Intervista. Bernhard Scholz: «Pace, vita, fede, incontro. L'essenziale va cercato»
Il presidente della Fondazione Meeting Bernhard Scholz
Arrivato alla 45esima edizione, il Meeting di Rimini si svolgerà dal 20 al 25 agosto e si interrogherà sul tema “Se non siamo alla ricerca dell’essenziale, allora cosa cerchiamo?” Come sempre, tavole rotonde, mostre, spettacoli, iniziative culturali e sportive ed eventi dedicati ai ragazzi; tutto trasmesso su più canali digitali e in più lingue. Il presidente della fondazione che lo organizza, Bernhard Scholz ci presenta con quest’intervista un’edizione sicuramente ricca di personalità dal mondo istituzionale, culturale, accademico e imprenditoriale, della Chiesa (con il presidente della Cei) e di altre religioni. Tra le presenze istituzionali ci saranno il presidente della Corte Costituzionale Augusto Barbera, i vicepresidenti del Consiglio, Antonio Tajani e Matteo Salvini, il commissario europeo per l’Economia Paolo Gentiloni, il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, il presidente del Cnel Renato Brunetta, il presidente della Banca d’Italia Fabio Panetta e l’Intergruppo Parlamentare per la Sussidiarietà. Il programma evidenzia l’attenzione ai temi internazionali e alla pace, approcciata come sempre attraverso le storie personali dei protagonisti. Ma ecco come ne parla Scholz.
Questo è il Meeting della pace in un mondo in guerra. La domanda, visto lo scenario e visto il tema che avete scelto per la 45esima edizione, è d’obbligo: «Cosa cerchiamo?»
Cerchiamo ciò che rende possibile costruire la pace – ci risponde il presidente della fondazione Meeting per l’amicizia tra i popoli, Bernhard Scholz - e quindi ciò che permette all’uomo di creare relazioni basate sul dialogo e sul sostegno reciproco. Solo un cuore in pace può costruire la pace. I Paesi europei dopo secoli di antagonismi atavici e guerre atroci hanno trovato una loro unione grazie a persone come Alcide De Gasperi che ricorderemo in una mostra a 70 anni dalla sua morte. Renderemo presente esperienze che potremmo chiamare germogli di riconciliazione, iniziative che, in Paesi coinvolti nella guerra, “combattono” l’odio e il rancore con opere di carità e dialoghi fra le religioni per contrastare la loro strumentalizzazione politica e rendere evidente il contributo decisivo alla pace. Penso in particolare all’incontro tra il presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi e il segretario generale della Lega Musulmana Mondiale, Muhammad Al-Issa. Non solo: sarà presente al Meeting il grande scrittore Colum McCann, autore del romanzo “Apeirogon” che parla della storia vera di due padri, Rami Elhanan, israeliano, e Bassam Aramin, palestinese, che hanno perso le loro figlie uccise dal terrorismo e dall’occupazione militare. Due uomini che hanno trasformato quel grande dolore in iniziative concrete per la pace e la convivenza. Siamo profondamente grati che questi due padri verranno al Meeting per condividere la loro esperienza piena di sofferenza e ricca di speranza.
Un altro grande autore scriveva che «l’essenziale è invisibile agli occhi». Eppure, la drammaticità della situazione ci impone di cercarlo proprio nel visibile: nella tecnologia? Nella economia? Nella politica? Dove lo cerchiamo?
L’essenziale non è una riduzione austera della vita ad un minimo necessario, ma ciò che permette ad ogni momento della nostra esistenza di vivere in un orizzonte di senso che apre alla ricerca del vero, all’impegno per il bene e al riconoscimento del bello in tutto quello che incontriamo. Certamente questa essenzialità consiste per i cristiani nella fede che ci fa guardare a Dio come origine e destino di tutta la realtà e di ogni persona. Ricorderemo in questo Meeting la figura di san Francesco che ha vissuto questa fede in una estrema essenzialità, ma proprio per questo è stato capace di valorizzare ogni cosa con una profondità sempre nuova e con la capacità di creare una fratellanza inimmaginabile. Chi vive una tale essenzialità cercherà un utilizzo il più possibile adeguato delle nuove tecnologie, cercherà di realizzare un’economia e una politica orientate al bene di tutti. La storia anche attuale ci insegna quanto sia rischioso il contrario: chiedere alla tecnologia, alla politica o all’economia di rispondere alla nostra esigenza di essenzialità e quindi di libertà e di solidarietà. Ciò che è essenziale si rende visibile nei suoi frutti.
