Attualità

POLITICA E SOCIETA'. Famiglia e lavoro al di là degli steccati

giovedì 18 novembre 2010
L’obiettivo è fare della famiglia e del lavoro i perni di un nuovo sviluppo. La convinzione è che la sussidiarietà sia lo strumento sul quale fare leva. L’ambizione è quella di costituire un terreno comune che vada al di là degli attuali scontri politici, eventualmente anche fino alla prossima legislatura.Nasce così l’iniziativa dell’Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà, che ha organizzato per oggi e domani un incontro sul tema «Per vincere domani: famiglia e lavoro al tempo della sussidiarietà». Un confronto a porte chiuse rivolto ai 320 parlamentari dei vari partiti aderenti all’Intergruppo, che sarà introdotto significativamente, questa sera, da un intervento del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. Mentre domani le due relazioni che daranno il via al dibattito saranno svolte da Luigi Campiglio, docente di Economia politica alla Cattolica di Milano, e dal governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi. La prima incentrata sul tema della valorizzazione della famiglia, anche come asset economico, e la seconda puntata sul lavoro e la lotta alla disoccupazione.«Vogliamo ragionare in maniera approfondita su due temi, la famiglia e il lavoro, che rappresentano certamente i perni fondamentali per lo sviluppo sociale ed economico del Paese – spiega Emmanuele Forlani, coordinatore della segreteria dell’Intergruppo –. La famiglia non è un "pallino" dei cattolici o un elemento ideologico, ma anzitutto un soggetto da riconoscere». Lo scorso anno un’iniziativa analoga aveva analizzato limiti e potenzialità del nostro sistema di welfare. Ora, all’indomani della conclusione della Conferenza nazionale sulla famiglia, si tratta di «dare corpo concreto, in chiave sussidiaria, ad alcune delle intuizioni emerse», aggiunge Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la sussidiarietà che cura la segreteria scientifica dell’Intergruppo.E proprio su questioni molto concrete si soffermerà la relazione del professor Campiglio. «Dati i vincoli di bilancio occorre concentrare le (poche) risorse disponibili su interventi ad elevato rendimento sociale e impatto rapido, mettendo al centro la famiglia», spiega Campiglio. Le proposte qualificanti, in attesa della grande riforma del fisco, sono almeno quattro. Anzitutto «l’ampliamento della copertura degli assegni familiari, recuperando per tranche gli 8 miliardi tagliati nel 1996, e arrivando così a coprire con importi significativi anche i redditi medi di famiglie giovani». La seconda "mossa" sarebbe quella di elevare a 8mila euro la soglia di reddito oltre la quale il familiare non è più a carico. La quota è ferma da 15 anni a 2.841 euro e solo per l’incremento dell’inflazione dovrebbe essere portata a 4mila euro. Ma 8mila euro rappresentano l’attuale area esente da tassazione e quindi avrebbe un senso, anche per scoraggiare lavoro nero ed elusione, che le due soglie fossero parificate. Terzo punto, oltre a insistere sulla necessità di una riforma complessiva del fisco a misura di famiglia, secondo il professor Campiglio «andrebbe nel frattempo introdotta almeno l’indicizzazione automatica delle detrazioni». Infine, si potrebbe puntare con decisione sull’«housing sociale, che non è edilizia popolare ma investimento privato con un ritorno, senza l’onere della rendita urbana, e che può offrire una risposta alle esigenze delle famiglie giovani, fungendo anche da moltiplicatore dell’occupazione».Ma sarà utile un confronto tra parlamentari su questi obiettivi, proprio ora che la legislatura potrebbe essere agli sgoccioli? «Non solo utile, ma ancora più necessario – conclude Giorgio Vittadini –. Proprio mentre si assiste a un declino del confronto politico, a uno scontro aperto che può portare a una fase di "distruzione", è infatti fondamentale l’opera di coloro che s’impegnano a ragionare al di là degli steccati