L'appello. Cold case: l'Interpol chiede aiuto per identificare 46 donne uccise
Non è una "serie crime" di quelle che si vedono in televisione, ma una concreta iniziativa di polizia. Da oggi infatti sei Paesi europei, in collaborazione con l'Interpol, l'agenzia internazionale con sede a Lione, hanno deciso di unire le proprie forze per cercare di risolvere 46 casi irrisolti (i cosiddetti cold cases) che riguardano donne non ancora identificate, i cui resti sono stati trovati anni fa in varie zone d'Europa.
Si tratta di vittime di probabili omicidi, visto che la maggior parte delle donne dei 46 fascicoli è stata uccisa o è morta in circostanze sospette o inspiegabili, ma alcuni casi risalgono ormai a diversi decenni fa. E l'iniziativa prende le mosse, fa sapere la stessa Interpol, "dal successo dell’appello di “Identify Me”, lanciato nel maggio 2023 per identificare 22 donne trovate decedute", che ha ricevuto "circa 1.800 segnalazioni dal pubblico". Così, quel modello di richiesta di aiuto ai cittadini è stato ampliato "per includere ulteriori casi irrisolti in Belgio, Germania e Paesi Bassi, nonché nei nuovi Paesi aderenti: Francia, Italia e Spagna". Nell'appello, si sottolinea "l'importanza del coinvolgimento pubblico e della cooperazione internazionale nella risoluzione dei casi irrisolti". Fra gli investigatori, resta viva infatti "la speranza di poter ottenere degli indizi cruciali, affinchè la maggioranza di queste donne possa essere identificata e sia fatta giustizia se si è accertato l'omicidio".
All'appello hanno aderito diverse "celebrity ambassadors" (attrici, cantanti e atleti di fama internazionale) per ciascuno dei sei Paesi coinvolti. Per l'Italia, ad esempio, l'hanno fatto Carolina Kostner e Alice Bellandi, per la Francia Marie-José Pérec e Sarah Biasini, prestando voce e volto per alcuni video che servono a sensibilizzare l'opinione pubblica e a incoraggiarne il coinvolgimento.
La tragica fine di Rita Roberts, identificata dopo 31 anni
L'anno scorso durante la prima fase la campagna "Identify me" aveva già iniziato a produrre risultati. Uno dei cold case tirati fuori dall'armadio risaliva agli anni Novanta e si è sbloccato il 10 maggio 2023, quando i familiari di Rita Roberts nel Regno Unito hanno contattato il portale dell'iniziativa, dopo aver riconosciuto un tatuaggio della loro congiunta dai notiziari in tv.
Rita Roberts aveva 31 anni quando partì da Cardiff, Galles, nel febbraio 1992. La famiglia ebbe sue notizie l’ultima volta nel maggio di quell'anno, poi più nulla. Un mese dopo, il 3 giugno 1992, il suo corpo (ancora però non identificato) venne scoperto ad Anversa, città portuale del Belgio. Un’indagine stabilì che era stata vittima di omicidio. Ma nessuno fu in grado di dare un nome e un cognome al suo cadavere, fino alla decisione di Interpol di lanciare la campagna e alla risposta, un anno fa, dei suoi familiari. Ora che l'identità di Rita è stata accertata e i suoi cari hanno potuto inumarla e piangere il suo decesso, il fascicolo resta comunque sulla scrivania degli investigatori, che continuano a richiedere informazioni, per trovare chi l'ha uccisa e consegnarlo alla giustizia.
