Natalità. De Palo: un piano Marshall per le famiglie, il governo deve essere coraggioso
Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la natalità
Un gioco che dà un’idea dell’emergenza. «Abbiamo perso 18 milioni di anni di futuro. Sì, 18 milioni». Gigi De Palo ripete quella cifra due volte. «…Già, perché ogni bambino ci porta 80 anni di futuro. E di bambini ne nascono sempre meno». Sono anni che il presidente della Fondazione per la Natalità con quei numeri ci fa i conti. Anni che li ripete davanti al mondo della politica, dell’economia, dell’informazione. «Se non vogliamo che l’Italia crolli c’è bisogno di una consapevolezza collettiva», ripete alzando gli occhi dai grafici. Una pausa leggera. «E c’è bisogno di ribadirci sempre, ogni giorno, che la nascita di un figlio è legata a doppio filo con il futuro del Paese. Con il Pil. Con il sistema sanitario di domani. Con le tasse».
Politica e imprese hanno davvero capito?
L’obiettivo è trasformare questo tema in un tema che unisce il Paese. Un tema trasversale. Un tema sul quale fare squadra. La natalità non può essere un tema chiuso nel recinto delle ideologie. E l’ultima “due giorni” mi ha fatto capire che il “miracolo” è possibile: tutti i leader politici di tutti i partiti hanno detto con parole nette che bisogna invertire la rotta, bisogna strappare l’Italia dalle sabbie mobili della denatalità.
Miracolo?
Comincia a farsi largo la consapevolezza che dividersi sul tema natalità vuol dire condannare a morte l’Italia. È la nuova grande questione sociale e se non interveniamo ora, crolla tutto.
Agli Stati generali vi siete dati un obiettivo?
Sì. l’’ho definito strategico. Dieci anni tutti uniti. Oltre gli schieramenti. Oltre i governi. Una campagna sociale, culturale, economica, politica, mediatica e sanitaria. Una sorta di Pnrr italiano. Un “piano Marshall” per far ripartire la natalità. Un patto capace di coinvolgere tutti per arrivare a quota 500 mila nuovi nati ogni anno entro il 2033.
Cosa si aspetta dal governo?
Passi decisi. Coraggiosi. Ha ragione Adriano Bordignon, il nuovo presidente nazionale del Forum delle famiglie. Serve già nella prossima legge di Bilancio un assegno unico più sostanzioso, una riforma fiscale che tenga conto della composizione familiare e del numero dei figli, e una revisione dell’Isee.
Il solito quoziente familiare?
Troviamogli pure un altro nome, ma facciamo questa benedetta riforma perché oggi il sistema fiscale italiano penalizza le famiglie con figli. E le famiglie non vogliono le mancette, vogliono soltanto giustizia. E se è vero che si stanno destinando i fondi del Pnrr per le armi, allora proviamo a destinarli anche per far ripartire le nascite in Italia. Diamo certezze ai giovani. Diamogli contratti di lavoro certi. Diamogli la possibilità di prendere un mutuo per la prima casa senza dover ricorrere ai genitori come garanti. Facilitiamo la costruzione delle famiglie. Creiamo una mentalità favorevole, mostriamogli che abbiamo a cuore la loro realizzazione lavorativa e familiare, non li costringiamo ad emigrare...
E le imprese?
Serve un grande patto politica-impresa. Con un primo grande obiettivo: le donne non siano mai costrette a dover scegliere tra il lavoro e la famiglia. Anche su questo ho ascoltato con emozione le parole del Santo Padre agli Stati generali della Natalità. Parole profetiche. Per noi un incredibile incoraggiamento a continuare in questo lavoro.