Ancora un rinvio. Questa volta davvero inaspettato. L’«esecuzione» di Indi Gregory, la bambina di otto mesi, affetta da una rarissima malattia mitocondriale, condannata dall’Alta Corte di Londra alla sospensione dei trattamenti vitali, era fissata per le 15.00. L’appello presentato in mattinata dal console italiano di Manchester, Matteo Corradini, nelle vesti di giudice tutelare della piccola, cittadina italiana da lunedì, ha fatto slittare la procedura di spegnimento delle macchine che la tengono in vita alle 17.00. Qualche minuto dopo quest’ultima scadenza i legali della famiglia Gregory hanno fatto sapere che il verdetto del giudice, Robert Peel, arriverà invece domattina. L’udienza è fissata alle 13.00.Il caso è diventato adesso un affare tra governo italiano e magistratura britannica. L'
escamotage che potrebbe portare la vicenda alla svolta è l’appello con cui il console ha chiesto all’Alta Corte di trasferire la giurisdizione del caso dal Regno Unito all’Italia. Una procedura condotta in punta di diritto ai sensi dalla Convenzione dell’Aia del 1996 sulla cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e misure per la protezione dei minori. Si tratta di un accordo internazionale, ratificato dal Regno Unito nel 2012 e dall’Italia nel 2015, a cui si fa in genere riferimento nelle controversie relative a minori trasferiti illecitamente all’estero.Il trattato sancisce che le controversie transnazionali riguardanti i minori vengano risolte favorendo non il principio di nazionalità ma quello di residenza intesa come il luogo in cui il minore ha i propri interessi. Nel caso di Indi, l’interesse è vivere e curarsi. È la prima volta che questo approccio viene utilizzato in un contenzioso sul fine vita di un minore condannato alla sospensione dei trattamenti vitali. Il caso di Indi, va ricordato, è solo l’ultimo di una triste saga. Charlie Gard, Alfie Evans, Archie Battersbee e Isaiah Haastrup sono solo alcuni dei casi più famosi. Ognuno a suo modo diverso ma tutti in odore di eutanasia.I medici del Queen’s Medical Center di Nottingham dove Indi è ricoverata sin dalla nascita erano già pronti a spegnere il ventilatore che l’aiuta a respirare. Il tribunale, mercoledì, aveva anche respinto l’istanza con cui la famiglia chiedeva di far morire la piccola a casa. Il fatto che il giudice Peel abbia preso tempo per rispondere alle richieste del governo italiano è un segnale di cautissimo ottimismo. Dopo i tanti “no” emessi nel “miglior interesse” della bambina, in alcuni casi senza neppure concedere alla famiglia un confronto, la convocazione dell’udienza di domani è segno che, per lo meno, i giudici staranno ad ascoltare quello che su Indi ha da dire l’Italia.