Roma. Da Tor Bella Monaca un progetto pilota per il superamento dei campi rom
Veduta aerea di una parte del campo rom di via di Salone
Da Tor Bella Monaca un percorso partecipato per il superamento definitivo dei campi rom. La novità è che il VI municipio, l'unico della Capitale amministrato da Fdi, ha affidato all’Associazione 21 luglio il percorso per chiudere in due anni l’insediamento di via di Salone. E che la Giunta capitolina del sindaco dem Roberto Gualtieri, coinvolta nel progetto, ora può decidere se tradurlo in fatti, finanziando un bando che potrebbe voltare pagina definitivamente su questo e - in futuro - su tutti tutti i campi rom della Capitale. Con una spesa sicuramente inferiore a quella affrontata finora per l'ordinaria amministrazione dello status quo.
A presentare la conclusione dei lavori a livello di Municipio, ieri a Tor Bella Monaca, c’erano il presidente di Fdi del IV Municipio Nicola Franco, l’assessore capitolino alle Politiche sociali Barbara Funari, il portavoce dell'Associazione 21 luglio Carlo Stasolla e il vescovo ausiliare di Roma monsignor Benoni Ambarus, incaricato per la diaconia della Carità nella diocesi di Roma.
Via di Salone, creato nel 2006, oggi ospita in container circa 360 persone in condizioni fatiscenti. È al di là del Grande raccordo anulare e dista oltre 4 km dalla farmacia più vicina, 11 dall’ospedale, quasi 3 dal negozio di generi alimentari e dall'Ufficio postale. Un anno fa il Campidoglio aveva previsto, con una Memoria di giunta, un’azione di collaborazione con i Municipi, con l'obiettivo di superare gli insediamenti etnici. Occasione colta subito dal VI Municipio, che aveva istituito un tavolo con rappresentanti di oltre quaranta realtà tra istituzioni, parroci, Asl, Università, scuola, associazioni, comprese tre donne rappresentanti dei rom. Il gruppo ha prodotto una dettagliata “fotografia” del campo, poi - dopo 11 partecipati incontri - ha messo nero su bianco problemi e soluzioni. Affitto di abitazioni, bonus integrativo comunale dove necessario, case popolari, ma soprattutto scolarizzazione e avviamento al lavoro le vie individuate per l'uscita definitiva dal campo e l'integrazione sociale.
Da sinistra: il vescovo Benoni Ambarus, l'assessore Barbara Funari, il presidente del VI Municipio Nicola Franco, il portavoce dell'Associazione 21 luglio Carlo Stasolla - Associazione 21 luglio
«Un lavoro straordinario di 10 mesi - ha detto il minisindaco del IV municipio - che ci ha portato a presentare il rapporto conclusivo del Gruppo di azione locale, oltre 41 realtà tra associazioni ed Enti Istituzionali, per la definizione delle possibili linee di indirizzo tese al superamento del campo rom di Salone. Un piano che ora consegniamo ufficialmente - ha concluso Nicola Franco - nelle mani dell’assessore alle Politiche sociali Barbara Funari, delegata del Sindaco, con la convinzione che prosegua il percorso senza interruzione». Da Monsignor Ambarus l’augurio di «celebrare il Giubileo del 2025 con il campo di via Salone ormai chiuso».
«Sappiamo che bisogna fare sinergia con i servizi sociali municipali e le realtà del terzo settore locali - ha dichiarato l’assessore Barbara Funari - e ci siamo confrontati anche col presidente Franco per continuare con il percorso già avviato che già nel titolo “In dialogo con la citta” prevedeva l’ ascolto alla base di qualsiasi nuova azione da promuovere. A breve arriverà in Giunta la delibera sul superamento dei campi rom». Assi portanti della strategia, ha detto Funari, «sono il diritto all’abitare, la regolarizzazione dei documenti, l’obbligo scolastico e contrasto all’ antiziganismo».
«Il Municipio ha concluso il suo compito - ha concluso Carlo Stasolla dell'Associazione 21 luglio - ora il Campidoglio deve decidere se far morire sul nascere questo percorso oppure no, lanciando quanto prima un bando e stanziando i 955 milioni calcolati dal progetto come necessari al superamento di via di Salone. Una cifra sicuramente di molto inferiore ai circa 4,5 milioni spesi negli ultimi tre anni per lasciare i campi rom della città così come sono. Questo potrebbe davvero essere il progetto pilota per altri municipi che, come il V e il IX, hanno già manifestato interesse».