8 marzo. «Io, moglie con le stellette oggi ho il cuore in Afghanistan»
Anche l’amore può portare le stellette. E viceversa. Quando bussa, non si scappa: «Ci siamo conosciuti in caserma, Roberto era il mio vicecomandante di compagnia. Da cosa nasce cosa... Così una sera decidemmo di uscire» e cinque anni dopo «ci siamo ritrovati sposati»: Federica Calcagno, torinese, caporalmaggiore scelto dell’Esercito, ha 29 anni, è stata in missione nell’Iraq per l’operazione 'Antica Babilonia' nel 2004 e parte fra pochi giorni per un’altra a Gibuti, estremità orientale del Mar Rosso, dove verrà impiegata in una base per il sostegno logistico interforze. E quest’anno il 'suo' 8 marzo è un po’ particolare. Ma ama ed è amata, glielo si legge negli occhi. Sa che suo marito la rispetta senza riserve, proprio come lei con lui. Roberto Conflitti è nato a Campoli Appenino (nel frusinate), capitano dell’Esercito, ha 31 anni e dallo scorso dicembre è in Afghanistan per insegnare ai suoi colleghi di tutti i Paesi del contingente Isaf a disinnescare gli 'ordigni improvvisati': «Non vedo l’ora di riabbracciare mia moglie, sarà il giorno più bello e lei lo sa...», dice il capitano e gli brilla la voce. «Sa anche, essendo mi-litare, il motivo per il quale io ora sono qui». Si sono sposati lo scorso luglio. Non vedono l’ora di avere figli, «magari quando lui tornerà», dice Federica: «È normale che abbiamo voglia di allargare la famiglia! ».
Parlano al telefono quotidianamente, molto spesso riescono anche a 'vedersi' grazie a Skype («A meno non ci sia connessione internet»), staranno nuovamente insieme a settembre. «Non è cambiato niente dai primi giorni di cinque anni fa – racconta, intenerendosi, il caporalmaggiore – riusciamo a mantenere il rapporto vivo come nei nostri primi momenti ». Sanno come certe cose facciano parte del loro lavoro e come, forse, la strada che ha davanti un amore con le stellette sia per certi versi sia più tortuosa. «Un paio d’anni fa subimmo un attacco, ci fu una vittima e diversi feriti – ricorda Roberto –, fu brutto e soprattutto perché in quelle situazioni vengono interrotti tutti i collegamenti con l’Italia per non far trapelare notizie false, quindi è possibile contattare la famiglie solamente molte ore dopo». Ore che per Federica «furono assai difficili – spiega –, perché non sapere nulla fu assai pesante da sopportare, poi uscimmo, fortunatamente, anche da quella situazione ».
Nessuno di loro due chiederebbe all’altro di rinunciare alle missioni. «Non si può e non si deve negare niente a nessuno, specie se è quello per cui lui ha studiato tutta la vita e che ama», afferma subito lei. «È più forte di noi, è difficile spiegarlo, e lo stesso vale per Federica», spiega Roberto al telefono dall’Afghanistan. «Abbiamo fatto un giuramento, la patria viene prima di tutto», aveva detto lei poco prima nella sua caserma romana. «Certo», se mandassero il caporalmaggiore in una zona operativa ad alto rischio, «penserei 'mannaggia...', mi preoccuperei – confida il capitano – Ma lei non lo saprebbe mai. Al più, potrei 'sfogarmi' con un collega e sempre nel nostro ambito militare, però a lei non direi mai niente, questo è chiaro». A chiederle quale sia la cosa più bella accaduta loro ultimamente, le brillano gli occhi: «Essere riusciti a incontrarci un po’ di tempo fa, quando ho raggiunto Roberto a Dubai e abbiamo potuto stare insieme una settimana ». Federica ha partecipato anche all’operazione 'Strade sicure' in Italia e subito dopo il terremoto del 2009 andò col suo reparto ad aiutare la popolazione aquilana. «Cerchiamo di non parlare quasi mai di lavoro – va avanti lei –, piuttosto facciamo discorsi diversi, discorsi di una coppia... normale». Ma chi ve lo fa fare di vivere così? «Se ti riferisci a me e Roberto, al cuore non si comanda – ribatte Federica, senza nemmeno doverci pensare –. E poi non dimenticare che questo è il nostro lavoro», che «ce l’abbiamo dentro. Penso che ogni militare, quand’è ora di partire, parta. Anche se a casa lascia la moglie o il marito. Si va e basta».