Dietro le sbarre. In Italia quasi 60mila detenuti. Ora il governo allarga le carceri
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Di fronte a una popolazione carceraria che ormai sfiora le 60 mila unità - oltre 8 mila in più dei posti effettivamente disponibili - , il governo tenta di correre ai ripari. Il ministero delle Infrastrutture metterà a disposizione 166 milioni di euro per una maxi ristrutturazione degli istituti penitenziari italiani: sono in tutto 21 gli interventi previsti, tra cui anche due nuove realizzazioni, a Forlì e a San Vito al Tagliamento (Pordenone), entrambi progetti fermi da anni, più l’ampliamento di Brescia Verziano.
Lo ha deciso il comitato interministeriale sull’edilizia carceraria in una riunione di ieri mattina, guidato dal vicepremier e ministro Matteo Salvini. Si tratta di interventi importanti,- spiega il Mit - alcuni dei quali attesi da anni, riguardanti la sicurezza degli istituti e il miglioramento delle condizioni di vivibilità, nonché l’adeguamento funzionale delle strutture, spesso vetuste. «Si tratta di interventi essenziali per aumentare la capacità ricettiva del sistema penitenziario italiano - commenta Andrea Delmastro delle Vedove, sottosegretario alla Giustizia - Il sovraffollamento carcerario si affronta con l’edilizia penitenziaria».
A segnalare l’ulteriore aumento della popolazione che vive dietro le sbarre sono i dati del ministero della Giustizia aggiornati al 31 ottobre. Se all’inizio del 2023 i detenuti erano 54.966 , ora sono a quota 59.715. Tenuto conto che la capienza delle carceri è di 51.275 posti, i detenuti in sovrannumero sono 8.440 .
Il maggiore sovraffollamento è in Lombardia e Puglia: nella prima regione i detenuti sono 8.691 rispetto a 6.153 posti letto; nella seconda i detenuti sono 4.387 a fronte di una capienza pari a 2.912. I condannati definitivi sono 43.523, quelli giudicati da una sentenza di primo o secondo grado sono 6.402, mentre quelli in attesa di primo giudizio sono 9.468. I detenuti stranieri sono 18.803 e la maggior parte proviene dal Marocco (3.946), dalla Romania ( 2.055), dall’Albania (1.941), dalla Tunisia (1.922) e dalla Nigeria (1.184). Le donne in carcere sono 2.525. Le detenute madri con figli al seguito sono 22, i loro bimbi sono 23.
Numeri che, secondo il governo, rendono urgenti i lavori. Nel dettaglio, per Forlì saranno stanziati quasi 28 milioni, mentre per allargare la struttura di Brescia ne serviranno 39. L’impegno più ingente riguarderà però il nuovo carcere di San Vito al Tagliamento, che costerà 41 milioni. A Milano San Vittore saranno effettuati lavori per 8 milioni circa, mentre Poggioreale beneficerà di quasi 14 milioni.
Proprio nel carcere napoletano si svolgerà venerdì un convegno sulla giustizia riparativa organizzato dall’ufficio diocesano della Pastorale carceraria di Napoli, in collaborazione col Provveditorato penitenziario della Campania e la Conferenza volontariato e giustizia regionale. Le conclusioni saranno affidate a monsignore Domenico Battaglia, arcivescovo metropolita di Napoli, che, insieme alla Caritas italiana ha promosso un progetto sul tema.
«Parlare di giustizia riparativa in un luogo dove si paga la pena dettata dalla giustizia punitiva, vuole essere un segno - ha dichiarato don Franco Esposito, direttore della Pastorale carceraria di Napoli - per dire che è possibile un’altra giustizia, non in contrapposizione a quella retributiva, ma che coinvolga anche le vittime e la comunità in un percorso di riparazione e riconciliazione».