Infanzia. Quando la fame mangia i bambini: denutriti 27 milioni nel 2022. A Gaza il 96%
La misurazione della circonferenza del braccio rivela rapidamente lo stato di denutrizione di un bambino
Nonostante i progressi dal 2000 a oggi nel campo della malnutrizione infantile, i numeri dicono che l'Obiettivo di sviluppo sostenibile che mira proprio all'eliminazione della fame è lungi dall'essere raggiunto. Anzi, il contesto di "policrisi" scatenato da cambianenti climatici e guerre in aumento rischia di cancellare anche i passi avanti fatti. Un dato per tutti: a Gaza un milione e 100 mila minori, l'intera popolazione infantile, versa in uno stato di gravissima crisi alimentare.
È un quadro drammatico quello che emerge dall'ultima analisi di Save the Children intitolata "La fame mangia i bambini", lanciata oggi come campagna di sensibilizzazione. La fame nel 2023 ha colpito complessivamente 773 milioni di persone, adulti compresi, cioè 152 milioni più del 2019, pari a uno ogni 11, ma in Africa la percentuale sale a uno ogni 5 persone. La malnutrizione acuta causa un quinto dei decessi dei bambini sotto in 5 anni. Ed è aumentata del 20%, tra il 2020 e il 2022, nei 19 Paesi più colpiti da crisi umanitarie: erano 23 milioni nel 2020, prima della pandemia, i piccoli denutriti, sono diventati 27,7 milioni nel 2022. Catastrofiche le previsioni: considerando i trend attuali, si stima che 128,5 milioni di bambini (19,5%) saranno affetti da malnutrizione cronica nel 2030. La metà in Africa occidentale e centrale. Nel 2023 sono nati 17,6 milioni di bambini in condizione di fame, un quinto più di dieci anni prima. La lieve riduzione a inizio 2023 (meno 27,1 milioni), rischia di essere vanificata dallo scoppio di nuovi conflitti: in Sudan, nella Repubblica Democratica del Congo e nei Territori Palestinesi Occupati.
«La carenza di cibo uccide l’infanzia dei bambini. Quando un bambino non ha nulla da mangiare - dice Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children - è la fame a mangiare il suo mondo. Perché prosciuga ogni energia, spegne ogni curiosità, impedisce l’apprendimento e ferma la voglia di giocare. Distrugge la gioia e divora i sogni. E tutto questo è inaccettabile». L'ong internazionale calcola che i conflitti armati sono la causa principale dell'insicurezza alimentare per 135 milioni di persone in 20 paesi del mondo.
Gaza è il caso forse più eclatante: un anno di guerra e di blocco degli aiuti umanitari ha fatto piombare il 96% della popolazione, praticamente la totalità, in una condizione di insicurezza alimentare acuta, che raggiunge livelli critici o anche maggiori con quasi mezzo milioni di persone, 495 mila, pari al 22%, approdate allo stadio più alto della classificazione IPC integrata della sicurezza alimentare, cioè «quasi tutti i bambini che vivono nell'area, un milione e 100 mila minorenni». Chi non muore sotto le bombe è vittima della fame.
Ma non sono solo i conflitti all’origine dell’aumento della fame nel mondo. Si stima che lo scorso anno gli eventi metereologici estremi siano stati la causa primaria di alti livelli di insicurezza alimentare per 72 milioni di persone in 18 Paesi, tra cui 33 milioni di minori. Numero più che raddoppiato dal 2018, quando gli eventi meteorologici estremi erano la causa primaria della fame per 29 milioni di persone, di cui 13 milioni di bambini. Le inondazioni in Pakistan, le prolungate siccità nel Sahel e in Somalia, il distruttivo uragano Freddy in Mozambico e Malawi, la siccità e la deforestazione hanno impatti profondi sui sistemi alimentari e sulla competizione per le risorse naturali. Condizioni che provocano conflitti crescenti, come quelli tra agricoltori e pastori. Storicamente la Somalia è stato uno dei Paesi che ha maggiormente subito l’impatto dei cambiamenti climatici dal punto di vista dell’insicurezza alimentare.
L’insicurezza alimentare determina conseguenze profonde e di lungo periodo sulla crescita e lo sviluppo dei bambini, esponendoli al rischio di mortalità durante l’infanzia e a malattie croniche in età avanzata: colera, malattie respiratorie, morbillo, ritardi nello sviluppo cognitivo. La malnutrizione nelle donne in gravidanza o allattamento ha ripercussioni sullo stato di salute dei figli. Donne malnutrite partoriscono bambini con basso peso alla nascita, più soggetti a malattie, malnutrizione e mortalità. Save the Children chiede al governo italiano di aumentare le risorse destinate alla cooperazione internazionale, per adempiere all'impegno internazionale dello 0,7% del Pil in aiuti allo sviluppo entro il 2030. Oggi l'Italia stanzia meno della metà.
Per sostenere i progetti di Save the Children in 13 paesi, fino al 31 dicembre si possono donare 2 euro con un Sms al 45533, 5 o 10 da rete fissa, o con donazioni all'800 08 18 18.