Attualità

ALLARME PANDEMIA. Influenza A, 25 i morti E solo 41mila vaccinati

Enrico Negrotti giovedì 5 novembre 2009
Cresce in modo netto l’incidenza della nuova influenza nel nostro Paese e anche il numero dei morti è in aumento: sono diventate 25 le persone decedute che erano positive al virus A/H1N1. Stamane una bimba è morta all'ospedale di Desio (Monza-Brianza). La piccola, 7 anni, residente a Lentate sul Seveso soffriva di Sindrome di Angelman: una malattia rara che si manifesta, tra l'altro, con una grave cerebropatia e con numerosi episodi di infezione polmonare, che anche a domicilio avevano spessorichiesto l'ausilio dell'ossigeno.Tuttavia il tasso di letalità resta fortunatamente molto basso, addirittura – secondo i dati forniti dalla rete di sorveglianza Influnet – un centesimo di quello dell’influenza stagionale: lo 0,002 per cento contro lo 0,2. E anche i più recenti casi di morti mostrano che sono maggiormente a rischio di subire complicanze gravi coloro che sono già affetti da patologie croniche. Non adeguata appare però ancora la gestione dei vaccini: nonostante entro la fine della settimana sia previsto il completamento della terza distribuzione (per un totale di 2,5 milioni di dosi), le persone immunizzate alla data del 1° novembre erano solo 41mila. Ieri sono morte tre persone nel nostro Paese, e si è avuto notizia di altri tre decessi avvenuti nei giorni precedenti. Allo «Spallanzani» di Roma è morto un tecnico radiologo che lavorava all’ospedale di Anzio Nettuno, dove la vaccinazione del personale sanitario inizierà questa settimana. Una ragazza di 18 anni invece è spirata all’ospedale Bambino Gesù di Roma: la giovane era affetta da fibrosi cistica (una malattia con gravi complicazioni polmonari) e, secondo la sorella, non era stata adeguatamente isolata nei primi giorni del ricovero. Da parte sua il direttore sanitario dell’ospedale, Massimiliano Raponi, ha fatto sapere che sin da aprile il «Bambino Gesù» «ha messo in atto tutte le misure preventive necessarie per controllare la diffusione della pandemia e per tutelare tutti i pazienti» e nel caso specifico «la grave patologia di base ha condizionato il maniera determinante il decorso della malattia». Il terzo decesso di ieri riguarda un ragazzo di 14 anni ricoverato nell’ospedale di Alessandria: anche in questo caso si trattava di un giovane con grave insufficienza respiratoria cronica. Analoga sorte hanno avuto nei giorni scorsi – ma se ne è avuta notizia solo ieri – un diciassettenne affetto da mucolipidosi (malattia metabolica congenita) deceduto a Vercelli, un 26enne con handicap cerebrali all’ospedale di Scafati (Salerno) e una ragazzina di 13 anni all’ospedale San Gerardo di Monza. Ma quel che colpisce è l’aumento dell’incidenza della nuova influenza. Infatti secondo i dati raccolti dalla rete Influnet, coordinata dal ministero della Salute attraverso l’Istituto superiore di sanità, nella 44ª settimana dell’anno l’incidenza totale – segnalata dai medici e pediatri sentinella – ha raggiunto 8,96 casi per mille assistiti, mentre la settimana precedente il dato si assestava a 4,12. E l’incidenza di quasi 9 casi su mille assistiti mostra di essere già superiore al picco raggiunto dalle ondate di influenza stagionale negli scorsi cinque anni, escluso il 2004-2005. A confortare è invece il confronto della mortalità che, come riferito sopra, si attesta su quote estremamente basse. Quanto alla vaccinazione, non tutto fila liscio, come dimostra la denuncia del segretario della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg) del Lazio, Pierluigi Bartoletti: «Avanzano diverse decine di migliaia di dosi, che sono state riconsegnate alle Asl perché una parte degli operatori sanitari nel Lazio ha deciso di non vaccinarsi. Utilizzeremo quelle dosi per cominciare la vaccinazione della categoria delle persone a rischio da lunedì prossimo». E proprio ieri nel Lazio è scattato il piano pandemico regionale contro la nuova influenza. E il calendario delle consegne alle Regioni del vaccino pandemico prevede ora una nuova consegna il 20 novembre e un’altra entro la prima settimana di dicembre, per un totale di «circa 10 milioni di dosi». Sperando che le segnalazioni provenienti da più parti d’Italia sulle difficoltà a ottenere appuntamenti per la prenotazione della vaccinazione da parte delle donne in gravidanza e delle persone a rischio trovino rapida soluzione.