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IL NUOVO CORSO. Cattolica, il neo-rettore: educazione di qualità ma anche professionale

Enrico Lenzi lunedì 17 dicembre 2012
​Confermare la Cattolica come «punto di riferimento dei cattolici italiani». Ma anche grande consapevolezza di «una missione educativa di qualità». Il tutto ancorati alle proprie radici. Il nuovo rettore dell’Università Cattolica, Franco Anelli delinea quello che sarà il suo mandato quadriennale. Può indicare qualche pista concreta di lavoro che pensa di affrontare?Il primo e più generale obiettivo consiste nel confermare la nostra Università come punto di riferimento dei cattolici italiani e presenza autorevole nel panorama accademico nazionale ed europeo. Si tratta di svolgere in modo ancor più efficace la nostra missione educativa per continuare a erogare formazione di qualità e, attraverso una ricerca scientifica tanto rigorosa quanto rispettosa della dignità umana, non fare mancare il nostro apporto per alimentare un patrimonio di conoscenze autenticamente utili al progresso della società. Per perseguire queste finalità occorre consolidare i tradizionali punti di forza dell’ateneo: dal suo radicamento nella cultura cattolica alla ricchezza che scaturisce dal dialogo tra studiosi di discipline differenti. Nel contempo occorre tener conto, nel nostro operare, della evoluzione del complessivo assetto dell’istruzione universitaria. È sempre più importante, inoltre, perfezionare la capacità di cogliere, anche con l’adozione di metodologie e strumenti specifici, la domanda di cultura e di preparazione professionale che proviene dalla società. In questa direzione l’attenzione per una internazionalizzazione non superficiale o episodica, ma «strutturale» dell’ateneo è un obiettivo imprescindibile. Bisogna, insomma, lavorare affinché la dimensione internazionale diventi un aspetto costitutivo della formazione degli studenti e dell’attività di ricerca. Rispetto ai suoi predecessori, Lei è l’unico ad aver guidato, anche se come pro rettore vicario, l’ateneo cattolico. Un’esperienza che la aiuterà nel suo nuovo incarico?È stato indubbiamente un importante e prezioso periodo di «rodaggio» che mi ha dato il coraggio di candidarmi e durante il quale ho potuto contare sul decisivo sostegno degli organi di vertice dell’Università, del corpo accademico e della struttura amministrativa. La Cattolica ha da poco compiuto i suoi primi 90 anni e in questi mesi si è molto parlato delle sue radici. Quali valori ritiene prioritari per il suo mandato quadriennale?Su questo punto l’incontro con il Santo Padre, in occasione dei cinquant’anni della Facoltà di Medicina e Chirurgia di Roma, ha rappresentato per tutti noi un passaggio molto importante. Benedetto XVI ci ha aiutati ad approfondire il rapporto tra la nostra identità e il nostro compito; tra i valori che ci derivano dall’appartenenza alla Chiesa e le sfide presenti e future. In particolare, ci ha esortati a non delimitare l’apprendimento «alla funzionalità di un esito economico», bensì ad allargare l’orizzonte «su progettualità in cui il dono dell’intelligenza investiga e sviluppa i doni del mondo creato», superando un’idea utilitaristica dell’esistenza «perché l’essere umano è fatto per il dono, che ne esprime ed attua la dimensione di trascendenza». Ecco, i valori ai quali dobbiamo continuare a ispirarci sono quelli insiti in questa visione dell’uomo e del suo costitutivo rapporto con l’Infinito, consapevoli del fatto che - cito ancora il Papa -: «nessun progresso, tantomeno sul piano culturale, si nutre di mera ripetizione, ma esige un sempre nuovo inizio».Attenzione al mondo del lavoro, ampia offerta formativa, servizio agli studenti. Su quali fronti pensa che durante il suo mandato di rettore si porrà maggior attenzione?Rafforzare il nostro impegno educativo significa anche tener conto dell’esigenza di articolare e potenziare, all’interno di tale sforzo, una formazione adeguata sotto il profilo professionale. I nostri studenti, specialmente in questo tempo oggettivamente difficile, necessitano infatti di risposte convincenti e concrete. Se è vero che l’Università non è una sorta di istituto professionale avanzato, ma innanzitutto un luogo di promozione e formazione della persona, è altrettanto vero che occorre dotare le nuove generazioni di un bagaglio di competenze e di strumenti che li agevolino nella fase delicata di inserimento nel mondo del lavoro. Per converso, l’università può e deve aiutare imprese e pubbliche amministrazioni a rinvenire i giovani dotati delle competenze professionali di cui hanno bisogno. In questo senso, possiamo fare ulteriori progressi. Ad Avvenire Lei ha assicurato un impegno assiduo per trovare una soluzione adeguata alla situazione del Policlinico Gemelli. A che punto siamo?Nel corso di quest’anno gli organi di vertice dell’ateneo e del Policlinico Gemelli hanno lavorato alacremente per superare una situazione delicata che deriva da difficoltà di sistema dei conti pubblici in ambito sanitario e da una più specifica situazione propria della Regione Lazio. Tutti riconoscono la validità del piano da noi approvato, che ha implicato sacrifici importanti, per fare fronte al mancato introito di risorse che pure ci sono dovute. Purtroppo, l’instabilità dell’interlocuzione politica e istituzionale non ci aiuta nell’attuazione del nostro programma. C’è ancora da fare, ma il nostro impegno non verrà mai meno. La Cattolica da sempre ha avuto a cuore il bene del Paese. Ultimo esempio in ordine di tempo la presenza nell’attuale governo di ben tre suo esponenti a cominciare dal suo immediato predecessore. Cosa pensa potrà ancora fare la Cattolica per la comunità civile del nostro Paese?Continuare a educare al rispetto del nostro prossimo e all’assunzione di responsabilità nella propria famiglia e in seno alla società, formare studenti preparati, assicurare una ricerca di elevata qualità e continuare a servire la Chiesa, cooperando alla costruzione del bene comune. Questa è la via attualissima indicataci da padre Gemelli.