L’indiscrezione ha cessato di essere tale nella prima serata di ieri: Silvio Berlusconi è indagato dalla procura di Trani nell’ambito di un’inchiesta scaturita da alcune intercettazioni di colloqui telefonici tra il presidente del Consiglio e Giancarlo Innocenzi, commissario dell’Autorità garante per le Comunicazioni, a sua volta indagato per favoreggiamento. Un po’ se l’aspettava, il premier, tanto da indicare anche un mandante politico: «La sinistra ha armato le procure contro di noi e usa le intercettazioni e la giustizia a orologeria per la sua campagna d’insulti».Le ipotesi di reato sono quelle di concussione e di minacce «a un corpo amministrativo». In sostanza, per gli inquirenti, Berlusconi avrebbe cercato di ottenere da Innocenzi un intervento su Annozero di Michele Santoro e su altre trasmissioni Rai a lui sgradite. Indagato, per «rivelazioni di segreti inerenti a un procedimento penale», anche il direttore del Tg1 Augusto Minzolini: interrogato dagli inquirenti tranesi nel dicembre scorso, il giornalista avrebbe confidato «a terzi» il contenuto del colloquio.Il capo del governo, tuttavia, ha ripetuto di non sentirsi preoccupato, perché «contro i processi in tv sono intervenuto a destra e a manca» esprimendo posizioni «non solo lecite, ma doverose». Piuttosto, ha sottolineato il Cavaliere, «sono scandalizzato, perché a Trani ci sono state palesi violazioni di legge».Ieri mattina era stato lo stesso Berlusconi, tramite i suoi legali Niccolò Ghedini e Filiberto Palumbo, a domandare formalmente all’ufficio giudiziario pugliese se corrispondesse al vero la voce di una sua iscrizione sul registro degli indagati. Quando la conferma è rimbalzata nelle redazioni di tutta Italia, attribuita a «fonti vicine alle indagini», l’avvocato Palumbo non ha smentito, ma ha fatto sapere di non aver ancora ricevuto «alcuna risposta». Più duro Ghedini: «È una situazione giuridicamente inconcepibile e intollerabile, la tesi è non solo destituita di fondamento, ma contraria al buon senso e a ogni ipotesi contenuta nel codice». Ed è «evidente che la competenze territoriale non può che essere della procura di Roma».Sul’inchiesta è tornato anche il ministro della Giustizia Angelino Alfano. Gli ispettori che ha inviato a Trani entreranno in azione oggi e il Guardasigilli ha voluto spiegare il senso di una decisione della quale discuterà anche il Csm e delle critiche rivolte all’operato dei locali inquirenti: «Parlo di intercettazioni "a strascico" perché l’articolo 15 della Costituzione dice che il diritto alla riservatezza nelle comunicazioni personali è inviolabile», ha rilevato, mentre le conversazioni sono finite sui giornali «rovinando la reputazione di persone che nulla hanno a che fare con le indagini». Dalla procura Alfano vorrebbe perciò «uno sforzo per individuare i responsabili della fuga di notizie». Ma ha assicurato che gli ispettori «non possono e non vogliono interferire nell’inchiesta, che deve andare avanti».Il procuratore di Trani Alfredo Maria Capristo, da parte sua, ha ribadito che lui e i suoi colleghi sono «a completa disposizione degli ispettori», ma ha sottolineato: «Se sapessi chi ha passato le notizie alla stampa, sarebbe già in galera».