Attualità

Il rapporto. Il Pil del Sud è la metà del Centro-Nord

lunedì 9 febbraio 2015
Il Mezzogiorno con un Pil pro capite di 17,2 mila euro, presenta "un differenziale negativo molto ampio" con il resto del Paese: il suo livello è inferiore del 45,8%, quindi quasi dimezzato, rispetto a quello del Centro-Nord. Lo rileva l'Istat, diffondendo i dati per il 2013, aggiornati secondo il nuovo sistema dei conti (Sec 2010). Secondo gli ultimi conti economici territoriali dell' Istat, è Milano la provincia più ricca, mentre tra le zone più povere d'Italia c'è invece il Medio Capidano (Sanluri e Villacidro).Nel 2013, secondo il Report Istat sui conti economici territoriali, il Pil per abitante è risultato risulta pari a 33,5 mila euro nel Nord-ovest, a 31,4 mila euro nel Nord-est e a 29,4 mila euro nel Centro. Il Mezzogiorno, con un livello di Pil pro capite di 17,2 mila euro, "presenta un differenziale negativo molto ampio. Il suo livello è inferiore del 45,8% a quello del Centro-Nord", quindi praticamente dimezzato. Nel 2013, il Pil per abitante ha registrato una riduzione rispetto al 2011 in tutte le regioni italiane, con l'eccezione di Bolzano e della Campania. Risulta in testa Bolzano con un Pil per abitante di 39,8 mila euro, seguito da Valle d'Aosta e Lombardia (rispettivamente con 36,8 e 36,3 mila euro). Prima tra le regioni del Mezzogiorno è l'Abruzzo, che registra un livello paragonabile a quello delle regioni del Centro, con 23 mila euro. La spesa per consumi finali delle famiglie a prezzi correnti nel 2013 risulta pari a 18,3 mila euro per abitante nel Centro-Nord e a 12,5 mila euro nel Mezzogiorno. I dati, per altro, arrivano mentre uno studio Svimez dice che negli anni di crisi 2007-2012 la caduta del potere d'acquisto delle famiglie italiane è stata di circa il 9%, pari a 1.664 euro per ogni cittadino, ma è stata più forte al Sud. A causa della mancanza di lavoro, ma anche di un sistema di welfare che penalizza il Mezzogiorno, nel periodo 2007-2012 la caduta dei redditi ha colpito soprattutto i giovani e il Sud: nelle famiglie con un capofamiglia under 35 e un tasso di occupazione inferiore al 50% (dove lavora cioè meno di una persona su due) i redditi sono scesi al Sud del 24,8%, mentre al Nord sono cresciuti dell'1,7%. Tornando ai dati territoriali dell'Istat, Lazio e Sicilia sono le regioni più "terziarizzate", in termini di incidenza settoriale del valore aggiunto, mentre Basilicata ed Emilia Romagna sono quelle a maggiore propensione agricola e industriale. Nel 2012, Milano è la provincia con i più elevati livelli di valore aggiunto per abitante prodotto, pari a 46,6 mila euro; seguono Bolzano con 35,8 e Bologna con 34,4 mila euro. Le province con i più bassi livelli di valore aggiunto per abitante prodotto sono Medio Campidano e Agrigento, con circa 12 mila euro, e Barletta-Andria-Trani e Vibo Valentia con meno di 13 mila euro. Il contributo dei servizi finanziari, immobiliari e professionali al valore aggiunto provinciale è prevalente nelle province di Milano, Roma e Trieste. Il contributo dell'industria primeggia in molte province del Nord-est e in particolare in quella di Modena. Tra il 2011 e il 2013 la Lombardia e il Trentino Alto Adige ottengono le uniche performance occupazionali positive, mentre Calabria e il Molise le cadute piu' ampie (-8% circa in termini di numero di occupati).