L'intervista. Bellantone: «Più ricerca e educazione sanitaria. Salute diritto di tutti»
Ha un sogno. Vorrebbe che l’Iss diventasse «un punto di riferimento mondiale per la ricerca e un faro per l’Italia per una buona educazione sanitaria». Rocco Bellantone, da quattro mesi commissario dell’Istituto superiore di sanità, ieri ne è diventato presidente. Professore ordinario di Chirurgia generale presso l'Università Cattolica, campus di Roma, dal 2010 al 2022 è stato preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia e direttore della Chirurgia endocrina metabolica del Policlinico Gemelli di Roma. La sua promessa da commissario di essere un «facilitatore» e di difendere «il tempio dell’Iss» oggi viene perseguita «con maggiore e rinnovata convinzione, perché in questi tre mesi ho avuto modo di toccare con mano le grandi potenzialità che ha l’istituto. Vorrei come prima cosa potenziare ulteriormente la ricerca, perché è una ricerca di alto livello. L’Iss ha tutte le carte in regola per diventare uno dei centri di ricerca migliori del mondo».
Cosa è mancato finora?
C’è stata una certa dispersione di competenze, a mio avviso, e seguendo le esigenze pressanti della salute l’Iss è cresciuto troppo. Questo ha fatto sì che ci si occupi di decine di argomenti e questo ha impedito di tornare ai vecchi tempi, in cui c’erano pochi argomenti ma presidiati in maniera fortissima. Sogno, perciò, un Iss che continui a fare il suo servizio per il Ssn, ma allo stesso tempo abbia 4- 5 punte di diamante che competano con i maggiori centri di ricerca del mondo. Ecco perché serve una riorganizzazione e una razionalizzazione, che assolutamente non vuole dire tagli, anzi il contrario.
Ma i ricercatori sono spesso costretti ad andare fuori...
Tra le cause del mancato rilancio dell’Iss c’è proprio la questione dei finanziamenti, perché è indubbio che i ricercatori dell’istituto sono pagati poco, perché legati ad un vecchio contratto, quindi è sempre più difficile reclutare persone. Perciò mi batterò con la politica per cercare di dare loro il giusto riconoscimento economico, con una logica di merito.
Quale è il suo messaggio alla politica?
Vorrei cercare di convincere la politica che ogni euro che si investe nella ricerca ritorna almeno triplicato se non quadruplicato. E l’Italia è a livelli più bassi per investimenti su ricerca, questo ci crea enormi problematiche e ci fa alla fine spendere molto di più di altri Paesi in sanità.
Quale sfide ha l’Iss?
Sono convinto che gran parte dei mali che affliggono la sanità italiana derivano da un’educazione sanitaria assolutamente carente. Ecco perché sto spronando i colleghi dell’Iss a creare dei corsi soprattutto sulle abitudini di vita e sulle dipendenze, insistendo anche con i ministeri di Salute e Istruzione per portare già nel prossimo anno scolastico dalla terza elementare fino alla fine del liceo dei corsi di educazione sanitaria.
E per il Ssn cosa immagina?
Vorrei una sanità che non è né di destra né di sinistra, la sanità non può avere colore politico, è una: è dare la salute e rispettare l’articolo 32 della Costituzione. Il mio sogno è avere dei direttori generali che accedano a quei ruoli con concorsi molto duri e una verifica puntuale dei titoli, e lo stesso per i primari, e che siano sottoposti a giudizio periodico. È ovvio che debbono che debbono essere pagati un po’ meglio e che va abolita la logica dello spoil system, perché se si è bravi si deve rimanere in quel ruolo per molti anni, perché non si può fare sanità con una programmazione di pochi mesi o di pochi anni. Mi permette una parola sulla sanità cattolica?
Certo.
Penso che la sanità cattolica sia in un periodo di grande crisi, perché è frammentata e non lavora in rete. È un patrimonio enorme per l’Italia e ha risolto tante questioni alla sanità pubblica che spesso non è stata in grado di affrontare. La mia proposta è che si istituisca un centro forte di verifica e controllo degli ospedali cattolici, che abbia più poteri della commissione, per farli lavorare insieme e per avere una sanità cattolica che sia un unicum. Così si farebbe ancora più un servizio alla salute pubblica e si eviterebbe che tante ottime strutture cattoliche finiscano in vendita.
Come si risolve il problema della carenza di medici e infermieri?
Con una programmazione più accurata. Oggi stiamo pagando una programmazione miope non tanto sugli accessi al corso di laurea in Medicina, soprattutto sulle specializzazioni. Ora stiamo però facendo l’errore opposto perché stiamo facendo corsi di laurea un po’ ovunque e non sempre attenzione a quello che si insegna in quei corsi. Abolirei poi i quiz per accedere al corso di laurea in Medicina e soprattutto alle specializzazioni. Infine, bisogna avere il coraggio di pagare in maniera diversa le specializzazioni mediche, in base alla pericolosità e al lavoro che si fa, reintrodurre il merito.