su come e cosa "ricostruire". In passato questo confronto trasversale, interpartitico, ha permesso di far avanzare temi come il federalismo solidale o il cinque per mille. Ora si punta a far leva su valori come la famiglia e il lavoro, che uniscono e che possono essere terreno di mediazioni intelligenti e avanzate. Nell’ottica di quel bene comune che il Papa e il cardinale Bagnasco non si stancano di indicare come orizzonte ideale». Francesco RiccardiMAURIZIO LUPI (PDL): Obiettivo, la riforma fiscaleIntergruppo in riunione in piena pre-crisi di governo. Che obiettivo vi date?I lavori dell’Intergruppo – risponde il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi – sono da sempre fuori dell’agone politico. La due giorni si colloca all’interno di un percorso e il traguardo è il tavolo fiscale del ministro Tremonti, quello è il luogo in cui porteremo il nostro contributo.Basterà quel che resta della legislatura per dare un segnale forte alle famiglie italiane?In questi anni l’Intergruppo ha dato segnali fortissimi, dal cinque per mille, sopravvissuto a due governi, alla legge sul rientro dei talenti, approvata a Montecitorio e calendarizzata al Senato, alla proposta di legge sul lavoro nelle carceri... Abbiamo dimostrato che è possibile uno stile di lavoro diverso, fatto di lealtà e collaborazione tra esponenti di coalizioni diverse, nel nome della sussidiarietà, e ora ritengo che il tavolo della riforma fiscale – che il ministro Tremonti ha voluto fermamente – possa recepire le proposte che usciranno dai nostri lavori. La politica fiscale non è questione di stile ma di numeri e in quelli di Tremonti non c’è spazio per il quoziente famigliare...È evidente che si devono fare i conti con le risorse disponibili ma il dialogo con i sindacati e con il Forum delle famiglie è andato molto avanti in queste settimane e le proposte che avanzerà il professor Campiglio sono la strada per dare alle famiglie il segnale forte che attendono, quello di una politica fiscale che riesca a incentivarle senza compromettere la stabilità dei conti pubblici. Paolo VianaENRICO LETTA (PDL): Più figli e più lavoro per le madriDa dove si deve partire per aiutare la famiglia italiana?Bisogna permettere ai genitori di fare figli e alle madri di lavorare – risponde Enrico Letta, vicesegretario del Pd, nel comitato promotore dell’Intergruppo per la sussidiarietà –. Sono i due grandi punti deboli del Paese, quelli che ci tagliano fuori dalle classifiche internazionali. Ormai non si ragiona più in termini di tassi troppo bassi, ma di tasso zero per natalità e occupazione femminile.Di chi è la colpa?Abbiamo ereditato un welfare progettato assieme ai sindacati e molto spostato sulla figura dell’uomo in quanto lavoratore. Questo modello di Stato sociale ha retto finché l’istituzione familiare si manteneva solida, finché, tanto per capirci, era lei a sussidiare lo Stato e non viceversa, finché si faceva carico degli anziani, o dei disabili, gestendo al proprio interno gran parte dei problemi sociali per i quali oggi si invoca l’intervento pubblico.In tempi di famiglia debole quell’impostazione va rovesciata?Si tratta di un rovesciamento obbligato. Lo Stato che deve dare, togliere i pesi e incentivare la natalità, aiutare le famiglie numerose. Guardiamo alla Francia e ai Paesi scandinavi: se esistono i servizi, lavoro femminile e natalità non sono in contrasto, anzi più lavoro si crea per le donne e più figli nascono. Dobbiamo renderci conto – e i lavori dell’Intergruppo per la sussidiarietà sono importanti proprio per questo – che ci troviamo di fronte a una sfida epocale per l’Italia e che è improrogabile una riforma del fisco che tenga conto della nuova realtà sociale del Paese.La legislatura corrente ha abbastanza fiato per raccogliere una sfida così complessa?Proprio per questo sto sostenendo in queste ore il progetto di un governo di responsabilità nazionale che potrebbe compiere le riforme necessarie, spostare i pesi