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Il rogo in casa. La tragedia di Como, le urla dei bambini: «Papà... »

Enrica Lattanzi venerdì 20 ottobre 2017

Faycal Haitot in una foto tratta dal suo profilo Facebook.

Como è una città sotto choc, profondamente colpita dalla tragedia familiare che si è consumata ieri all’ultimo piano di una palazzina in località Monte Olimpino. Nell’incendio dell’appartamento, in cui da tre anni viveva una famiglia di origine marocchina, sono morti in pochi minuti un uomo di 49 anni, Faytal Haitot, il figlio maggiore di 11, due bambine di 3 e 7 anni. La quarta figlia, di 5 anni, ricoverata in condizioni gravissime al Buzzi di Milano, è deceduta in serata. La mamma dei bambini, moglie dell’uomo, non era in casa perché ricoverata in una struttura specializzata, dove sta seguendo un percorso terapeutico di sostegno psicologico. L’incendio, doloso, si è sviluppato all’interno dell’abitazione, dove la famiglia, seguita dal nucleo tutela minori dei Servizi sociali del Comune di Como, risiedeva nell’ambito di un progetto di "housing sociale". La casa è stata messa a disposizione dalla "Fondazione Beato G.B. Scalabrini", realtà che offre alloggio a persone in difficoltà. «Apriremo un’inchiesta", ha affermato il procuratore di Como, Nicola Piacente, ma sembrano esserci pochi dubbi sulla dinamica dell’accaduto.

Nell’appartamento i soccorritori hanno rinvenuto una catasta di giornali e materiale infiammabile, da cui il rogo si è propagato. A dare l’allarme sono stati i residenti del condominio. Verso le 8 del mattino una vicina ha sentito i bambini gridare: «Papà...». Era l’urlo disperato, l’ultimo, dei piccoli di fronte alla morte. È diventato in poche ore l’urlo di una comunità che ben conosceva la storia di questa famiglia e adesso si ritrova nelle parole del vescovo, monsignor Oscar Cantoni. «Difficile trovare le parole in queste circostanze – ha affermato –. È una tragedia che, nel dolore, ci unisce come comunità umana. Sono persone che sentiamo come familiari: nella parrocchia avevano trovato un aiuto fondamentale attraverso la fraternità di tanti volontari. Siamo vicini a questa famiglia e a tutti coloro che stanno soffrendo per questa vicenda tanto drammatica».

L’intervento delle squadre di soccorso è stato immediato. Alcuni residenti, sapendo della presenza dei bambini, di propria iniziativa hanno sfondato la porta a palate (procurandosi anche ustioni). «Ma c’era troppo fumo. Poi fiamme ovunque e i calcinacci cominciavano a stancarsi dal soffitto», è stato il drammatico racconto. Le cinque squadre dei Vigili del Fuoco sono riuscite a entrare nell’appartamento attraverso il terrazzo. Ora raccontano di «una situazione difficilissima anche per noi: la scena davanti ai nostri occhi è stata straziante». I componenti erano tutti insieme su un materasso al centro della stanza. L’uomo era già deceduto. Disperati i tentativi di rianimazione dei quattro bambini.

«La famiglia, composta da immigrati con regolare permesso di soggiorno, era nota alla rete di aiuto e sostegno del Centro di Ascolto di Como – spiegano dalla Caritas –. Il papà non aveva un posto di lavoro fisso e da diverso tempo era senza un’occupazione. A questo, va aggiunta la fragilità psicologica della mamma. E i bambini non frequentavano più la scuola».

«Siamo costernati e disorientati – spiega don Tullio Salvetti, parroco di Monte Olimpino –. Conosciamo questa famiglia da sette anni, prima ancora che si trasferissero nella loro attuale abitazione. Il gruppo "San Vincenzo" della nostra comunità li ha sempre seguiti con attenzione, disponibilità e con gran cuore, dal punto di vista materiale (dagli alimenti ai biglietti dell’autobus...) e personale. Ma la situazione era davvero complessa. Probabilmente il papà temeva che potessero allontanare i bambini».

Un timore riportato anche da alcuni amici, che avevano sentito l’uomo esprimere questa preoccupazione. «È stata una tragedia – commenta il sindaco Mario Landriscina -. Siamo vicini alla mamma, che questa mattina siamo andati a trovare. Continueremo a seguirla, garantendole tutto il sostegno necessario. Inoltre l’amministrazione è vicina agli operatori del servizio di tutela dei minori che, con dedizione e professionalità, ogni giorno, seguono nuclei fragili e casi complessi e che oggi si trovano a condividere questa immensa tragedia».