L'elenco dei casi irrisolti
I particolari di ciascun caso sono disponibili sulla pagina web “Identify Me” dell'Interpol, insieme alle ricostruzioni facciali di alcune delle donne decedute. Sono incluse anche le immagini di oggetti (gioielli e vestiti) scoperti nei vari luoghi, sia terrestri che acquatici, nei quali erano stati abbandonati i corpi delle donne, ritrovati a volte dopo anni e di cui spesso si ignora anche la nazionalità. A rafforzare l'appello è il segretario generale dell'Interpol, Jürgen Stock: "Il nostro obiettivo, con la campagna “Identify Me", è semplice. Vogliamo identificare le donne decedute, dare risposte alle famiglie e rendere giustizia alle vittime. Ma non possiamo farlo da soli. Ecco perché stiamo chiedendo al pubblico di unirsi a noi in questo sforzo. Il loro aiuto potrebbe fare la differenza". Anche la più piccola informazione, aggiunge Stock, "può essere fondamentale per aiutare a trovare la soluzione a questi casi irrisolti. Che si tratti di un ricordo, di una segnalazione o della condivisione di un racconto, il più piccolo dettaglio potrebbe aiutare a scoprire la verità". Rivolgersi al grande pubblico, secondo l'Interpol, potrebbe dunque "essere la chiave per svelare un nome, un passato e per rendere la giustizia a lungo attesa" dai familiari delle vittime.
"I-Familia", 20mila profii in una banca dati
Da tempo, i Paesi membri partecipanti e la stessa Interpol lavorano a stretto contatto nell’appello per sfruttare le loro capacità analitiche e i metodi forensi avanzati scoperti negli ultimi decenni, "dalla profilazione del Dna, alla ricostruzione facciale e all'analisi isotopica". Tecniche che, ragionano investigatori esperti, "possono fornire indizi significativi sull'origine della vittima, sul suo stile di vita e sulla causa della morte". Già dal 2021, l'Interpol fornisce agli investigatori un nuovo strumento globale, "la banca dati I-Familia" che contiene circa 20mila profili provenienti da quasi 80 paesi. E alcuni casi, fanno sapere da Lione, sono già stati "risolti favorendo l’identificazione di corpi sconosciuti attraverso la comparazione del Dna familiare in ambito internazionale". Sono casi in cui risulta cruciale "la donazione volontaria del Dna da parte dei parenti degli scomparsi" e confermano l'importanza del coinvolgimento dei cittadini in situazioni in cui occorre identificare persone scomparse.
L'avviso "nero"
Accanto alle celebri "red notice", ossia gli avvisi di cattura dei super ricercati a livello mondiale, l'Interpol pubblica pure una "black notice" per ciascuna delle donne sconosciute, per ricercare informazioni sui corpi non identificati e determinare le circostanze della loro morte. Gli avvisi, nella loro versione giudiziaria, restano destinati alle sole forze di polizia, ma attraverso la campagna “Identify Me”, per la prima vengono diffusi pubblicamente estratti di quelle "black notice". In ciascuno degli "avvisi neri" possono essere incluse informazioni sul luogo in cui è stato trovato il corpo, dati biometrici (Dna, impronte digitali, immagini facciali, schede dentali), insieme a descrizioni fisiche del corpo o dei vestiti e a qualsiasi altro dettaglio rilevante per giungere a una identificazione.
Cosa può fare il cittadino
Ognuna di quelle donne decedute ha una storia e dei parenti che meritano delle risposte. Perciò l'Interpol esorta "chiunque abbia informazioni a farsi avanti e a contribuire a questo sforzo vitale". I cittadini, in particolare quelli che hanno un amico o un familiare scomparso, vengono invitati dall'agenzia di Lione a consultare il sito web www.interpol.int/IM e a contattare tempestivamente le forze di polizia nazionali competenti, qualora abbiano individuato particolari rilevanti o dispongano di qualsiasi informazione. Inoltre, "i parenti biologici che credono che una delle donne possa essere la loro persona cara scomparsa, debbono sapere che le forze di polizia nazionali possono collaborare con l'Interpol per una comparazione internazionale del Dna". In fondo a ogni riepilogo dei singoli casi, si trova un modulo di contatto. Compilarlo con dati verificati e attendibili può offrire a chi indaga una chiave per fare luce su quella vicenda, creando un link fondamentale con famiglie che, talvolta da anni, continuano a cercare "risposte e giustizia" per la sorte dei loro cari.