Entro la prossima settimana il ministro dell’Ambiente prenderà i primi provvedimenti per frenare la follia assassina nella terra dei roghi. Proprio per questo Corrado Clini ieri mattina, appena lette le cifre ufficiali sulle mortalità tumorali nelle province di Napoli e Caserta, ha mosso subito i carabinieri del Nucleo operativo ecologico.
Cos’ha provato leggendo quei numeri forniti dall’Istituto Pascale, ministro?Brividi. Sono un medico e ho fatto il medico del lavoro per tanti anni a Porto Marghera...
Brutta storia. Che ne pensa?I dati che abbiamo, riferiti all’uso di quei territori come discariche di rifiuti tossici e illegali esportati dalle grandi fabbriche del Nord, segnalano che vi è una sorgente di rischio molto importante. E mi viene da dire che i dati dell’Istituto Pascale tornano.
I drammi, nel triangolo dei roghi, nella terra dei veleni, sembrano però essere due: i veleni stessi, ma anche l’assenza dello Stato.In questo caso che cosa vuol dire l’assenza dello Stato? La storia dell’emergenza rifiuti in Campania, ma anche della depurazione delle acque, comincia nel 1995 ed è lunghissima. Fa pensare molto. Allora partirono i commissariamenti degli enti locali attraverso procedure di emergenza, immaginando che così sarebbe stato possibile fare quanto le amministrazioni ordinariamente non erano in grado di fare. In verità, tutto questo non solo non ha funzionato, ma ha generato una grossa quantità di guai, oltre che costi aggiuntivi.
Quindi?Non è tanto l’assenza dello Stato, quanto un’assenza di capacità di governo di quei territori. Che evidentemente sono stati affidati alle cure di altri.
Non a caso parliamo delle province col maggior numero di comuni sciolti per infiltrazioni mafiose...Esattamente. In realtà, anche qui le cose tornano. E gli effetti sono drammatici. Nel disastro territoriale, nella crisi economica, soprattutto sulla salute delle persone. Effetti che non sono acuti, non un’improvvisa epidemia di colera per intenderci. Riguardano malattie dalle origini lontane e che conseguentemente ci si può aspettare che non finiscano nel giro di qualche anno.
Condivide i timori dei ricercatori del Pascale che il "picco" dell’aumento delle mortalità tumorali in queste zone sia ancora lontano?Sì, potrebbe essere.
Nel frattempo i roghi tossici continuano con frequenza impressionante, a qualsiasi ora della notte e del giorno.Le faccio io una domanda: secondo lei, questi roghi da cosa nascono?
Tra le cause ci sono notoriamente l’evasione e il commercio illegale: una partita di pneumatici "in nero", mai registrata, non ha bisogno di essere smaltita legalmente, per esempio.Infatti, si tratta di un circuito d’illegalità. Che alimenta anche le componenti di malavita organizzata che sui rifiuti hanno costruito molte fortune. Direi, per tornare alla sua domanda precedente, che vanno insieme le due cose: da un lato c’è la rinuncia a governare localmente certi territori, dall’altro questo circuito d’illegalità che ha nello smaltimento illegale il suo punto di chiusura.
Non è un caso che le aziende che smaltiscono legalmente e con tutti i crismi spesso finiscano per chiudere. Se altri offrono lo smaltimento a un decimo del prezzo di mercato...È esattamente così. Concorrenza sleale.
Ministro Clini, in queste zone c’è molta gente che sta male davvero: lei intende farsi carico della loro situazione in tempi brevissimi?Ho già chiesto stamattina (ieri mattina, <+corsivo>ndr<+tondo>) al Nucleo operativo ecologico dei carabinieri d’intervenire e farmi un rapporto, che credo arriverà sul mio tavolo entro pochi giorni. Sto pensando a cosa fare, non vorrei anticipare nulla, data la situazione e i suoi contorni, ma quel che sicuramente vorrei è fare emergere di chi sono le responsabilità di intervenire, facendo subito in modo che chi ha tali responsabilità se le assuma davvero. E le eserciti.
Niente nuovi commissariamenti, dunque?Chi ha le responsabilità, coi commissariamenti in genere ne viene liberato. E questo non è possibile. Deve invece accadere l’opposto.
Diamo una parola di speranza alla gente nel Napoletano e nel Casertano, ministro: può ipotizzare i tempi del suo intervento?Penso che potremo prendere dei provvedimenti la prossima settimana.
Dunque, al di là di quali saranno, possiamo scrivere che entro pochi giorni il suo ministero comincerà a farsi carico della situazione di queste terre?Certo. Ci proveremo. Posso ben immaginare la disperazione della gente.
Sempre a proposito di scarti industriali e folli business: Donato Ceglie, magistrato esperto di crimini ambientali, racconta come certi rifiuti pericolosi finiscano in Cina e poi rientrino da noi come pannolini, biberon e siringhe. Che ne pensa, ministro?Non ne ho mai avuto notizia formale, ma ovviamente è possibile. Direi che qui il problema non stia tanto in Cina, quanto in Italia: si tratta di rifiuti che vengono caricati su navi che partono dal nostro Paese, evidentemente dobbiamo affrontare e risolvere il problema qui.
Fra l’altro, ormai le mafie italiane lavorano in collaborazione con le criminalità organizzate straniere e il traffico illegale di rifiuti è diventato, su scala mondiale, la quarta fonte di guadagni illeciti.Questo è uno dei motivi per i quali in Italia dobbiamo fare bene la raccolta differenziata dei rifiuti e il loro recupero, gli strumenti migliori per combattere la malavita organizzata.
Già, la differenziata: abbiamo documentato che i cittadini di molti comuni differenziano, poi però non si raccoglie o viene conferito tutto insieme.Davanti a questo viene, sinceramente ed amaramente, da ridere .
Come si può intervenire?Abbiamo una legge secondo la quale entro la fine dell’anno i comuni devono raggiungere il 65 per cento di raccolta. È evidente che una parte importante di comuni italiani non arriverà a questo obiettivo. Avremo allora due possibilità. Una proroga, oppure un’ipotesi sulla quale stiamo lavorando, che prevede la penalizzazione dal punto di vista economico dei comuni che non raggiungono l’obiettivo.
Un modo perché siano stimolati a farlo?Certo, ma non solo. Non ha senso, oltre tutto, che i comuni virtuosi nell’investire e nel rispettare la legge si trovino nella stessa situazione di chi non ha fatto nulla o troppo poco.