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L'inchiesta. Caso pandoro, Chiara Ferragni indagata per truffa aggravata

Pietro Saccò lunedì 8 gennaio 2024

Chiara Ferragni

La vicenda del pandoro “Pink Christmas” si sta facendo sempre più pesante per Chiara Ferragni e anche per Balocco. L’influencer, insieme all’imprenditrice Alessandra Balocco, è indagata dalla Procura di Milano per truffa aggravata dalla “minorata difesa”, l’aggravante prevista dal codice penale nei casi in cui l’autore del reato ha «approfittato di circostanze di tempo, di luogo o di persona, anche in riferimento all’età, tali da ostacolare la pubblica o privata difesa». La minorata difesa si riferirebbe, in particolare, all’uso di “sistemi informatici”: presumibilmente, gli inquirenti hanno ritenuto che il cliente sia più facile da imbrogliare mentre sta curiosando sui social network. Sia Ferragni che Balocco non avrebbero ancora ricevuto un avviso di garanzia, nonostante la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati sia circolata dal primo pomeriggio di ieri, dopo che gli agenti della Guardia di Finanza si sono presentati negli uffici della storica azienda dolciaria di Fossano, in provincia di Cuneo, per raccogliere documenti e materiali utili a capire come sia stata gestita esattamente la campagna che ha portato a presentare come un’operazione di beneficenza la vendita del pandoro “rosa” nel 2021.

L’istruttoria dell’Autorità garante del mercato, che ha fatto scoppiare il caso, si è chiusa lo scorso 15 dicembre con multe per quasi un milione e mezzo di euro: 420mila euro per Balocco e quasi 1,1 milioni di euro complessivi per Tbs Crew e Fenice, le due aziende di Ferragni. Secondo le indagini Antitrust, si è lasciato credere ai consumatori che chi acquistava il pandoro si contribuiva ad aiutare l’Ospedale Regina Margherita di Torino per l’acquisto di un macchinario per le cure terapeutiche dei bambini malati di cancro. In realtà la donazione, da 50mila euro, era già stata fatta da Balocco mesi prima della firma del contratto con Ferragni ed era slegata dalle vendite (e per fortuna, dal momento che di quei pandori ne sono stati venduti pochi e l’operazione per Balocco, che ha pagato un milione di euro all’influencer, ha portato solo perdite).

Dalle indagini dell’Antitrust sono partite quelle di Eugenio Fusco, procuratore aggiunto di Milano. Gli inquirenti hanno allargato l’inchiesta ad altri contratti di Ferragni legati a iniziative di beneficenza, come quelli per la vendita delle uova di Pasqua prodotte da Dolci Preziosi o per la “Chiara Ferragni Doll by Trudi”.

Chiara Ferragni - Ansa

Ferragni e i suoi collaboratori saranno chiamati in Procura per dare chiarimenti: «Sono serena perché ho sempre agito in buona fede e sono certa che ciò emergerà dalle indagini in corso. Ho piena fiducia nell'attività della magistratura e con i miei legali mi sono messa subito a disposizione per collaborare e chiarire ogni dettaglio di quanto accaduto nel più breve tempo possibile» ha dichiarato ieri l’influencer. Alessandra Balocco è indagata in quanto responsabile legale dell’azienda, ma nei fatti è in carica – come amministratore delegato e presidente – dall’ottobre del 2022, quando ha ereditato la guida dell’impresa dopo la tragica morte del fratello Alberto, colpito da un fulmine con un amico mentre faceva un giro in mountain bike in Val Chisone.


In serata, l'azienda ha diramato una nota: «Siamo profondamente turbati e certi della nostra buona fede», si legge. «Siamo fortemente dispiaciuti che l'iniziativa sia stata fraintesa da molti - prosegue il comunicato -. Collaboreremo con le autorità, in cui riponiamo piena fiducia, certi che emergerà la nostra asoluta buona fede e continueremo ad impegnarci a creare prodotti di qualità da offrire ai consumatori in Italia e nel mondo, anche per tutelare chi è legato all'azienda, a partire dalle famiglie di chi lavora con noi. E proseguiremo nel fare del bene», conclude la nota della Balocco.

È l’introduzione dell’aggravante della minorata difesa che permette alla Procura di ipotizzare il reato di truffa: per una truffa non aggravata, infatti, sarebbe servita una querela di un consumatore, che ad oggi non è arrivata (al momento invece c'è solo un esposto del Codacons, che non è una persona fisica).

Comunque vada a finire la vicenda, per le imprese di Ferragni le prospettive non sono buone: il danno di immagine è devastante per chi fa un business in cui l’immagine è l’unico “asset” di valore. Per adesso il caso pandoro ha portato alla rottura dell’accordo con Safilo sugli occhiali eail rinvio a data da destinarsi della campagna pubblicitaria già girata con Coca-Cola.