Il Meeting si apre con il cardinale Pizzaballa. Che parole si aspetta di ascoltare da lui?
Il cardinale Pizzaballa da sempre è stato capace di comunicare in modo realistico e coinvolgente un’esperienza di fede che si arricchisce e si approfondisce proprio per il contesto nel quale vive e che lo obbliga, se così si può dire, a dare autentiche e sofferte ragioni, a rispondere continuamente a domande che non danno più niente per scontato. Di fronte alla tragedia immane di questa nuova guerra, parole come pace, vita, fede, speranza, incontro e altre parole essenziali della nostra vita in un contesto di grande dolore sono ancora più sottoposte ad una verifica e alla riscoperta del loro significato più profondo. Siamo molto grati al cardinale Pizzaballa di aver accettato il nostro invito a condividere questa sua esperienza al Meeting.
Se si dovesse scegliere una pace, per prima sceglierebbe Kiev o Gaza?
Non c’è un’alternativa: Kiev e Gaza ma anche Siria, Libano, Myanmar, Sudan, Corno d’Africa, Congo e tanti altri paesi, che soffrono per i conflitti violenti che li affliggono, chiedono, anzi gridano la pace. È necessario un impegno di tutti a livello internazionale e serve quel “coraggio del negoziato” che soprattutto il Papa e la Chiesa invocano continuamente. Sono tanti gli interessi in gioco, non si può essere ingenui, ma non esiste una corsia privilegiata per la pace percorribile solo da qualcuno e da altri no. Ogni conflitto è diverso, ma la strada è per tutti la stessa. Soprattutto per il futuro dei bambini e dei giovani di queste terre martoriate è decisivo che si lavori fino in fondo per una pace giusta. Altrimenti si ferisce la dignità di un popolo e l’odio non solo non si estingue, ma cresce ancora di più, trasformandosi in rancore alimentando nuove guerre e nuovi terrorismi.
Si può sottomettere un popolo anche togliendogli il lavoro, il potere d’acquisto, i mercati: oggi la disuguaglianza ha un valore strategico?
La disuguaglianza è in gran parte una conseguenza sempre più drammatica di una impostazione che si basa sull’idea che l’economia di mercato porti automaticamente al benessere di tutti. Dato che questo automatismo non esiste, bisogna correggere questo approccio non limitando ma valorizzando l’iniziativa personale di ognuno. Questo sarà un tema importante del Meeting sul quale interverrà anche Branko Milanović, uno dei più noti esperti internazionali sul tema della disuguaglianza. Parleremo poi della sostenibilità sociale dell’economia europea, anche rispetto agli attuali sistemi della sanità e del welfare che si trovano sempre più in difficoltà. Metteremo in luce, proprio in questo contesto, il ruolo decisivo dell’educazione e della formazione, fondamentali per rendere le giovani generazioni capaci di diventare protagoniste di una economia più equa e di un sistema del welfare che non si riduca ad assistenzialismo.
Come sempre, il Meeting vedrà una nutrita partecipazione di politici: che giudizio date della politica economica e sociale del governo Meloni?
Come tutti i governi europei, anche il governo italiano si trova davanti a scenari inediti e molto complessi a partire da una situazione geopolitica sempre più conflittuale, con tutte le ricadute che questo ha sulla vita di tutti i giorni. Per questo quindi ci confronteremo con molti degli attuali ministri sul futuro di economia, società, educazione, e su altri temi fondamentali: ambiente, energia, mobilità, tecnologia, welfare, sanità. Sono incontri con i quali vogliamo contribuire al confronto fra istituzioni e società civile. Interverranno anche il presidente della Corte costituzionale Augusto Barbera, il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta e il presidente del Cnel Renato Brunetta.