Attualità

INTERVISTA. Il sociologo Rovati: «Legami di comunità più forti della crisi»

Paolo Ferrario sabato 9 marzo 2013
​«Mi sembra un ottimo esempio di intraprendenza sociale legata al self-help, alla capacità di prendersi la responsabilità di fare qualcosa insieme». È entusiasta del progetto portato avanti dalla Fondazione di comunità Sinistra Piave, il professor Giancarlo Rovati, ordinario di Sociologia all’Università Cattolica di Milano e referente per l’Italia del programma Evs, che “misura” i valori dei cittadini europei (vedi box a lato). «Anziché continuare a lamentarsi della crisi, queste comunità si sono attivate ottenendo buoni risultati», aggiunge lo studioso, esperto delle dinamiche sociali dei territori.Quali sono, a suo giudizio, gli elementi principali di questa iniziativa?Mi pare siano soprattutto tre: intraprendenza, cooperazione e scopo sociale. Sottolineo che, a questa esperienza, partecipano i Comuni, le imprese, le parrocchie e i cittadini. Insomma, tutta la comunità, nelle sue espressioni sociali, politiche ed economiche, si ritrova in un’esperienza cooperativa che è anche un ottimo esempio di sussidiarietà.Questi valori sarebbero stati riscoperti anche in assenza della crisi?Territori come il Veneto e la Lombardia vantano un’antica tradizione di esperienze di mutuo aiuto cooperativistico, un mix di spirito civico e senso della concretezza presenti ben prima della crisi. Fatta la doverosa premessa, aggiungo che queste comunità sono state capaci di trasformare la crisi da vincolo in opportunità, attingendo a risorse come la creatività e lo spirito di iniziativa, che la scarsità di mezzi ha fatto riscoprire nel loro valore fondante.Come far “vivere” questi valori anche quando la crisi sarà passata?I valori, ciò che riteniamo desiderabile, vivono attraverso le persone. Conta molto, quindi, l’effettiva esistenza di legami sociali e di esperienze concrete di sussidiarietà comunitaria. Soltanto così, infatti, i valori, che noi affermiamo attraverso le parole, riescono ad entrare nell’animo delle persone. Quando cioè diventano buone pratiche che danno il buon esempio alla comunità. Questo credo si possa definire il “segreto” per dare consistenza ai valori.Che cosa può fare la politica per sostenere questo processo di consolidamento dei valori della comunità?Deve saper ascoltare e valorizzare la voglia di fare, di prendersi delle responsabilità manifestata dai cittadini, che non si tirano indietro di fronte alle difficoltà della crisi. Ma queste attenzioni non devono essere solo delle istituzioni e della politica.A chi si riferisce?Ai giornali, per esempio, ma, più in generale ai mezzi di comunicazione. Essi hanno una grande responsabilità nell’aiutare le persone a guardare la società da una prospettiva che non sia soltanto quella degli scandali.Che, però, ci sono e non si possono negare...Certo. Ma parlare soltanto di questo ci porta ad avere uno sguardo negativo sulla società e sugli altri in generale. A mio parere, invece, istituzioni, politica e comunicazione pubblica dovrebbero cercare di invertire questa tendenza, partendo da un dato di fiducia che c’è e guardando a ciò che funziona ed è desiderabile. Proprio come l’iniziativa di cui stiamo parlando, che, per fortuna, non è isolata sul territorio nazionale.