Attualità

Università Cattolica. La "Cultural diplomacy" per un futuro di pace

Filippo Jacopo Carpani giovedì 13 ottobre 2022

Il ritorno della guerra in Europa, della retorica del “nemico” e di ventate di patriottismo bellicista hanno reso quanto mai importante lo studio e l’applicazione della diplomazia, per evitare l’avvelenamento del dialogo tra culture, leader e sistemi politici differenti. L’International Program and Master in Cultural diplomacy dell’Università Cattolica di Roma si pone proprio questo obiettivo. Ideato dalla professoressa Federica Olivares e giunto al quinto anno, il corso di studi ha visto ben 60 partecipanti, provenienti da 32 Paesi del mondo (in particolare Est Europa, Americhe, Medio Oriente e Africa). Il 98 per cento degli ex studenti del programma, ad oggi, ha un lavoro stabile, quasi tutti nel settore della diplomazia. Questi numeri sono stati diffusi dalla coordinatrice del corso durante il Graduation day, svoltosi giovedì 13 settembre all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede. L’evento, intitolato “Usque ad sidera!”, ha visto la presenza dell’ambasciatore Francesco di Nitto e interventi del rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli e della Direttrice dell’Ufficio per le Politiche Spaziali e Aerospaziali della presidenza del Consiglio dei ministri, Elena Grifoni Winters.

La professoressa Olivares ha aperto la cerimonia, dichiarando che il master ha avuto «il privilegio e la responsabilità di forgiare ambasciatori del dialogo e pionieri dell’innovazione». Ha anche ricordato l’evoluzione del programma che, negli ultimi tre anni, si è espanso, trasformandosi in una piattaforma di ricerca per la Public and Cultural diplomacy e i diversi generi strategici della diplomazia. «Non possiamo attenderci che gli strumenti della Cultural diplomacy ci portino rapidamente alla pace», ha detto nel suo intervento Franco Anelli. «Ma nell’attuale contesto internazionale, essa avrà sempre più un ruolo rilevante. Laddove il confronto politico non basta più, la Cultural diplomacy rappresenta il tassello aggiuntivo che può consentire un dialogo sincero e una pace duratura». Il rettore ha sottolineato come, spesso, i Paesi non democratici utilizzino la diplomazia culturale per propagandare messaggi attraenti che, in realtà, hanno altri obiettivi. «Occorre quindi studiare e utilizzare gli strumenti della Cultural diplomacy», ha concluso Franco Anelli. «Serve un approccio critico, che consideriamo indispensabile per la formazione di tutti gli studenti, perché consente di distinguere i reali intendimenti degli Stati, delle leadership, delle imprese pubbliche e private».

Da ultima, Elena Grifoni Winters ha posto l’accento sulle conseguenze della guerra in Ucraina per le relazioni con la Russia nel settore spaziale. «La mia esperienza e la mia convinzione personale è che, nonostante tutto, dobbiamo continuare a cercare un modo di cooperare, perché senza cooperazione non c’è pace, e senza pace non c’è progresso», ha commentato Grifoni Winters e ha portato ad esempio la Stazione spaziale internazionale, ricordando come il programma, nato negli anni ’80, « è diventato uno strumento di pace e cooperazione globale subito dopo la caduta del muro di Berlino e lo smantellamento dell'Urss, e anche uno strumento di controllo. Grazie a questa cooperazione è stato possibile continuare a supervisionare una generazione di ingegneri spaziali sovietici che, altrimenti, si sarebbero ritrovati senza lavoro e avrebbero potuto “vendere” le proprie conoscenze in modo non controllato» .

Durante la cerimonia, sono state premiate le istituzioni e le aziende che hanno sostenuto il master e, al termine dell’evento, la professoressa Olivares è stata insignita dell’Ordine della Stella d’Italia, onorificenza concessa dal presidente della Repubblica a coloro che acquisito particolari riconoscimenti della promozione dei rapporti di amicizia e collaborazione tra l’Italia e gli altri Paesi.