Attualità

LE ISTITUZIONI E LA CRISI. «Ma guai a negare la volontà popolare»

Arturo Celletti martedì 17 agosto 2010
«Non perdiamo tempo in discussione astratte. Non ci sarà nessun atto estremo di incoerenza dei finiani e dunque non ci sarà nessun dibattito su un eventuale esecutivo tecnico. Ma comunque un altro punto mi appare fermo: Giorgio Napolitano non farebbe mai nascere governi che non siano rispettosi della volontà popolare». Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl, sospira e sorride: «Non c’è nessuno spazio. Nessuno. Sarebbe come ipotizzare che ad agosto a Roma la temperatura possa salire fino a 52 gradi».Sarà ma il capo dello Stato in un’intervista a l’Unità...Tutti ci siamo meravigliati sul perché di quell’intervista, poi abbiamo capito: era un atto di cortesia, soltanto un atto di cortesia. Napolitano è un credibile garante delle regole democratiche e del principio di sovranità popolare.Ha letto la nota del Colle contro l’intervista dell’onorevole Bianconi? L’inquilino del Quirinale dice basta a pressioni indebite...Francamente non ho capito quella nota e non vorrei che fosse stata solo un pretesto... La verità, comunque, è una sola: tutta la maggioranza rispetta il capo dello Stato, ma tutta la maggioranza sa che in caso di crisi c’è una sola strada possibile. C’è il ritorno alle urne perché siamo in una Repubblica che si fonda sul voto dei cittadini.Proviamo a valutare la variabile impossibile, a immaginare che si faccia un tentativo per un governo istituzionale.Sarebbe una sciagurata forzatura contro il principio della sovranità popolare. Un principio che vale anche per il capo dello Stato che è stato eletto da un Parlamento eletto dai cittadini. Insisto: se si dovesse tentare...La nostra protesta in Parlamento sarebbe decisa e totale: regolamenti alla mano non permetteremmo che si muova nulla. Ma non finirebbe così. Anche nel Paese ci sarebbe un’inevitabile sollevazione. Una protesta composta, ma ferma. La gente che ha votato Pdl non potrebbe mai accettare una sottrazione del suo potere di decisione.È una minaccia?E perché minaccia? Io non contesto il diritto degli altri di andare al governo, contesto il diritto di andarci senza passare dalle elezioni. E di fronte a questa eventualità il Paese avrebbe tutto il diritto di farsi sentire. O forse qualcuno immagina una limitazione dei nostri diritti? Sarebbe grave, assurdo: questi sono diritti costituzionali. E poi...E poi?E poi ci siamo lamentati per anni dell’instabilità, per anni abbiamo denunciato i limiti dei governi balneari e ora che abbiamo conquistato una democrazia dove il peso dei cittadini è maggiore... Il vero problema è che la Costituzione non ha ancora registrato il cambiamento.A questo punto vede il rischio di una crisi istituzionale?A luglio andai a fare visita al capo dello Stato. Fu un incontro di mezz’ora, l’occasione per fare il punto. Alla fine informai Napolitano che sul Csm avremmo fatto il nome di Annibale Marini. Una novità su cui non avevo ancora informato Berlusconi.Perché questo episodio?Per spiegare che noi del Colle ci fidiamo. E che quel rapporto di fiducia non si è incrinato nemmeno quando Napolitano è entrato nel dibattito politico dando giudizi di merito su leggi che erano in discussione in Parlamento.Le intercettazioni?Già ed è per questo che dico: l’intervista di ferragosto di Bianconi non andava sopravvalutata. Bianconi è un uomo di partito come era un uomo di partito l’attuale capo dello Stato quando il Pci aggrediva Giovanni Leone e Francesco Cossiga. Vado a memoria, ma non ricordo voci dissonanti. Nemmeno quella di Giorgio Napolitano.