fiscali e aiutare le famiglie numerose. L’ultima proposta del Forum delle famiglie è condivisibile: il fisco prende come riferimento il numero dei figli e si preoccupa di non disincentivare il lavoro femminile, aiutando i nuclei familiari che hanno davvero bisogno di essere aiutati. (P.V.)MAURIZIO GASPARRI (PDL): I valori non hanno scadenza«I valori non hanno scadenza, le buone cause vanno perseguite sempre, al di là delle contingenze politiche. Famiglia e lavoro sono due pilastri dai quali qualunque costruzione non può prescindere». Guarda avanti il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri, anch’egli tra i promotori dell’Intergruppo per la sussidiarietà.Presidente, ma questo confronto avrà un seguito anche se verranno sciolte le Camere?Io spero ancora in un sussulto di responsabilità che porti a superare questo momento di scontro e a far proseguire il lavoro del governo. In ogni caso, proprio la storia dell’Intergruppo che ha travalicato tre legislature avanzando proposte tradotte poi in legge, sta a dimostrare la validità di questo metodo di confronto politico. Una sorta di porto franco, al di là delle tempeste del momento, che parte da valori forti condivisi come la difesa della vita, il sostegno alla famiglia e la promozione del lavoro per arrivare a elaborare politiche concrete.Sul piano pratico qual è l’obiettivo prioritario?Oggi, per assicurare sostegno concreto ai genitori e favorire la natalità, è prioritario riformare davvero il fisco a misura di famiglia. Dobbiamo tener conto delle compatibilità del bilancio pubblico, ma vanno individuate le linee d’intervento sulle quali muoversi.In quest’ottica che significato assume l’incontro con il cardinale Bagnasco?Un momento alto di riflessione, un contributo importante anzitutto sugli aspetti valoriali, ma anche sul ruolo dei cattolici in politica. Oggi mi ha colpito il fatto che, mentre tutti si occupavano della polemica (pur importante) tra Saviano e Maroni, solo Avvenire abbia sottolineato l’attacco portato al valore della vita. Francesco RiccardiVANNINO CHITI (PD): una priorità da coniugare al futuro«Uscire dai luoghi comuni e dai pregiudizi per verificare nel merito le impostazioni. Contribuire a cambiare la cultura del Paese e cominciare a individuare soluzioni concrete condivise». Sono gli obiettivi che Vannino Chiti (Pd) vice presidente del Senato, assegna all’incontro dell’Intergruppo per la sussidiarietà che ha contribuito a promuovere.Sulla famiglia e il lavoro è più ciò che accomuna o ciò che divide?È significativo il fatto che la famiglia sia considerata da tutti una priorità per il Paese, non un retaggio del passato, ma ciò su cui puntare con decisione per il futuro. Come farlo nel concreto, quante risorse mettere in conto, quale riforma del fisco immaginare lo discuteremo. E lo stesso vale per il lavoro, che è tornato ad essere la prima preoccupazione degli italiani e non può non esserlo della classe politica.Lo strumento sotteso alla discussione è la sussidiarietà. Questo già indica un taglio d’intervento...Certo. Se dovessi riassumere in uno slogan direi: «creare le condizioni perché la famiglia possa fare da sé, ma non da sola». Non deve fare supplenza a uno Stato che non c’è, ma essere messa in condizione di costituire una presenza capace anche di cambiare le istituzioni e la realtà del Paese. D’altro canto la famiglia è la cellula fondamentale nella quale la persona trova l’equilibrio tra la giusta valorizzazione dell’io e il rapporto con gli altri, una reciprocità fondamentale.Non c’è il rischio che il dibattito si spenga assieme alla possibile fine della legislatura?Non ci siamo mai fatti condizionare dal momento politico. Come intergruppo cerchiamo di gettare le basi di un rinnovamento culturale e poi, nella nostra responsabilità di parlamentari, di cambiare le cose nel concreto. Certo occorrerebbe modificare in senso sussidiario anche la politica. A cominciare dalla legge elettorale. (F.Ricc.)