Crisi. Brescia: «Chiarezza sui rapporti di forza, meglio accantonare i temi divisivi»
L'onorevole del M5s Giuseppe Brescia
Fra i deputati da sempre considerati vicini a Fico c’è Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari costituzionali della Camera. È a lui che ci rivolgiamo per orientarci in questa crisi, partendo dal primo nodo: è più un problema di programma o di nomi adatti per svilupparlo? «Solo chi ha creato questa crisi può dare una risposta vera – è la replica –. Per me qualcuno ha voluto speculare per un anno su veti e provocazioni, sollevando problemi senza indicare soluzioni. Solo i lavori sulla revisione dei "decreti sicurezza" sono stati una felice eccezione a questo metodo distruttivo, e lì questa maggioranza ha funzionato. Dobbiamo riprendere quel metodo. Gli italiani meritano fatti e non chiacchiere, in un periodo così difficile».
Lei vede più vicino o no un Conte III?
Io auspico innanzitutto chiarezza totale sul programma, basata su quello che serve al Paese. Una chiarezza che parta dalla sincera consapevolezza dei rapporti di forza e dei numeri all’interno della maggioranza, anche sulla questione del Mes. Del resto era lo stesso Renzi a scagliarsi contro i veti dei piccoli partiti. Fatta questa chiarezza, è naturale che sia Conte la persona più adatta a proseguire. E meglio accantonare del tutto i temi più divisivi puntando su ciò che ci unisce, se invece si cercano problemi li si possono trovare su vari aspetti.
Fa discutere l’ennesima giravolta del Movimento sul "mai più con Renzi".
In 8 anni di Parlamento ho imparato che in politica difficilmente hanno un senso le parole "mai" e "sempre". Non me la sento di biasimare nessuno, è stata una reazione spontanea ad un’azione ritenuta da tutti come assolutamente irresponsabile e difficile da comprendere. Quest’emergenza va affrontata con una maggioranza solida. Spero solo che questa nuova apertura di credito non sia nuovamente tradita per i soliti calcoli opportunistici.
Sul nuovo governo servirebbe la consultazione degli iscritti?
Certo, il Movimento non deve mai perdere il suo legame con gli iscritti e penso che il quesito dovrà riguardare in particolare i contenuti del patto di fine legislatura.
Le riforme costituzionali possono aiutare a costruire il patto?
Prima finiamo il lavoro interrotto - referendum propositivo e riforma Fornaro -, poi discutiamo su sfiducia costruttiva e riforma del Titolo V, partendo dalla sanità. Non va cambiato il metodo vincente di riforme puntuali.
Serve davvero una discontinuità?
Tante volte si è parlato di centralità del Parlamento, ma quasi mai si è riusciti ad assicurarla. Il nuovo esecutivo dovrebbe concentrarsi molto su questo aspetto, specie in una fase in cui anche un buon rapporto con le opposizioni è fondamentale per far fronte a sfide che vanno ben oltre gli interessi di parte. Va migliorata pure l’attuazione dei provvedimenti. Le centinaia di decreti attuativi in stand-by sono uno schiaffo al Parlamento e al governo stesso. Ci aspettiamo rapidità e anche maggiore trasparenza.
Se ci sarà un cambio, ministri come Azzolina, Bonafede e Catalfo, a esempio, sono insostituibili?
Oggi nessuno deve anteporre la propria posizione personale all’interesse generale del Paese. I nostri ministri hanno lavorato con il massimo impegno. Chi ricopre posizioni di governo per M5s deve lavorare sempre in quest’ottica, con l’attenzione rivolta ai territori. È una richiesta che è stata ribadita dai nostri sindaci negli incontri promossi dall’associazione "Parole Guerriere". Quest’attenzione in alcuni casi è mancata ed è giusto fare autocritica. E, se necessario, cambiare qualche nome per rispondere meglio a queste necessità.
Conte ha commesso errori?
Solo chi non si assume responsabilità non ne fa e il presidente Conte si è assunto la responsabilità di decidere, anche in momenti gravi. Si può migliorare sui tempi delle decisioni, ma rispondere con una crisi di governo mi sembra paradossale se proprio il fattore tempo rappresenta una componente fondamentale per il successo di vaccini, ristori e Recovery Plan.
Le ultime ore sono state infiammate anche dal caso Renzi/Arabia.
Sono solo contento che il governo abbia revocato l’export di bombe verso l’Arabia Saudita, un accordo firmato dal governo Renzi. Quanto al resto, dobbiamo accelerare sulla legge contro il conflitto di interessi.