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Scanzano Jonico. La statua della Madonna si “inchina” al boss. È polemica in Basilicata

Redazione Interni martedì 8 ottobre 2024

Il palazzo di giustizia di Potenza

«Non mi sono mai inchinato dinnanzi a chicchesia, e tanto meno alla malavita. Il ruolo che ricopro mi impone rigore e dignità verso chiunque». Il sindaco di Scanzano Jonico (Matera), Pasquale Cariello (ex consigliere regionale della Lega), non ci sta a passare per l’organizzatore di ossequiose manifestazioni di deferenza verso esponenti della criminalità organizzata, tanto più in occasione di eventi religiosi. I fatti: il nome del primo cittadino del comune lucano - che fu sciolto per mafia nel 2019 - compare tra quelli dell'operazione “Mare Nostro” condotta dalla Direzione distrettuale aantimafia di Potenza, e che ha portato, la scorsa settimana, all'emissione di 21 fermi a carico di persone indiziate di appartenere a un'associazione di stampo mafioso che opera sul litorale jonico, tra le province di Matera e Taranto.

A Cariello, che ha ricevuto un'informazione di garanzia ed ha subito una perquisizione, i pm contestano il reato di turbativa di funzione religiosa, aggravata dal 416 bis (associazione per delinquere di tipo mafioso): nel giorno di Ferragosto, ha riferito il procuratore Francesco Curcio, «di sua iniziativa, Cariello avrebbe turbato l'esercizio della “processione della Madonna del Mare con le barche”, facendo compiere una sorta di inchino con la statua, nei pressi di uno stabilimento balneare riconducibile ai clan Scarci-Scarcia». La vicenda continua a destare polemiche e tensioni in Basilicata. E il vicepresidente del Consiglio regionale, Angelo Chiorazzo, leader di Basilicata Casa Comune (all’opposizione rispetto al governo di centrodestra guidato da Vito Bardi) ha chiesto le dimissioni di Cariello: «Il lavoro di magistrati e forze dell’ordine - ha sottolineato Chiorazzo - è prezioso. Ma non può essere lasciato solo sulle loro spalle il compito di contrastare la criminalità. I rappresentanti di tutte le istituzioni hanno il dovere di sostenere il lavoro della magistratura elevando il profilo etico e morale nella gestione della cosa pubblica senza lasciare, come accaduto a Scanzano Jonico, primo Comune in Basilicata sciolto per infiltrazioni mafiose, alcuna ombra intorno a fatti ed episodi legati alla criminalità per i quali, come emerge dalla recente inchiesta “Mare Nostro”, meglio farebbe il sindaco a fare un passo indietro». Per Chiorazzo, «la sola ipotesi che un sindaco alla guida di una processione faccia “inchini” a esponenti della criminalità, rappresenta un’onta e un danno per una comunità, ed è quanto si legge nelle carte dell’inchiesta. Parallelamente, è necessario rafforzare gli strumenti per la promozione e diffusione della cultura della legalità rilanciando, ad esempio, l’attività dell’Osservatorio regionale sulla legalità e sulla criminalità organizzata di stampo mafioso, purtroppo interrottasi da tempo e recuperare lo spirito della consulta regionale per la difesa della Basilicata dai tentativi di penetrazione mafiosa istituita dall’allora governatore Tonio Boccia».

La replica del sindaco: «Sulla processione del 15 agosto, assicuro che il parroco ha svolto la funzione così come è sempre stata condotta negli anni addietro, e non risulta alcuna sosta in corrispondenza di lidi inesistenti e (asseritamente) appartenenti a malavitosi. Allo stesso modo, non ho mai percepito comportamenti equivoci che potessero far pensare che i partecipanti stessero inneggiando a gruppi malavitosi». Cariello, rieletto qualche mese fa dopo lo scioglimento del consiglio comunale dell’anno scorso, ha quindi ricordato di essersi subito impegnato per «accelerare il percorso per l’apertura della caserma dei Carabinieri a Scanzano», che costituirebbe «un piccolo segnale verso il processo di normalizzazione che la comunità locale - fiaccata dagli accadimenti degli ultimi anni ma, ciononostante, integra, laboriosa ed onesta - attende da tempo».