La visita di Baturi. Cei e Caritas: curare le ferite di Ischia
Volontarie Caritas e vigili del fuoco sull’isola di Ischia
«Siamo qui per manifestare la prossimità di tutta la Chiesa italiana alla popolazione, a quanti soffrono per una ferita gravissima, a chi ha perduto, a causa di un evento così tragico, i propri cari, le proprie case ». Ma anche «per verificare quali sono i bisogni più immediati e quelli di prospettiva, per essere concreti nella solidarietà e nella vicinanza».
Il segretario generale della Cei, monsignor Giuseppe Baturi, è arrivato ieri a Casamicciola mentre il Comune e l’intera isola di Ischia provano a ripartire dopo la frana che il 26 novembre scorso ha ucciso 12 persone, distrutto decine di abitazioni e costretto centinaia di persone a lasciare le proprie case. Monsignor Baturi era accompagnato dal direttore di Caritas Italiana, don Marco Pagniello. Entrambi hanno incontrato una rappresentanza degli abitanti del Comune.
Alcuni di loro sono rientrati in casa in occasione del Capodanno, altre centinaia – quelli che risiedono nelle aree più a rischio – non possono ancora tornare nelle loro abitazioni, risiedono temporaneamente in alberghi o ricevono un contributo per affittare una casa altrove «Curare le ferite della popolazione con la preghiera e il sostegno concreto»: questo è il senso della visita di monsignor Baturi a Casamicciola, che è avvenuta proprio nel giorno delle dimissioni dall’ospedale Cardarelli di Napoli di Peppe, l’idraulico ribattezzato “l’uomo di fango”: uno dei simboli del disastro che colpito il Comune nel dicembre scorso.
Rimasto in balia dell’acqua e del fango per ore, è stato salvato prima dai vigili del fuoco e poi dai medici del Cardarelli, nonostante una grave insufficienza respiratoria dovuta al fango e all’acqua finiti nei suoi polmoni. Il segretario generale della Cei è intervenuto anche in merito alla messa in sicurezza del territorio, gestita dalla struttura commissariale presieduta dal commissario di governo Giovanni Legnini, che a fine 2022 ha dichiarato chiusa la fase uno dell’emergenza e ha aperto la fase due, che si preannuncia più lunga, complessa e articolata, in attesa di un ingente stanziamento di risorse del governo atteso dal commissario e dai sindaci dell’isola entro la fine del mese e già annunciato. «Non è possibile – ha detto monsignor Baturi – pensare il futuro senza un dialogo con la popolazione, senza ascoltare, nella distinzione dei ruoli, ma anche nella chiarezza delle informazioni. Non bisogna sottovalutare che chi vive nella propria carne i disagi spesso individua con più facilità anche le soluzioni. Accanto a questo diritto di fare proposte, c’è poi quello a denunciare, ad alzare la voce se necessario. Bisogna costruire insieme».
L’impegno della Cei a favore di Casamicciola si è manifestato fin dalle ore successive alla frana del dicembre scorso, sostenendo, tramite Caritas Italiana, l’opera delle diocesi di Pozzuoli e Ischia, unite da due anni nella persona del vescovo Gennaro Pascarella. Decine di volontari si sono mobilitati sin dalla prima fase dell’emergenza, liberando le strade dal fango, accogliendo gli sfollati, fornendo viveri, cibo, bevande, farmaci, indumenti, giochi per i più piccoli e offrendo un servizio di supporto psicologico, con un occhio di riguardo a chi ha perso familiari, la casa o il lavoro, e agli anziani costretti a restare nelle proprie case nei giorni successivi alla frana. Il direttore di Caritas Italia, don Pagniello, che aveva già visitato l’isola il 2 dicembre scorso, ieri ha chiesto che «nessuno sia lasciato indietro». Servono «concretezza, trasparenza e certezza nei tempi» della ricostruzione. ©