Intervista. Delrio: «Sarà il governo dell'ecologia integrale». Con trasporti migliori
Graziano Delrio, capogruppo del Pd alla Camera
«Ho trovato nelle parole di Draghi una forte propensione alla protezione sociale e al contempo un’ansia riformista. Sono due fattori che rendono il Pd assolutamente deciso e convinto nel sostegno: ne vale la pena, senza alcun dubbio». Per Graziano Delrio, il completamento dell’iter della fiducia segna l’inizio di una nuova pagina, per il Paese e anche per la politica. «È una fase di ricostruzione anche per i partiti. Serve rigenerare il pensiero e l’azione politica. E dopo il taglio dei parlamentari, abbiamo il dovere di mettere in sicurezza la Costituzione con interventi di assoluto buon senso e che non credo troveranno ostacoli e pregiudizi».
Eppure il Pd, all’origine di questa avventura, sembrava avere delle perplessità…
No. Vi era qualche preoccupazione legata al ruolo della Lega. Niente di più. Il clima è positivo, nel Pd e direi anche in Parlamento. Certo, c’è tormento in M5s e nella Lega ci sono difficoltà che però mi pare riescano a gestire. Ma il clima generale è di speranza e fiducia.
Dal punto di vista delle protezioni, che lei richiama, Draghi ha parlato di una “selettività”. Non è un approccio che preoccupa il suo partito?
Distinguere è un atto di giustizia. Distinguere e aiutare di più, quindi, i nuovi poveri, in particolare i giovani e le donne. Il premier ha la competenza e l’esperienza per individuare le categorie economiche che non hanno ricevuto danni da questa fase, come ad esempio le piattaforme on line.
Quale è il primo atto dell’esecutivo che arriverà al vaglio dell’aula?
Anche se non sarà un atto legislativo, credo che avremo presto in Aula la ridefinizione del piano vaccinale. Più velocemente ci curiamo più velocemente riparte l’economia.
Ha aspettative su una uscita non così lontana dall’emergenza?
Sappiamo che non tutto di questa pandemia dipende dall’uomo. Ma se, come ha detto Draghi, mettiamo in campo tutte le risorse che abbiamo, possiamo sperare che a settembre ci sia una situazione davvero di maggiore sollievo.
Una scelta che potrebbe sparigliare sui vaccini?
Liberare i brevetti e iniziare la produzione italiana: si discuta presto con l’Ue. Penso vada fatto.
Lei parla di «ansia riformista» di Draghi. Una delle riforme varate dal Conte 2, l’assegno unico per i figli, non è stata citata. C’è da temere?
C’è il finanziamento a valere da luglio, mancano solo i decreti legislativi. Ho sollecitato personalmente il premier in questa direzione durante le consultazioni. Mi pare ci sia consapevolezza che l’assegno unico è proprio l’inizio di quella riforma organica, nel senso della progressività, evocata da Draghi in aula. E si tratta di una misura centrale nei paesi nordeuropei che il premier ha citato nel discorso. Non ho timori sul punto.
Non è rammaricato dal fatto che il centrosinistra abbia perso la “paternità” della transizione ecologica?
L’idea di transizione che ha portato il governo in aula è nel segno dell’ecologia integrale di papa Francesco. Non solo una necessità economica, ma molto di più. Parlo di un approccio che guarda la dimensione completa dell’uomo e della società, che fa procedere di pari passo la sostenibilità ambientale, sociale ed economica. Nessun rammarico, quindi, è esattamente la nostra visione ed è centrale nel dibattito politico.
Su infrastrutture e trasporti ha consigli da dare, da ex ministro, a Giovannini?
Non ha bisogno di consigli. Dico solo che noi tutti dobbiamo fare le cose che servono alle persone. E quindi i treni regionali, i treni per i pendolari. Giovannini avrà una grande attenzione a che ogni progetto abbia il segno della sostenibilità, questa è una garanzia.
La legge elettorale è sparita dai radar. Come mai?
La nostra proposta è nota: un proporzionale con alta soglia di sbarramento. Ma il proporzionale può essere declinato in molti modi. La cosa positiva è che ora abbiamo più tempo e più serenità per raccogliere una maggioranza molto ampia.
Fa discutere ancora l’intergruppo 5s-Pd-Leu, lei non è preoccupato che i dem lascino il centro moderato agli altri?
Sta al centro chi risponde alle aspettative delle persone, non chi vi si colloca facendo ragionamenti teorici. Il Pd deve stare al centro, inteso appunto come centro del Paese e non come ipotetico luogo geografico della politica. Per farlo ha bisogno di restare un partito popolare, cioè capace di rappresentare molteplici esigenze. Motivo per cui non potrà mai rinunciare ai tanti riformismi che l’hanno ispirato, a partire da quello cattolico-democratico e quello liberale che oggi sono strattonati da tutte le parti. Se il Pd farà il Pd non dovrà temere nessuna operazione al centro.