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IL CASO ILVA. Intercettazioni choc: «Dì che va tutto bene»

Salvatore Scolozzi venerdì 17 agosto 2012
​«Nei comunicati vendiamo fumo...». Basterebbero queste poche parole a complicare la posizione dei dirigenti dell’Ilva. In realtà nelle carte della Guardia di finanza – depositate nell’ultima udienza del Riesame sul caso del siderurgico tarantino – c’è molto di più, ed emerge un vero e proprio “sistema manipolatorio”, ideato per condizionare gli enti pubblici e persino l’informazione. Far credere che lì, all’ombra degli altiforni fuorilegge e delle nuvole rosse, tutto procedesse a meraviglia. L’inchiesta si chiama "Environment sold out", letteralmente "ambiente venduto" e delinea alcune circostanze che sarebbero persino entrate nel filone principale, quello che ha portato al sequestro dell’impianto e all’arresto del patron Emilio Riva, del figlio e di sei dirigenti della fabbrica (5 dei quali scarcerati dal Riesame). Le deduzioni del sostituto Remo Epifani si sapranno nelle prossime settimane, il reato ipotizzato è corruzione in atti giudiziari. Dalle indiscrezioni emergerebbe però la figura chiave del consulente Girolamo Archinà, licenziato dal neo-presidente Bruno Ferrante: in ballo presunti tentativi dell’Ilva per “ammorbidire” alcuni componenti della Commissione ministeriale incaricata di rilasciare l’Aia (l’Autorizzazione integrata ambientale). L’informativa della Gdf partirebbe dalla descrizione dell’incontro tra il consulente del pm, Lorenzo Liberti, e Archinà, relativo alla consegna di una presunta mazzetta da 10.000 euro per favorire il siderurgico. Direbbe Archinà, al telefono con un dipendente Ilva: «Per domani mi prepari dieci? [...] Però grossi. E se sono da 500 è meglio». Archinà e Liberti (che respinge ogni accusa) – sempre secondo le indiscrezioni – si incontreranno poi in una stazione di servizio della A14 e si scambieranno una busta. Il 15 luglio 2010 Archinà e Fabio Riva incontrano il governatore Vendola per discutere del futuro dell’impianto tarantino. Al termine dell’incontro Fabio Riva parla con il figlio Emilio (omonimo del nonno). «Emilio – annotano i finanzieri – suggerisce di fare un comunicato fuorviante», dove «Si dice... si vende fumo, non so come dire! Sì, l’Ilva collabora con la Regione, tutto bene».