con entusiasmo il comune intento di «esplorare soluzioni nuove» per affrontare il fenomeno. Piena sintonia anche su Medio Oriente, meno sull’Ucraina, specie sull’uso di missili a lungo raggio in territorio Russo. Un tema su cui la presidente del Consiglio, a differenza del Regno unito, condivide il no del Parlamento italiano.
La collaborazione sui migranti sarà costruita sul copione scritto da Meloni dopo Cutro e punta a «promuovere congiuntamente partenariati per la migrazione con i Paesi di origine e di transito» e a «rafforzare la nostra cooperazione transfrontaliera, anche attraverso il nuovo Comando per la sicurezza delle frontiere del Regno Unito per sconfiggere le organizzazioni criminali che traggono profitto dal mettere le vite a rischio», è scritto nel documento congiunto conclusivo. La strategia è quella inventata da Giovanni Falcone per le mafie: follow the money, con cui la premier spera di agevolare i processi di «congelamento e confisca dei beni, cercando di sviluppare una task force congiunta sulla lotta ai flussi finanziari illeciti». Il capo dell’esecutivo ha poi difeso il protocollo tra Roma e Tirana per la costruzione di centri di rimpatrio bollando come «accuse senza fondamento» le critiche sulle possibili violazioni di diritti umani, anche perché, ha spiegato, «i migranti avranno esattamente lo stesso trattamento che avrebbero avuto a Lampedusa». In ogni caso, il campo in Albania sarà aperto «tra qualche settimana»: la premier avrebbe voluto tempi più rapidi ma «dobbiamo fare le cose perfette perché abbiamo gli occhi del mondo addosso».La prospettiva comune è stata confermata dallo stesso Starmer, che ha lodato «i notevoli progressi» dell’Italia sul fronte degli ingressi irregolari dal Mediterraneo e si è detto convinto che «il miglior deterrente» contro l’immigrazione illegale resta «la lotta ai trafficanti».
Per quanto riguarda l’Ucraina è stato ancora Starmer a ribadire il sostegno di entrambi i Paesi e Meloni ha chiarito che l’Italia «non indietreggerà di un passo» nel suo appoggio a Kiev. Del resto, ha fatto notare, è stato lo stesso presidente Zelensky a sostenere di non aver nulla da chiedere a Roma più di quanto sta già facendo e questo, è il ragionamento del capo dell’esecutivo, dimostra ampiamente che «stiamo facendo il massimo». Certo, come detto, Londra ha le idee chiare anche sull’uso di missili in Russia, perché l’Ucraina, ha detto Starmer, ha il diritto di difendersi. Posizione diversa da quella di Meloni che comunque è intenzionata a contribuire «a mettere fine alla guerra», dato che «dobbiamo fare i conti ogni giorno con il rischio di un’escalation e serve molta prudenza».
Sulla guerra in Palestina l’unione di intenti è invece totale: «Abbiamo concordato sul fatto che non sia più rinviabile un accordo con la mediazione di Stati Uniti, Egitto e Qatar che preveda il cessate il fuoco immediato e il rilascio di tutti gli ostaggi israeliani catturati da Hamas – ha spiegato ancora – come non è più rinviabile un deciso cambio di passo nell'assistenza sanitaria alla popolazione civile».
Immancabili le dichiarazioni di rito sulla «profonda amicizia» che lega Roma e Londra e che le due parti hanno intenzione di «rafforzare» esplorando «ulteriori aree di azione comune». Ma oltre le parole ci sono anche i fatti, quelli che Starmer ha richiamato confermando i 485 milioni di sterline di investimenti nella difesa del Regno Unito, nella crescita pulita e nell'innovazione da parte di Leonardo e Marcegaglia.