È finito il tempo delle «fibrillazioni». Ora «ci si mette al lavoro sulla legge elettorale e intanto Letta stende il patto di governo con Renzi». Dario Nardella, renziano di ferro, ragiona come chi ha archiviato ipotesi di voto a breve: «La nostra previsione è che non ci saranno elezioni anticipate, tanto più se ci si mette al lavoro come si deve, evitando fibrillazioni».
Il vostro elenco di priorità a Letta sembra "il libro dei sogni".Letta sa che il Pd incalza il governo sulle priorità che tre milioni di italiani, in un periodo di disaffezione della politica, hanno votato alle primarie.
Tra le priorità ci sono le coppie gay? Non è così che si evitano fibrillazioni...Capisco l’imbarazzo di Alfano e dei moderati che per 20 anni hanno parlato di famiglia, ma non hanno mai fatto nulla di concreto. Noi ci occupiamo sia della famiglia basata sul matrimonio che di unioni differenti, che nascono da legittime esigenze dei cittadini. Distinguiamo, ma sosteniamo i diritti civili. Del resto la famiglia si sostiene con misure concrete, e con Renzi sindaco a Firenze abbiamo lavorato su asili nido, servizi agli anziani, misure sociali per le famiglie svantaggiate. Così si fanno le politiche per la famiglia, non con principi teorici.
Qui si tratta più che di un principio teorico...Il riconoscimento dei diritti civili fa parte del dovere di un Paese moderno, ma non indebolisce certo la famiglia, che va sostenuta concretamente.
Il piano per il lavoro è partito da quello di Ichino e ora sta virando a sinistra. C’è forse un tentativo di accontentare la sinistra del Pd che dà segni di insofferenza?Certamente. Il nostro obiettivo non è di spostare al centro il Pd, ma di guardare da un lato all’altro per un partito a vocazione maggioritaria, e questo vuol dire toccare temi cari alla sinistra, come lo ius soli, voluto da Napolitano. Quanto al
Job act, finché non viene presentato, ogni critica è pretestuosa. La nostra sarà una proposta nuova che punta sul rilancio dell’economia.
Mettete in campo tante riforme. Anche costituzionali...Sì, al primo posto la riforma del bicameralismo, che significa una seconda Camera per le autonomie che, in contemporanea all’abolizione delle Province, renda il Parlamento più efficiente e meno costoso.
Ma allora che necessità c’è di fare la legge elettorale prima della riforma del Senato?Lavoriamo a una riforma elettorale che in via transitoria si adatta al bicameralismo, ma pensata già per collegarsi ad un sistema monocamerale. La legge elettorale va fatta subito perché se arriviamo alle europee ancora a caro amico, perdiamo credibilità. Tanto più che dobbiamo smetterla di fare riforme solo con i partiti di maggioranza.
Ma alla fine la farà la maggioranza. Grillo si è sfilato, Berlusconi la lega all’election day... Anche se le tre proposte sembrano tentare i tre destinatari.Le tre proposte sono indirizzate trasversalmente a tutti. Spero che Grillo cominci a fare qualcosa di concreto e smetta di dire solo no. Altrimenti il M5S è destinato a sparire. Quanto ad Alfano e Berlusconi, il Pd non si sottoporrà a veti incrociati degli ex Pdl. A noi interessa la riforma e qui si misura l’attendibilità dei partiti nei confronti dei loro elettori.
Gli elettori di Grillo sono un bel bacino per Renzi.Certamente, primo perché il Pd ha perso più di un milione di voti con il M5S, e vuole riconquistarli. Poi, se Grillo continua così, deluderà i suoi elettori. E a questi noi parleremo con i fatti.