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Tarquinio eletto. «Mai mancato di rispetto al Pd. Il mio compito di pace in Europa»

Marco Iasevoli, Roma lunedì 10 giugno 2024

Marco Tarquinio

Sentiamo Marco Tarquinio alle 21, nell’esatto momento in cui l’ex direttore di Avvenire ha la conferma della sua elezione al Parlamento Europeo....

Sono felice del gran risultato del Partito democratico guidato da Elly Schlein a una battaglia difficilissima. Il Pd sarà la forza-perno del gruppo dei Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo, dato molto importante visto che ci sarà da impegnarsi contro lo spostamento a destra dell’asse politico della Ue teorizzato e pianificato dalla signora Von der Leyen. Sul piano personale sono grato della fiducia ricevuta dalle elettrici e dagli elettori che mi hanno dato un compito di pace e di solidarietà da svolgere a Strasburgo.

Che campagna elettorale è stata per lei?

A Piazza Testaccio ho detto, sorridendo, di aver verificato che «il Pd è un partito faticoso». Lo confermo. Così confermo di aver incontrato, girando in lungo e in largo il mio collegio dell’Italia centrale, persone bellissime dentro e fuori del Pd, venute ad ascoltarmi, a interrogarmi e a dialogare con me. Devo a loro la mia elezione.

Le preferenze, nonostante previsioni contrarie, sono arrivate, ma anche critiche e distinguo da esponenti del Pd. Gori l’ha accusata più volte e anche ieri di «non aver rispetto per il partito».

Già (ride, ndr), anche se qualche opinionista che predilige la politica di guerra avrebbe voluto fare i conti senza le sezioni elettorali di Roma pur di lasciarmi fuori dal Parlamento Europeo. Quanto alle mancanze di «rispetto» evocate da Gori, le uniche che ho visto sono quelle di chi, a campagna in corso, ha attaccato ripetutamente le opinioni, presentate in maniera caricaturale, di un altro candidato nelle liste del Pd…

Le sue opinioni su pace e Nato hanno portato il Pd a “chiudersi” nei suoi confronti?

La segretaria mi ha invitato a entrare, chi mi ha votato mi dice di restare e di darmi da fare alla mia maniera. Ho fatto presto a capire che alcuni erano contenti e che altri, invece, avrebbero fatto volentieri a meno del mio contributo. Oso pensare che le opinioni con cui partecipo da molti anni al dibattito pubblico, per esempio quella sullo scioglimento graduale della Nato in favore di un’alleanza difensiva “paritaria” tra Ue e Usa, sono il motivo per cui sono stato cercato e, poi, votato o non votato. Il Pd, comunque, piaccia o non piaccia a qualcuno, si è dimostrato un partito plurale che sta cercando di costruire un nuovo rapporto con una società ferita da vecchie e nuove disuguaglianze e da una crescente sfiducia-astensione.

Ha maturato nuove convinzioni in questa campagna elettorale sul rapporto tra cattolici e Pd?

Sono rapporti in crisi da tempo, complicati dal perseguimento per anni di un riformismo senza solidarietà e da “guerre”, evitabili come tutte le guerre, su questioni umane fondamentali. Dalla strage per clandestinità imposta dei migranti dai Sud del mondo alla saldatura dei banconi da laboratorio con i banchi del mercato globale, dove persino i corpi e i pezzi di corpo vengono comprati e venduti. Ma, aggiungo, ho constatato che questa crisi riguarda sia cristiani sia persone totalmente laiche. E che la via d’uscita dalla crisi è praticabile.

Quale Europa viene fuori dal voto?

Un’Europa incerta, spaventata e arrabbiata. Che non vota più per se stessa come un tempo e che dice anche in maniera stridente di non volere sui propri territori “la guerra convenzionale ad alta intensità” evocata dall’Alto rappresentante per la Politica estera della Ue, Borrell. Ai socialisti e democratici assieme ai popolari - prima forza della Ue - e ai liberali spetta, in forza dei numeri e della logica, il compito di interpretare questo arduo spartito. E non si può farlo con le risposte di ieri, ma con la saggezza dell’altroieri, quella fondativa della Comunità degli Stati e dei popoli europei sui pilastri della pace e della solidarietà.