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L'INTERVISTA. Franceschini: «Mai al governo con Bossi»

Giovanni Grasso sabato 4 giugno 2011
Le amministrative hanno segnato la fine del berlusconismo. Ma Berlusconi non è persona da farsi da parte facilmente; anzi, temo pericolosi colpi di coda. Per cui l’invito del Pd continua a essere rivolto alle forze di opposizione e non solo per tenere alta la guardia. C’è infatti bisogno del contributo di tutti, di una grande alleanza, per voltare completamente pagina e, soprattutto, per avviare la ricostruzione morale, politica ed economica del Paese». Il presidente dei deputati del Pd, Dario Franceschini, lancia un appello a tutte le opposizioni per un fronte comune. Ma chiude la porta a ogni dialogo con la Lega: «È l’altra faccia del berlusconismo: una forza che ha basato il suo successo elettorale sulla paura dell’altro, sul disprezzo delle regole, sull’egoismo, sulla demonizzazione, sulla rottura della solidarietà nazionale. Non è stato un caso, quindi, che in queste elezioni non ha funzionato più il gioco del travaso di voti, per cui perde uno e cresce l’altro: hanno perso tutti e due».Dunque, onorevole Franceschini, nessun patto del Pd con la Lega, neanche per riscrivere la legge elettorale?Attenzione: una cosa è un’alleanza elettorale o di governo, nella quale Pd e Lega sono incompatibili per i valori che professano. Il discorso della riscrittura delle regole è un’altra cosa. Abbiamo collaborato con la Lega per il federalismo, per limitarne i danni. Collaboreremo sempre sulle regole, perché le regole, per essere valide e durature, devono nascere da un grande consenso che va oltre i ruoli di maggioranze e opposizione. D’Alema ripropone il governo delle larghe intese, il segretario Bersani e lei sembrate spingere più sul pedale delle elezioni. Chi ha ragione?Non c’è contraddizione. La proposta di un’alleanza che vada dal Terzo polo a Vendola vale sia nel caso ci fosse una crisi di governo, per dar vita a un nuovo esecutivo che dia delle risposte urgenti ai gravi problemi sociali ed economici del Paese, riscriva la legge elettorale e porti l’Italia al voto; sia nel caso si votasse subito o si arrivasse a fine legislatura.Fini e Casini, Vendola e Di Pietro. Non le sembra un’accozzaglia di forze con idee e programmi incompatibili su molti aspetti?Io credo che, superato il berlusconismo, non saranno affatto risolti i problemi. La stagione del berlusconismo lascerà in eredità al Paese un cumulo di macerie da un punto di vista economico, ma soprattutto sui valori civili e della convivenza. Per anni è stato proposto al Paese un modello basato sul successo personale, sull’egoismo, sul consumismo, sull’insofferenza per il bilanciamento dei poteri, sulla rottura dei tradizionali vincoli di solidarietà tra categorie, tra fasce di età, tra aree del Paese. La stessa vita politica è stata impostata come un duello all’ultimo sangue tra politica e magistratura, tra Nord e Sud, tra presunti liberali e supposti comunisti, tra gente che produce e cosiddetti parassiti. Ci sarà un enorme sforzo da fare per ricostruire il tessuto civile e sociale della nostra nazione. Un contributo al quale nessuno si potrà sottrarre, perché servirà l’impegno da parte di tutte le forze sane, di destra, di centro e di sinistra, di cattolici e laici, della politica, dell’economia e della società civile. Poi, una volta ridefinite insieme le regole del gioco, potremmo dividerci di nuovo, secondo un bipolarismo finalmente virtuoso e europeo, fondato sui programmi. La scelta di Angelino Alfano come segretario del Pdl non potrebbe segnare una svolta nella direzione da lei indicata?Conosco bene Alfano, dai tempi della comune militanza nel movimento giovanile della Dc. Nulla da dire sulla persona, ma l’operazione compiuta dal Pdl è solo di maquillage. Si tratta di una riorganizzazione del potere interno, non di una abdicazione o di un cambio di leadership. Berlusconi resta il dominus assoluto e non ha alcuna intenzione di mollare lo scettro. Se fosse per lui, per come lo conosco, non lo mollerebbe mai. Perché secondo lei il Pdl ha perso le amministrative?Le ha perse Berlusconi. La gente ha cominciato ad accorgersi della distanza siderale tra le sue promesse e le sue realizzazioni. Ha visto che, nonostante gli annunci, le condizioni economiche e sociali sono peggiorate negli ultimi tre anni. E ha punito il governo.Il Pd però vince solo grazie a candidati non provenienti dalle sue file, come Pisapia o De Magistris...Fassino a Torino e Merola a Bologna non erano del Pd? Quando si fanno alleanze con altri partiti è chiaro che non si può sempre pretendere la leadership. A Macerata abbiamo appoggiato un candidato sindaco dell’Udc, che è risultato vincente. Quanto a Napoli, beh, lì possiamo dire che il primo turno ha un po’ funzionato da elezione primaria. Ora ci sono i referendum: potranno essere una spallata definitiva al governo?Io credo che i temi proposti - dall’acqua, al nucleare, all’uguaglianza di fronte alla legge – vadano ben oltre questo governo. E riguarderanno il futuro dell’Italia per molti decenni. Non so se si raggiungerà il quorum, ma se accadesse sarebbe una bella prova di maturità civile.