Inchiesta sulle Ong. A Trapani intercettati e schedati anche i giornalisti stranieri
L’ascolto delle conversazioni dei giornalisti con le loro fonti sembra una prassi assai più vasta di quanto non sia emerso fino ad ora. Nei documenti allegati alle intercettazioni eseguite a partire dal 2017 su ordine della procura di Trapani si fa riferimento anche a reporter stranieri in contatto con i colleghi italiani e con le loro fonti riservate.
Il caso, che ha suscitato numerosi interventi della stampa internazionale, non accenna a spegnersi. La ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha chiesto chiarimenti e secondo diverse fonti non è escluso che vengano inviati gli ispettori di via Arenula a Trapani. Il procuratore facente funzioni Maurizio Agnello, che ha ereditato l’inchiesta avviata nel 2017, ha assicurato che le intercettazioni verranno distrutte e non saranno messe a disposizione del fascicolo processuale. Tuttavia la lettura della documentazione continua a riservare sorprese.
La scansione cronologica delle chiamate intercettate e commentate dagli investigatori, che a seconda dei casi le annotavano come “importante” o “molto importante”, suggerisce una lettura nuova.
Fino all’inizio di luglio 2017 vengono effettuati ascolti indiretti, come quelli che riguardano “Avvenire”, riguardanti i giornalisti con alcune loro fonti. In alcuni casi si trattava di persone indagate, in altre semplicemente di soggetti vicini alle organizzazioni non governative ma non iscritti sul registro degli indagati. Dunque fonti riservate che, non avendo peraltro fornito notizie attinenti all’inchiesta di Trapani sui presunti contatti tra navi umanitarie e trafficanti di uomini, in alcun modo dovevano essere esposte al rischio della loro identificazione. Il materiale, infatti, è a disposizione di diversi avvocati di persone indagate.
Torniamo al 2017. L’1 luglio vengono annotate due telefonate giudicate “importanti” tra Avvenire e don Mosé Zerai, il sacerdote eritreo inizialmente sospettato di essere in contatto con i trafficanti ma poi lasciato fuori dall’inchiesta che vede la procur chiedere per lui la definitiva archiviazione per assenza di qualsiasi reato.
Gli investigatori sembrano molto interessati non solo alle notizie che le fonti sono in grado di fornire, ma alla modalità con cui i giornalisti gestiscono i contatti e ottengono informazioni, filmati, documenti che sono poi oggetto di svariati approfondimenti.
Due giorni, quando ormai la procura di Trapani ha un quadro completo del lavoro dei cronisti, scatta l’intercettazione mirata di Nancy Porsia la freelance che collabora con testate italiane e straniere.
Qui vengono annotate altre conversazioni giudicate “importanti”, come quelle con Laura Silvia Battaglia, giornalista che collabora con Avvenire, Radio3, Washington Post e per la quale gli inquirenti indicano la sua attività di tutor presso l’Università Cattolica e i suoi frequenti viaggi di lavoro e altri per ragioni familiari nel Medio Oriente. Porsia e Battaglia non parlano mai delle Ong in mare, oggetto dell’inchiesta, ma di questioni internazionali estranee ai fatti indagati, eppure il profilo professionale e privato di Battaglia viene messo nero su bianco.
Profili, a quanto trapela, tracciati anche per alcuni celebri inviati di guerra stranieri ritenuti di interesse perché in contatto con Porsia e altri giornalisti italiani che si occupano di Libia.
Nello stesso periodo a Palermo veniva intercettato Lorenzo Tondo, corrispondente per il Mediterraneo per il britannico “The Guardian”, nell’ambito di un’altra inchiesta, per la sua inchiesta sul potente trafficante di uomini Medhanie Yehdego Mered. Ancora una volta gli inquirenti cercavano le fonti di Tondo, che aveva scoperto uno scambio di persona. E ieri si è appreso che nella recente indagine della procura di Ragusa sull’operato dell’organizzazione Mediterranea, è stata annotata la telefonata tra uno degli indagati e Laura Marangoni, giornalista de "la Nuova Venezia".
Tutti episodi per i quali è stata indetta una iniziativa nazionale su “su segreto professionale, tutela delle fonti, querele bavaglio. L’incontro promosso da Articolo 21, con l’adesione della Federazione Nazionale della Stampa, si svolgerà in video conferenza e sarà ritrasmesso da Articolo 21 e da decine di altri siti", si legge in una nota dei promotori.
Oggi il premier Mario Draghi sarà a Tripoli, ma dopo gli sviluppi degli ultimi giorni Riccardo Magi (+Europa Radicali) annuncia di voler riportare in Parlamento la proposta “di una commissione parlamentare d’inchiesta sull’attuazione degli accordi Italia-Libia".