«Erano mesi che il linguaggio di Fini era incomprensibile al popolo di centrodestra. Le sue uscite sui temi etici, la sua sortita sulla cittadinanza breve per gli extracomunitari... Ma c’è stato un momento in cui nessuno ha capito il presidente della Camera...». Franco Frattini esita qualche istante prima di spiegare e scandire l’atto d’accusa. «...Quando ha gridato "chi è indagato deve lasciare il governo"... Parole incomprensibili a una destra moderna che crede nelle garanzie e non accetta questo giustizialismo alla Di Pietro». Il ministro degli Esteri, parola dopo parola, diventa sempre più esplicito. «Fini non è più visto come un leader del centrodestra. E, in prospettiva, non sarà più uno dei leader naturali alla successione». Siamo alla Farnesina, nell’appartamento del capo della diplomazia italiana. Si parla di attualità politica. Di un voto che nessuno vuole, di un governo di transizione che non esiste e che il Quirinale «non avallerebbe mai». Ma soprattutto si parla di Gianfranco Fini. C’è una domanda netta che precede una risposta altrettanto netta. Ministro cosa pensa della vicenda della casa di Montecarlo? «È stato fatto un lavoro di giornalismo d’inchiesta. E quello che è venuto fuori merita risposte. Fini non può dire "la questione non esiste", risponderemo in sede legale. Non può dire "è solo fango". Il fango vero è stato riversato per anni contro il presidente del Consiglio.
Preoccupato per la mozione su Caliendo?Un voto contrario dei "finiani" vorrebbe dire la fine di una storia. E di una legislatura. È così: si andrebbe, inevitabilmente al voto anticipato.
E le strade di Fini e Berlusconi si separerebbero per sempre?Ora bisogna governare, ma al primo accordo che fallisce si va a votare perchè il logoramento è l’unica cosa che non può essere accettata. Ma voglio essere ancora più chiaro: se davvero si dovesse andare al voto per colpa di Fini faremo la campagna elettorale contro di lui.
Si spieghiLa gente ci chiede stabilità e lui? Lo inseguirebbero con i forconi. E costringerebbero il Pdl a spiegare le ragioni per cui cadiamo. E questa ragione avrebbe dei nomi e dei cognomi.
Lei sembra escludere lo scenario del governo di transizione...Io conosco il capo dello Stato, so che cosa pensa... Voi credete che potrebbe mai avallare un ribaltone? O magari dire sì a un pateracchio... Siamo seri, Giorgio Napolitano non è mica Oscar Luigi Scalfaro.
Eppure girano voci. E nomi: che dice di Tremonti?Giulio è l’ultima persona al mondo che potrebbe prestarsi a una cosa del genere e certi retroscena fanno ridere me e credo anche lui. E poi guardiamo i fatti: il governo tecnico è l’esatto contrario di quello che vogliono Bossi e Berlusconi. Non crede che basti? Ma dico un’ultima cosa: la storia spazza via quelle formazioni politiche che si prestano a giochi di Palazzo e l’esperienza di Lamberto Dini dovrebbe essere ricordata da tutti.
I finiani insistono: serve un nuovo patto di legislaturaNon capisco. Il programma è e resta questo. Non si possono aggiungere nuovi capitoli o toglierne altri. E allora se qualcuno immagina un patto per cambiare l’accordo di programma dico no. Pensate se seguendo l’idea dell’aggiornamento si dicesse: lavoriamo alla cittadinanza breve per gli extracomuunitari... E non voglio andare avanti.
Torniamo a Fini. C’è l’eventualità che dia vita a un raggruppamento con Casini e Rutelli?Provi a fare un giro nei blog legati al mondo della destra. Legga che cosa scrive quel mondo sullo strappo di Fini. E immagini come quel mondo giudicherebbe un accordo con Rutelli che è stato il capo dei radicali.
Insomma Fini è in un vicolo cieco?Sicuramente non ha altre opzione che non quella del centrodestra. E allora ha una sola possibilità: dimostrare concretamente di essere ancora una risorsa. E cominci con azioni parlamentari e politiche prive di ambiguità.