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Intervista. Lupi: «Sullo ius scholae ci si confronti in Parlamento»

Angelo Picariello, inviato a Rimini sabato 24 agosto 2024

Maurizio Lupi con Paolo Gentiloni al Meeting di Rimini

Se non è nell’agenda di governo, la nuova cittadinanza è - da tempo - nell’agenda del Parlamento, con numerose proposte delle diverse forze politiche che si sono sovrapposte nel tempo. Maurizio Lupi, leader di Noi moderati e presidente dell’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà indica nel dialogo e nel realismo la via da percorrere, ricordando le proposte che sono agli atti anche a seguito di iniziative avanzate nell’area di centrodestra.

Dal dibattito del Meeting sulla nuova cittadinanza uno spiraglio sembra intravedersi, mettendo da parte i pregiudizi ideologici.

Oltre che quelli che lei chiama pregiudizi ideologici, che valgono su entrambe le sponde del problema, sia quella dei fautori dello ius sanguinis sia quella dei propugnatori dello ius soli, bisogna separare la questione in sé dalle esigenze di agenda politica che, ricordo, non può essere dettata alla maggioranza dall’opposizione e dalla tempistica con la quale si decide di porla all’attenzione dell’opinione pubblica. Detto questo, entrando nel merito ricordo che la proposta di uno ius culturae, basato sulla frequenza di più cicli scolastici, anni fa fu avanzata dal Nuovo Centro Destra, partito di cui ero capogruppo alla Camera, valutata positivamente anche dall’allora presidenza della Cei. Ripeto, bisogna vedere se interessa parlare della cosa in sé o sollevarla solo per un problema politico.

Una spinta arriva anche dalle imprese, anche se , come ha sostenuto Piantedosi al Meeting, l’approccio su temi così delicati non può essere solo economico, che era poi il vero limite della “Bossi-Fini”.

Impostare il problema della cittadinanza - che ha serie e concrete implicazioni, come ha detto il governatore del Veneto, Luca Zaia, ad esempio sul welfare e sul sistema sanitario – nell’ottica di una rivendicazione complica solo le cose. Io penso invece che si tratti di riconoscere una realtà: un ragazzo, che sia o meno nato in Italia, la cui famiglia risiede e lavora in Italia e ha un progetto educativo sul figlio, che parla italiano, studia lingua, letteratura, storia, geografia, educazione civica, magari tifa pure Inter o Milan, ha la licenza elementare, quella media, frequenta una scuola superiore…, è italiano o no? Le esigenze delle aziende, le considerazioni sulla denatalità, i risvolti economici di questo criterio vanno sicuramente considerati, ma vengono dopo.

Quale soluzione intravede, allora?

Ritornare, anche su questo tema alla centralità del Parlamento, senza forzature, con i tempi che occorrono per fare una buona legge, per percorrere la strada di un dibattito approfondito, non fatto di slogan emozionali, insomma, per mettere in pratica quella che Ratzinger chiamava la vera etica della politica: l’arte del compromesso, non come trattativa al ribasso, ma come capacità di sintesi.

Con il Pd il dialogo è serio?

Non deve essere solo con il Pd, deve essere un dialogo nel Parlamento. Comunque, se inizierà, le saprò dire.

Nella maggioranza si arriverà a ragionarci insieme?

Lo facciamo da due anni, sui temi più diversi e lo faremo con serenità anche su questo. È una maggioranza composta da quattro partiti, le sensibilità sono diverse ed è un bene che lo siano. Le diversità sono una ricchezza quando riflettono esigenze reali di cui tener conto nella soluzione dei problemi. Bisogna parlare, sondare i problemi, valutare tutti i fattori. Diceva il grande Vaclav Havel (ex presidente ceco, ndr) che c’è una lentezza della politica che può apparire irritante, ma che è necessaria perché il processo legislativo sia veramente democratico.

In Parlamento da dove e come ripartire?

Si parte sempre dalle proposte di legge. Vediamo se ne arrivano e come sono strutturate.