Progetto. Abusi su minori, stretta della Ue. Via la pedopornografia da Internet
Il Centro nazionale per il controllo della pedopornografia on line, quest'anno gli arresti sono aumentati del 50 per cento
La Commissione Europea rafforza la lotta alla pedopornografia online e agli abusi sui bambini. Lo fa annunciando una proposta di normativa (che dovrà poi essere approvata dagli Stati membri e dal Parlamento Europeo) che impone nuovi, stringenti obblighi ai social network come Facebook, Twitter, Google, Instagram, Whatsapp, Snapchat.
«Il Consiglio d’Europa – ha spiegato la commissaria agli Affari interni, Ylva Johansson – dice che un bambino su cinque è vittima di abusi sessuali e solo nel 2021 sono state postate online 85 milioni tra immagini e video che mostrano questi abusi. Agli autori di questi crimini dico: l’Europa vi darà la caccia». Secondo la Internet Watch Foundation, tra il 2020 e il 2021 c’è stato un incremento di segnalazioni di abusi confermati pari al 64%, complice anche la pandemia.
«L’attuale sistema basato sull’individuazione e la segnalazione volontaria da parte delle società – si legge in una nota della Commissione – si è rivelata insufficiente».
Nel 2020, secondo un rapporto del Centro Usa per i bambini scomparsi o abusati, il 95% di un totale di 21,45 milioni di segnalazioni proveniva da un solo operatore, Facebook (20,3 milioni), seguito a distanza da Google (547.000), Snapchat (144.000), Microsoft (97.000) e Twitter (65.000). Per il 2021 siamo già a 29,15 milioni, di cui Facebook costituisce ancora il 75% (22,12 milioni). Il 60% del materiale di abuso di minori distribuito a livello mondiale proviene da server basati proprio nell’Ue.
Una delle più significative novità è la proposta di creare un Centro Ue sull’abuso sessuale dei bambini. Se la normativa sarà approvata, dovrebbe iniziare a operare tra il 2024 e il 2026 per esser pienamente operativo nel 2030. Le società dovranno inviare le segnalazioni di abusi a questo centro Ue, il quale provvederà ad analizzarle e poi a inoltrare quelle confermate alle autorità giudiziarie dei vari Stati membri.
Le società dovranno inoltre provvedere alla valutazione dei rischi che i loro servizi possano essere utilizzati per diffondere immagini pedopornografiche e/o facilitare l’adescamento, proponendo rimedi. Le valutazioni dovranno poi essere vagliate da apposite autorità nazionali che dovranno esser create dagli Stati membri. Se tali autorità riterranno che rimangono rischi elevati, potranno chiedere ai tribunali di ordinare alle società di individuare tutto il materiale riferito ad abusi sessuali di minori, e chiedere la rimozione dei contenuti confermati.
Qui non mancano le critiche di quanti paventano una sorveglianza orwelliana degli utenti, inoltre molti operatori temono che si possa compromettere la cifratura end-to-end (dal mittente al destinatario), tipica di sistemi di messaggeria come Whatsapp o Telegram. «È incredibilmente deludente – ha dichiarato Will Cathcart, capo di Whatsapp – che il regolamento proposto non protegga la cifratura». «La nostra è una proposta neutrale dal punto di vista tecnologico» è stata la replica di Johansson, «quello che conta è il risultato»: starà alle società trovare il metodo giusto.
Per il resto, Bruxelles rassicura che gli ordini di individuazione dovranno esser limitati nel tempo e basati su criteri precisi fissati per tutta l’Unione dal Centro Ue, favorendo così l’utilizzo di sistemi automatici basati sull’intelligenza artificiale che, sottolinea la Commissione, dovranno essere il meno «intrusivo» possibile sul fronte della privacy. «È come cercare aghi in un pagliaio – ha detto Johansson –. Se si utilizza una calamita vengono attratti solo quelli, il resto no». Vedremo come reagiranno gli Stati membri. Alcuni, soprattutto nel Nord, sono particolarmente gelosi della protezione dei dati.