Rapporto Istat 2023. Italia resiliente, ma agire su innovazione e inclusione
La sede dell'Istat a Roma
Presso la Sala della Regina di Montecitorio il presidente dell'Istituto di statistica Francesco Maria Chelli ha presentato il Rapporto annuale-La situazione del Paese. «Da 31 anni, il Rapporto dell’Istat propone, attraverso dati e analisi puntuali, un ritratto dell’Italia. In questo ritratto, si scorgono oggi nuove opportunità di crescita e di benessere e, allo stesso tempo, non trascurabili elementi di crisi e incertezza. Il periodo che abbiamo alle spalle non è stato, certo, facile. Il Paese è stato messo a dura prova dall’emergenza sanitaria e dalla crisi economica che ne è seguita», spiega Chelli.
Giovani vulnerabili e lontani dal benessere. Nel 2022 quasi un giovane su due (47,7 per cento dei 18-34 enni) mostra almeno un segnale di deprivazione in uno dei domini chiave del benessere (Istruzione e Lavoro, Coesione sociale, Salute, Benessere soggettivo, Territorio). Di questi giovani oltre 1,6 milioni (pari al 15,5% dei 18-34enni), sono multi-deprivati ovvero mostrano segnali di deprivazione in almeno due domini. I livelli di deprivazione e multi-deprivazione sono sistematicamente più alti nella fascia di età 25-34 anni, che risulta la più vulnerabile. La crisi pandemica ha esercitato i suoi effetti negativi rispetto alla maggioranza dei domini, ma un impatto particolarmente intenso lo ha prodotto nel dominio Istruzione e lavoro; anche se nel complesso i livelli pre-Covid sono stati recuperati, la ripresa non riguarda il segmento dei più giovani (18-24), i quali, nonostante siano caratterizzati da livelli più bassi di deprivazione rispetto ai 25-34 anni (17,2% contro il 22,3%), hanno risentito degli effetti negativi in modo più intenso e duraturo. Per mettere le nuove generazioni in grado di affrontare positivamente i cambiamenti in atto, e per prevenire l'insorgere di situazioni di vulnerabilità, sottolinea l'Istat, è necessario garantire a tutti bambini fin dalla nascita livelli di benessere che consentano un adeguato livello di sviluppo fisico, cognitivo, emotivo e relazionale. Questo obiettivo va perseguito incidendo sui contesti di vita dei bambini e sulle opportunità educative, formative, culturali e di socializzazione a cui sono esposti. Inoltre, è fondamentale che queste opportunità siano caratterizzate da equità di accesso, riducendo, per quanto possibile, l'influenza dei contesti, non solo familiari, di appartenenza. Quest'ultimo aspetto è determinante per poter sottrarre i minori dal circolo vizioso della povertà e alle sue conseguenze sui percorsi di vita individuali. In Italia la trasmissione intergenerazionale delle condizioni di vita sfavorevoli è particolarmente intensa. Gli ultimi dati disponibili per la comparazione a livello europeo si riferiscono al 2019 e ci dicono che nel nostro Paese quasi un terzo degli adulti (25-49 anni) a rischio di povertà proviene da famiglie che, quando erano ragazzi di 14 anni, versavano in una cattiva condizione finanziaria.