Attualità

LA MOBILITA' E IL PAESE. Dopo il rogo della Tiburtina «Snodi urbani, il tallone d'Achille»

Giovanni Ruggiero martedì 26 luglio 2011
Carlo Scarpa insegna economia industriale all’Università di Brescia. Si occupa di trasporti e delle soluzioni e strategie, anche economiche, per la maggiore efficienza possibile. Parliamo di treni, dopo il rogo a Roma Tiburtina. Professore, un fatto imprevedibile questo incendio, però la linea ferroviaria italiana è saltata dando l’impressione che non sia poi così efficiente. È solo una sensazione?In qualunque città del mondo, che abbia una struttura comparabile a quella di Roma, se c’è un incendio che rende inagibile una stazione importante come la Tiburtina uno sconquasso si provoca. Credo sia fatale. Il problema è semmai un altro.Quale?Abbiamo puntato molto sulle linee extraurbane di grande livello con gallerie, ponti, tracciati di alta velocità e quant’altro, ma questo è il lavoro più facile. Sugli snodi cittadini siamo proprio indietro, l’esempio più lampante è l’attraversamento di Milano. Invece di attraversare la città in modo leggero, a limite sottoterra, si continua a farlo in modo molto tradizionale con necessari rallentamenti. A Bologna il problema si sta per risolvere. Stessa cosa sarà possibile per Firenze. Sono questi i veri problemi ancora aperti del nostro sistema, sia dell’alta velocità che delle linee tradizionali.Passare sotto le città, dunque?Sarebbe l’ideale, ma in città come Roma questo è quasi impossibile, per l’assoluta certezza di trovare sotto terra vestigia del passato. Però è evidente che questa soluzione cambierebbe di molto il sistema traffico.Non c’è un altro modo, visto che non è sempre possibile passare sotto le città?Un altro sistema è quello di raccordare il traffico ferroviario con il trasporto pubblico locale. Abbiamo stazioni che sono ormai nel centro della città: pensiamo a Milano o a Santa Maria Novella a Firenze, davanti a uno dei posti più belli della città. In altre capitali (Londra o Parigi) le stazioni sono periferiche: il passeggero arriva lì e poi si serve di linee metropolitane che lo portano quasi immediatamente al centro.Sarebbe così difficile farlo?Ci vorrebbe un sistema di trasporto locale molto raccordato con quello ferroviario e molto più efficiente.Torino lo sta facendo. I treni fermeranno tutti a Lingotto e poi una metropolitana leggera porterà i viaggiatori in centro.È un tentativo importante e molte città potrebbero andare in questa stessa direzione, e sarebbe un grande vantaggio. Ma bisogna gestire le città in modo più efficiente di quanto si faccia oggi.Oggi abbiano due reti ferroviarie: l’alta velocità per chi può e quella di sempre per i pendolari. Come le giudica?Quella dell’alta velocità è di una qualità evidente, l’altra è molto migliorata. Ci sono però due criticità: la diversità di situazioni passando da Nord a Sud e poi la diversità da regione a regione. In alcune il sistema di trasporto è alquanto abbandonato a se stesso. Le Regioni hanno una autonomia finanziaria molto limitata e sono pronte a scaricare sul sistema Italia colpe che in realtà sono proprie. Dovrebbero essere proprio i governi regionali a metterci i quattrini: alle Ferrovie dello Stato spetta effettuare il servizio. Se le Regioni non sono pronte a pagare è normale che il servizio sia scadente.Quindi che dal Sud, in una giornata, siano rimasti solo pochi Intercity che salgono la Penisola è colpa delle Regioni. Non avrebbero diritto anche al Sud a un sistema migliore?Sicuramente, ma si stratta di capire lo Stato italiano e le Regioni che intenzioni hanno. Se lo Stato non ci mette i soldi e le Regioni fanno lo stesso, è evidente che Trenitalia non ha interesse a coprire questi servizi. Ci sono responsabilità politiche che vanno ascritte a chi ha la possibilità di prendere tali decisioni.Che ci siano regioni in cui il trasporto ferroviario è inesistente è solo colpa delle scelte di chi li governa?Prendiamo il caso della Lombardia. Il traffico è intenso e c’è un introito da questo traffico molto significativo, così che il contributo pubblico può essere limitato. Se vogliamo dare la stessa offerta di treni a regioni dove ci sono meno attività, è evidente che i sussidi pubblici saranno più pesanti.Il ragionamento da economista non fa una piega. Ma il trasporto pubblico, per essere un servizio pubblico essenziale, non va garantito a tutti con la stessa efficienza a prescindere dai costi?Posso essere d’accordo con questo, ma qualcuno deve coprire il costo del servizio. Ci deve essere una Regione o lo Stato che paga la differenza.Ma il risparmio sui costi non è indirettamente anche un modo per garantire un servizio migliore?Se c’è una responsabilità di Trenitalia è che dovrebbe essere più efficiente di quanto lo sia oggi. Si può anche pensare di garantire lo stesso movimento di treni con gli stessi soldi, se si è più efficienti. Questo è il punto debole delle Ferrovie italiane: si potrebbe fare molto di più riducendo i costi operativi.