Attualità

Intervista. Il procuratore Sciacchitano: «Cambiare le norme Ue»

Antonio Maria Mira mercoledì 22 aprile 2015
«Certo che gli scafisti vengono processati e condannati, ma sono solo l’ultima ruota dell’organizzazione. Spesso ragazzini a cui dicono "segui la rotta e poi telefona in Italia che vi vengono a salvare". I trafficanti veri rimangono all’estero, li conosciamo più o meno bene, ma non possiamo fare nulla o quasi. Ora sento dire che dovremmo andare a prenderli. Bene. Ma come? Ce lo dicano e soprattutto facciano davvero qualcosa. Lo faccia soprattutto l’Europa». Non è certo tenero Giusto Sciacchitano, procuratore nazionale antimafia aggiunto, da molti anni responsabile proprio del settore immigrazione e tratta degli esseri umani. Il magistrato non fa tanti giri di parole su quanto sta accadendo: «Il problema non nasce oggi. È una vergogna!». E ce l’ha soprattutto coi paesi europei.Procuratore perché li accusa?I governi europei non sono minimamente interessati. La Ue ha guardato alla collaborazione giudiziaria ma solo all’interno dell’Unione, ma qui il problema è esterno. La politica estera europea deve avere almeno il coinvolgimento dei paesi principali contro i trafficanti. Prima che un problema giudiziario è un problema politico.Ma molti di questi paesi dicono che già fanno molto, che accolgono molti più immigrati di noi...Proprio in questi giorni sono venuti in Procura nazionale antimafia alcuni magistrati francesi. Ho spiegato che è vero che in molti paesi europei accolgono più migranti ma da loro arrivano in 10 o 20 alla volta, da noi mille alla volta. Da loro arrivano in treno o in aereo, da noi sui barconi dei trafficanti. Non c’è paragone!E cosa andrebbe fatto?Servirebbero due interventi. Uno di politica interna Ue, modificando gli accordi europei sull’immigrazione. E uno di politica estera Ue, per colpire i trafficati. Questo deve chiedere l’Italia. Abbiamo fatto male a chiedere altri fondi. Quelli ce li danno... Invece bisogna modificare le norme Ue. Il trattato di Dublino venne firmato in una realtà diversa, ora c’è un vero tsunami che arriva sulle nostre coste e quelle norme vanno adeguate.E quelle italiane?Per carità! Vanno benissimo, non dobbiamo cambiare niente. Le procure e la procura nazionale sono impegnatissime, quello del traffico di esseri umani è uno dei reati su cui la nostra attenzione è prioritaria. Certo ci sarebbe la tentazione di arrendersi ma io non mi arrendo.Lei accusa l’Europa ma che ne dice dei paesi da cui partono i migranti?La loro collaborazione sarebbe fondamentale. Dal 2014 il governo egiziano collabora, ci dà retta, ma solo grazie a una politica comune Ue. Ma è l’unico caso. Contro i trafficanti della Nigeria non riusciamo a fare nulla. Dal quel paese la collaborazione è zero. E così anche da quelli del Corno d’Africa e dalla Libia.Ora si propone di andare in Libia per affondare i barconi dei trafficanti.Come? Non si può fare il paragone con l’Albania. Lì ci fu un accordo col governo di quel paese. In Libia ci vorrebbe un intervento dell’Onu. Piuttosto evitiamo, come purtroppo è successo, di restituire i gommoni ai trafficanti...Che intanto cosa fanno?Cambiano strategia ad horas, modificando rotte e modalità. Prima le navi madri e ora nuovamente i barconi. Non corrono alcun pericolo. È un affare a costo zero. E le nostre mafie?Non sono interessate all’affare. E questo per assurdo aggrava le indagini perché sapremmo dove mettere le mani.