Attualità

La mobilitazione . In piazza contro le disuguaglianze

Matteo Marcelli martedì 11 ottobre 2022

In piazza per la giustizia sociale, la lotta alle disuguaglianze e la speranza di un cambiamento radicale del modello di produzione dominante, unica via percorribile perché sia garantita una pace duratura tra i popoli. L’iniziativa è promossa dalla Rete dei numeri pari, assieme a una galassia eterogenea di associazioni impegnate per il contrasto a ogni forma di marginalità ed esclusione. L’appuntamento è per il prossimo 5 novembre a Roma, dove prenderà forma un percorso nato dal basso, al quale i soggetti aderenti lavorano da tempo in ascolto costante dei territori. Sono oltre 500 le realtà che parteciperanno, tra associazioni, parrocchie, sindacati, presidi antimafia e case di accoglienza. Un passo necessario per evitare che lo scollamento tra le istituzioni e le periferie del Paese (intese non solo in senso geografiche), diventi incolmabile. D’altro canto, come fatto notare da don Luigi Ciotti in un messaggio inviato per la presentazione del progetto (ieri nella sede della Fnsi), «una politica insufficiente nel contrasto alle disuguaglianze» diviene essa stessa «criminogena».

L’iniziativa parte dalla consapevolezza del fallimento di «dieci anni di politiche di austerità che hanno aumentato le disuguaglianze», come ha ricordato il coordinatore della Rete dei numeri pari, Giuseppe De Marzo, che ha puntato il dito contro la totale mancanza di «coprogrammazione» di politiche in grado di dare risposte a questa crisi. Un quadro preoccupante, peggiorato dai due anni di pandemia e dalle conseguenze della guerra in Ucraina.

Ma non si tratta solo di far valere principi di buon senso, perché dalle organizzazioni arrivano proposte concrete: il rafforzamento del reddito di cittadinanza, la riforma del welfare, il salario minimo, ma anche lo stop all’autonomia differenziata che, dicono, «aumenta le disuguaglianze nella fruizione dei diritti». Questo però non è l’unico timore rispetto a possibili modifiche costituzionali: «Qualunque sia il prossimo governo - ha sottolineato infatti il presidente di Salviamo la Costituzione, Gaetano Azzariti - oltre a giurare sulla Costituzione sarebbe il caso che l’attuasse. Siamo contrari all’autonomia e al presidenzialismo, ma non siamo contro le istituzioni e i partiti».

Per Federico Dolce, portavoce per l’Italia di Diem25, «c’è una necessità impellente di una manifestazione che unisca tutte le forze che operano per la giustizia sociale e dia voce a chi è ormai privo di rappresentanza politica. L’esito del voto - ha proseguito - ha reso ancor più evidente questa frattura e gli unici partiti cresciuti nel consenso sono quelli che si sono dichiarati antisistema».
Tra le priorità degli aderenti c’è anche la tutela del lavoro, non solo per «la correlazione tra precarietà e denatalità» evidenziata da Michele Azzola, segretario generale della Cgil Lazio, ma anche perché «nelle prossime settimane corriamo il rischio di avere persone che finiscono sotto la soglia di povertà pur lavorando - come ha ricordato il numero uno della Fiom, Michele De Palma -. E chi sta guadagnando dalla crisi deve pagare di più».
Alla mobilitazione parteciperanno anche diverse associazioni che lavorano per il sostegno ai migranti, come Baobab experience, o di ispirazione femminista, come la Casa internazionale delle donne, entrambi presenti ieri con i propri rappresentanti.