Intervista. Bellanova: il problema non sono i nomi ma i programmi e l'azione coerente
Teresa Bellanova, esponente di Italia viva ed ex ministra dell'Agricoltura
Senatrice Teresa Bellanova, c’è attesa per la vostra posizione al Colle. Cosa direte a Mattarella?
Che prima di ogni nome vengono le priorità e l’interesse del Paese e che Iv non pone veti e non ne accetta. Non è una lotteria, c’è già quella degli scontrini che basta e avanza. Spero che nessuna forza politica della maggioranza uscente si ostini a guardare il proprio particulare con la testa rivolta all’indietro, ma voglia guardare avanti nel solo interesse del Paese. Anche misurando la distanza tra l’ambizione che aveva dato vita a questo governo e il rischio di immobilismo che, noi per primi ma non solo noi, giudichiamo imperdonabile.
Temete l’operazione "responsabili"?
Responsabili? Quali? Considero quell’operazione, che ancora non vede la luce, un errore, tattico e strategico, una furbizia che peraltro mette in una luce fosca anche persone degne e stimate come la collega Rojc (dal Pd si sposta al gruppo "volenteroso", ndr). Non ha nulla di politico, non mette al centro la visione e il futuro del Paese, ma tenta solo di raccattare numeri a conferma di uno status quo che ormai in pochi sono disposti a difendere a spada tratta. È paradossale: mentre noi abbiamo chiesto per mesi, tra capidelegazioni e in tutti i Consigli dei ministri, un cambio di passo, qualcun altro lavorava per cambiare la maggioranza. E ha continuato a farlo anche dopo le nostre dimissioni, tentando di accreditare in modo sleale retroscena su nostri eventuali cedimenti. Rassicuro: siamo compatti e non abbiamo paura ad esserlo.
Potreste proporre Di Maio premier?
I nomi sono l’ultimo dei problemi, ed è anche probabile che non ne faremo, rispettosi delle prerogative del presidente Mattarella. Di certo non c’è solo Giuseppe Conte. Porremo invece una questione di metodo e di merito. Il metodo è presto detto: la qualità dell’azione di governo dovrà essere strettamente correlata alla collegialità delle decisioni e alla pari dignità tra tutte le forze di maggioranza. Il merito è quello che ripetiamo da mesi, nero su bianco anche nella lettera inviata a Conte nel dicembre scorso. Lì erano indicati i temi oggetto di un rilancio dell’azione di governo. A quei temi Conte è rimasto sordo.
Se Conte avesse un incarico, andreste al tavolo con quale richiesta? Il Mes?
Il Mes è uno dei punti più rilevanti, non è il solo e soprattutto non è argomento pretestuoso. Nel luglio scorso, in tempi non sospetti, Italia Viva ha articolato in un corposo documento le ragioni sacrosante per cui era necessario dire sì al Mes. Ma insomma, vogliamo o no riconoscere che la pandemia ha portato a galla, con una evidenza crudele e drammatica, tutti i limiti del nostro sistema sanitario, e che quei limiti vanno affrontati e risolti? Vogliamo o no ricordarci quanto è accaduto e continua ad accadere nelle Rsa? Abbiamo già dimenticato le parole dei sanitari costretti a scegliere chi ricoverare perché nelle intensive i posti erano centellinati? Per questo diciamo che un utilizzo, anche parziale, del Mes può fare la differenza. Noi mettiamo al centro la salute, non le rendite di posizione. E chiediamo a tutti un bagno di realtà, anche se scomodo. Governare significa questo.
Ritiene che con un altro premier potrebbe formarsi un’alleanza "Ursula"?
Il punto non sono i nomi ma i programmi e l’urgenza di una maggioranza coesa e determinata. Non vedo scandalo se questo significa partire dal perimetro di quella uscente per un allargamento dove è discrimine il lavoro sulle emergenze in atto e il rilancio. Lo scandalo è una maggioranza raccogliticcia. Non basta una sigla per far nascere un soggetto politico.
La Lega può rientrare in un discorso di unità nazionale?
Noi abbiamo dato vita al governo uscente per impedire a Salvini i pieni poteri. Siamo riusciti a cancellare non senza difficoltà i decreti sicurezza, e con la stessa difficoltà abbiamo lavorato per garantire condizioni di esistenza degne e visibilità agli invisibili. Non abbiamo dubbi: il perimetro della futura coalizione non può che essere riformista. Dico di più: poniamo come obiettivo una forte discontinuità per rafforzare il profilo e l’azione riformista ed europeista del governo.