VERSO LE URNE. Morando: «Pier Luigi s'impegni per l'Agenda Monti L'Europa chiede garanzie chiare di continuità»
Evitare l’«incubo» del 2006, cioè quello di vincere appesi a un voto e senza una politica chiara da poter mettere in campo. Enrico Morando porta alla luce i timori di una vasta area del Pd. Serve, per il senatore (esponente di punta dell’area liberal e riformista del Pd, che ha sostenuto Matteo Renzi alle primarie) che il Pd faccia «un’adesione al programma europeo senza se e senza ma. Anche per frenare la turbolenza dei mercati».
Bersani garantisce che manterrà gli impegni presi con l’Europa: non basta?
Non ho alcun dubbio che Bersani, dicendo questo, voglia intendere quel che sostengo io. Non ho dubbi, cioè, sulla sua impostazione, ma siccome ci sono altri esponenti importanti del partito, come il responsabile economico, che dicono cose ben diverse, scattano dei dubbi. I dubbi dei mercati sulla continuità sono a questi livelli.
Fassina, infatti, dice che l’agenda Monti non esiste in natura.
La frase testuale era che non si acquista in cartoleria, se ricordo bene. Ma gli italiani sanno benissimo che cos’è, e ora si chiedono se si sono sacrificati per niente. Affermazioni come questa insinuano dei dubbi sulla nettezza della nostra posizione.
Per non dire di Vendola...
Certo, le sue posizioni sul fiscal compact, sulla riforma della previdenza, per non dire del referendum sull’articolo 18, sono difficilmente compatibili con il mantenimento degli impegni in Europa.
Lei dice difficilmente...
Dico difficilmente e non incompatibili, perché se il Pd fa il Pd e Bersani prende posizione con nettezza Vendola non potrà che prenderne atto.
Forse tutto ciò spiega l’assordante silenzio del leader di Sel in queste ore difficili. Ma Bersani ha bisogno dei suoi voti, e di quelli di Fassina, per vincere.
Io credo invece che per vincere Bersani ha bisogno di non perdere i livelli attuali dei sondaggi, frutto chiaramente dei nuovi consensi portati da Renzi e da un’area liberal-democratica che si è ritrovata sulle sue posizioni.
Ha letto il sondaggio D’Alimonte che indica la Lombardia come decisiva?
Ecco, appunto. È impensabile che, su certe posizioni massimaliste e di scarsa affidabilità europea, il Pd e l’alleanza che guida possa essere vincenti. E non vincere in Lombardia, con il peso elettorale (e anche economico) che questa regione ha, cancellerebbe ogni possibilità di auto-sufficienza della nostra coalizione.
Ma l’ipotesi che si presenti e si affermi un partito dichiaratamente per Monti non potrà essere una sponda importante per chi, nel Pd, sostiene queste posizioni?
Bersani deve dare forza alle sue affermazioni. Così non solo offrirà le garanzie che gli vengono richieste, ma si renderebbe anche compatibile per un’alleanza, almeno al Senato, con questa area, già prima del voto.
Così va contro Renzi, che teorizzava il no ad ogni alleanza, specie con l’Udc...
In realtà Renzi sosteneva che certe ragioni possono essere ben rappresentate anche da noi, e questo sostengo anch’io.
Ma nella carta degli intenti delle primarie si allude a possibili rinegoziazioni di accordi europei. Lo crede ipotizzabile?
No, si tratterà semmai di negoziare nuovi "compact", sancendo un nuovo piano comune su crescita e infrastrutture, ma quelli siglati non possono essere rimessi in discussione senza mettere in pericolo i risultati raggiunti. Che è infatti quel che sta accadendo.